Tantissimi i partecipanti al corteo e alla cerimonia in Piazza Cermenati
L’appello delle istituzioni ai giovani: “Fare vivere la democrazia è il compito più importante del vostro presente”
LECCO – “A 80 anni dalla Liberazione, man mano che ci si allontana nel tempo e i testimoni scompaiono, il compito delle Istituzioni è sempre più impellente: tener viva la memoria di tutti coloro che attraverso la Resistenza, ci donarono la libertà”. E’ l’appello fatto dal sindaco di Lecco Mauro Gattinoni nel suo discorso per il 25 aprile davanti ad una Piazza Cermenati gremita di persone.
In tantissimi questa mattina, venerdì, hanno preso parte alle celebrazioni dell’80esimo anniversario della Liberazione: dopo la Santa Messa in Basilica il corteo di istituzioni e cittadini ha attraversato le vie del centro, fermandosi in Largo Montenero, presso il monumento ai Caduti lecchesi nella lotta per la Liberazione, e poi presso il Municipio dove è stato letto il decreto del 1974 che proclamò la città Medaglia d’Argento al valor militare proprio per la ‘Lotta di Liberazione’.
Il corteo, aperto dal tricolore, portato dai gruppi del Cai Lecco, degli Alpini e degli Scout, e dal corpo musicale “Alessandro Manzoni” Città di Lecco diretto dal maestro Spreafico, si è concluso in Piazza Cermenati dove, dopo l’alzabandiera, si è svolto un momento istituzionale nel quale sono intervenute le autorità della città e del territorio.
Ad aprire i saluti il sindaco Gattinoni che ha ricordato Papa Francesco, venuto a mancare lo scorso 21 aprile: “Pastore, Profeta, Padre l’ha definito ieri sera don Bortolo Uberti, che saluto, nella sua omelia. E oggi, in questo contesto istituzionale e laico, si piega in segno di massimo rispetto anche il cerimoniale della festa civile, ponendo le bandiere a mezz’asta, quasi fosse un inchino nostro, della nostra città, dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero, di fronte un grande uomo di Fede, un grande uomo di Pace. A questo proposito un saluto ai ragazzi lecchesi, tra i tanti, che questa notte sono partiti per Roma per salutare il Santo Padre”.
“L’eredità morale della lotta di Liberazione appartiene a tutti noi, ma quest’oggi abbiamo scelto di coinvolgere alcune associazioni come autentici testimoni” locali” di quel tempo. Oltre ad Anpi – che nuovamente ringrazio in maniera non formale per le tante iniziative che propone a partire dalla posa delle pietre d’inciampo e dei cartelloni illustrativi, passando per le testimonianze nelle scuole insieme alle Associazioni già citate – i nostri porta bandiera sono stati tre gruppi dalla storia importante e dal forte radicamento sul nostro territorio e che idealmente vogliono abbracciare tutta la comunità lecchese anche oltre i confini cittadini: gli Alpini, il Cai Lecco e i gruppi Scout” ha continuato il sindaco.

“Ricordare, fatti, storie, persone, numeri (come stiamo facendo oggi) è un nostro dovere. La consapevolezza storica, in un mondo drogato d’informazione, è oggi una necessità fondamentale per la tenuta di un modello democratico: la Resistenza ci ha insegnato che la democrazia non è mai un punto di arrivo, ma una conquista, quotidiana, nella misura in cui abbiamo l’ardire di meritarla e di farla crescere! Può suonare come la solita retorica di circostanza l’affermare che la conoscenza della storia serva a leggere le sfide contemporanee perché certi fatti possono ripetersi. Ma retorica non è: non lo è oggi, nel 2025, purtroppo. Mi rivolgo in particolar modo a voi giovani, a voi che oggi siete i Lecchesi del 2100, guardatevi intorno. Che cosa vedete? Fuor da ogni retorica come leggete le dinamiche in corso intorno a voi? Così si è espressa Liliana Segre, nostra cittadina onoraria, in una recente intervista: “Se vedo quanto sta succedendo a Gaza o in Ucraina, temo che la mia vita sia stata inutile”. Disarmante”.
Il sindaco ha continuato: “Uno dei più grandi lasciti della Resistenza sono 80 anni di pace, grazie alla costruzione dell’Europa. Pace vera, tra vincitori e vinti. Pace giusta, basata sul rispetto e sul valore di un futuro condiviso. Non una pace “vuota” (come forse oggi intende qualcuno), una pace “qualsiasi”, una pace pro forma che, una esaurito il business della guerra, faccia partire subito il business della ricostruzione. Oggi la nostra Unione, anche sotto la pressione d’incombenze militari internazionali e minacce commerciali a un livello altissimo di crisi, può trovarsi nel punto di svolta per poter assurgere ad autentico soggetto politico. Ecco perché a qualcuno fa paura un’Europa unita: usa il linguaggio “sovversivo” della solidarietà tra Stati vicini e non egoistici principi sovranisti; perché crede, innanzitutto, nella forza “sovversiva” della diplomazia e non nelle armi. Perché, se vuoi la pace, e la storia europea ce lo insegna, i muri li devi abbattere, non costruirli”.
Il sindaco ha ribadito “proprio nei momenti in cui la democrazia sembra imperfetta o pronta a vacillare, è lì che dobbiamo averne più cura. Non lasciamoci tentare dall’apatia del disimpegno (del non voto) o da banalizzazioni: i partigiani combatterono perché ciascuno di noi potesse vivere in un Paese dove una Costituzione garantisce che le opinioni si possano esprimere liberamente, dove la diversità è un valore, dove la legge tutela i deboli. A voi ragazzi, a voi lecchesi del 2100, affidiamo questa eredità. Siate competenti, siate partecipi, siate coraggiosi e siate vigili! Perché far vivere la democrazia è il compito più importante del vostro presente“.

E’ poi toccato al vice presidente della Provincia di Lecco Mattia Micheli intervenire, seguito dal Prefetto di Lecco Sergio Pomponio: “Oggi è la festa di tutti gli italiani – ha detto Micheli – una giornata di riscatto nazionale che richiama la necessità di lavorare al Patto Atlantico, all’insegna della difesa dei valori di libertà e democrazia che ci contraddistinguono”. Quindi un richiamo alle parole di Papa Francesco:”Invochiamo una Pace autentica, nel rispetto delle idee di tutti”.

Il Prefetto Pomponio, richiamando la storia della lotta partigiana, ha parlato dell’eredità del 25 aprile: “Una giornata che continua ad ispirarci da 80 anni e che ci ha lasciato la Libertà e la Costituzione, faro del nostro avvenire. Oggi lo Stato deve lavorare affinché i diritti siano garantiti”.

E sulla necessità di difendere la Costituzione ha concluso gli interventi Enrico Avagnina, presidente di Anpi Lecco: “La lotta per la Liberazione ha creato le basi della nostra Costituzione, oggi purtroppo messa in discussione. Oggi sono in crisi tre pilastri: la partecipazione, il dialogo e l’equilibrio tra i poteri. In un mondo che corre sempre più veloce i tempi della democrazia sembrano obsoleti: siamo di fronte ad una sfida inedita, migliorare le istituzioni democratiche senza snaturarle”. Avagnina ha ricordato anche Giancarla Riva Pessina, partigiana lecchese ed ex presidente di Anpi Lecco, scomparsa lo scorso novembre (leggi qui), volto e voce della Resistenza lecchese.
“La tragicità di oggi ci richiama i nostri doveri costituzionali, in primis quelli richiamati dall’articolo 11 della Costituzione, per affrontare il presente. In questo senso mi sento di ricollegarmi alle parole di Papa Francesco, che più volte ha invocato la necessità di disarmare, non solo le patrie ma anche le menti e le parole. Buon 25 aprile a tutti, viva l’Italia!”.