Dalla gioia per la nascita dei gemellini alla tristezza dell’isolamento
La coppia racconta i giorni in ospedale: “Un’esperienza surreale, ma tutto il personale è stato magnifico”
LECCO – “Come è diventare genitori durante l’emergenza covid? Difficile e surreale”. Laura e Fabrizio hanno risposto all’unisono. Dal 6 maggio Laura Ghibaudi e Fabrizio Monti sono genitori di due splendidi gemellini, Filippo e Mattia, ma mai avrebbero pensato che il momento più bello della loro vita si potesse trasformare in un’esperienza tanto dura.
Il covid, neanche a dirlo, ha spazzato via con un colpo di spugna tutti i normali progetti che anche la coppia di Lecco ha programmato prima del lieto evento: “Come tutti abbiamo vissuto il lockdown e, anche noi, pensavamo che il problema più grande fosse stare chiusi in casa con tutti i problemi di ordine pratico connessi. Invece ci siamo accorti quanto sia difficile vivere certe situazioni lontani dagli affetti più cari, in solitudine. Sulla carta le norme di sicurezza e distanziamento le sapevamo tutte, poi ci siamo scontrati con la realtà dell’isolamento: una serie di emozioni contrastanti e travolgenti, a partire dall’immensa gioia di diventare genitori alla tristezza di non poterlo condividere con nessuno… nemmeno tra noi due”.
Filippo e Mattia sono stati fatti nascere qualche settimana prima del termine, entrambi stavano bene, ma uno dei due gemellini era un pochino sottopeso perciò, per scrupolo, i medici hanno deciso di tenerlo in osservazione per una ventina di giorni in patologia neonatale.
“Durante questo periodo io e Fabrizio ci siamo visti pochissimo – racconta Laura -. Sono entrata all’ospedale di Lecco e mi hanno messo in isolamento in attesa del tampone. Ci siamo visti un attimo, poco prima di andare in sala operatoria e, anche dopo il parto, ci siamo solo incrociati velocemente. Mattia è stato portato al nido, mentre Filippo, che era più piccolino, in patologia neonatale. Siccome si prospettava una lunga degenza, solo dopo una serie di domande, misurazione della febbre e altre misure di sicurezza, a Fabrizio è stato concesso di entrare al nido e tenere in braccio Mattia per la prima volta dopo 5 giorni dalla nascita”.
“Per 25 giorni la trafila è sempre stata la stessa: domande a cui rispondere, misurazione della febbre, l’igienizzazione delle mani, il tutto solo per entrare in ospedale a lasciare la borsa con gli indumenti puliti e ritirare quelli sporchi, i primi giorni non potevo nemmeno vedere Laura – racconta Fabrizio -. Ho vissuto la nascita di ben sei nipoti e ricordavo un reparto vivo, rumoroso, pieno di gioia… quando sono andato a vedere per la prima volta Filippo e Mattia, invece, mi ha fatto impressione il silenzio. Era tutto surreale, ho realizzato di essere diventato papà solo il 28 maggio quando Laura e i bimbi son stati dimessi”.
In una situazione tanto assurda e imprevedibile il personale del nido e della patologia neonatale dell’ospedale di Lecco sono diventati la loro seconda famiglia: “Stare in ospedale in quel periodo è stato davvero difficile. Più volte mi son sentita sola, soprattutto all’inizio non potevo condividere le emozioni né con Fabrizio né con i miei genitori, basti pensare che in 25 giorni Fabrizio è riuscito a vedere i bimbi 4/5 volte per mezz’ora. Il nostro grazie va ai medici, alle ostetriche, alle infermiere della patologia neonatale e del nido: in quei 25 giorni li ho conosciuti tutti, persone splendide sia professionalmente che umanamente. Ci hanno rassicurato, ci hanno aiutato e supportato psicologicamente: erano l’unico sostegno e ci sono stati tutti vicino. La gente non ci pensa, si dà tutto per scontato, ma alcune sere anche un semplice sorriso o le quattro chiacchiere scambiate con l’addetta alle pulizie sono stati gesti davvero preziosi”.
Il covid ci ha cambiato o tutto tornerà come prima? Solo il tempo potrà dirlo… ma intanto Laura e Fabrizio hanno già cominciato a raccontare ai loro piccoli gemellini il momento “speciale” in cui sono venuti al mondo.