La Leuci venduta all’asta. A sei anni dalla chiusura, un nuovo futuro per l’area

Tempo di lettura: 3 minuti

La Leuci ha un nuovo proprietario, venduta all’asta per 3,6 milioni di euro

Nel gennaio 2014 la chiusura e i licenziamenti. Ora un compratore

LECCO – Base d’asta 3,59 milioni di euro, un’unica offerta per 3,6 milioni di euro: l’ex Leuci è stata venduta e aggiudicata alla Lario Real Estate, una società che fa capo ad una cordata di imprenditori italo-svizzeri che ha acquistato il complesso industriale di via XI Febbraio.

Circa 19,6 mila metri quadrati, quattro edifici principali, due edifici complementari e un magazzino, un’area strategica quella dell’ex Leuci a due passi dal centro storico e vicino al centro commerciale La Meridiana. I progetti dei nuovi proprietari non sono ancora stati svelati ma la vendita rappresenta un tassello importante per la tormentata storia dell’ex fabbrica di lampadine.

Fondata nel 1913, la Leuci aveva chiuso i battenti a fine 2013 dopo un secolo di attività: l’atto conclusivo, a fine gennaio 2014, era stato il licenziamento degli 85 lavoratori dopo l’accordo sulla mobilità.

Diverse si erano susseguite le ipotesi per riportare in vita l’azienda o almeno parte di essa: due aziende del territorio (la Combustion and Energy di Oggiono e la Vita Consulting di Barzanò) si erano fatte avanti interessate ad acquistare 7 mila metri quadri del magazzino materie assorbendo una trentina di lavoratori, ma l’accordo con la vecchia proprietà Relco non è mai stato trovato. Gli stessi ex dipendenti avevano promosso l’innovativo progetto della “Cittadella della Luce”, che puntava a realizzare un polo produttivo all’avanguardia, con l’installazione anche di un centro di ricerca, senza però trovare sponda nel mondo imprenditoriale locale.

Nel 2014, il PGT varato dal Comune ha vincolato l’area ad un uso industriale e produttivo, respingendo la richiesta dell’allora proprietà di un cambio d’uso. In futuro, anche il comitato dei lavoratori proporrà (nell’aprile del 2018) una richiesta di vincolo archeologico-industriale per alcuni edifici dell’ex fabbrica, respinta dal Consiglio Comunale.

Nel frattempo è avvenuto il cambio di proprietà, almeno formale nelle diciture societarie, alla Lago srl ma per l’area, rimasta in disuso, poco è cambiato anzi: i segni del tempo si sono fatti evidenti nelle coperture in amianto che si sgretolavano alle intemperie, con parti di tetto crollate all’interno dei capannone e alcune finite sulla pubblica via.

Così, il 26 giugno del 2017, è stato il sindaco Virginio Brivio a intervenire con un’ordinanza che chiedeva l’immediata bonifica. Solo un anno dopo però, nel giugno del 2018, sono iniziati effettivamente gli interventi di rimozione dell’amianto.

Un altro anno ancora e ancora una volta a giugno, nel 2019, unìulteriore svolta (in negativo): il fallimento della Lario Srl e quindi nuovo stop nelle operazioni di bonifica. Alla Lago subentra quindi nella gestione il curatore fallimentare Andrea Carlucci che ha portato avanti, concludendole, le bonifiche mettendo l’immobile all’asta.

Ora, con l’aggiudicazione di venerdì, la vendita che torna ad accendere un dibattito mai interrotto (se n’è discusso anche in questa campagna elettorale) sul futuro dell’ex Leuci.