Lecco ricorda le vittime degli scioperi del 7 marzo. Atto di coraggio contro l’odio

Tempo di lettura: 4 minuti

 

La cerimonia in mattinata in ricordo dei lavoratori delle fabbriche lecchesi arrestati il 7 marzo del 1944

Anpi:  “Ricordare è il nostro respiro quotidiano”. Il sindaco: “Fatti che sono frutto di un odio seminato molto prima. Anche oggi dobbiamo difendere dialogo e democrazia”

LECCO – “Il 7 marzo del 1944, alle ore 10, al suono della sirena, i lavoratori delle fabbriche lecchesi iniziarono lo sciopero generale contro la guerra, per la sconfitta del nazifascismo, per la democrazia. Sfidarono intimidazioni e rappresaglie, soffrirono e morirono per la nostra libertà”.

La scritta del monumento al parco di Corso Matteotti ricorda l’atto di coraggio e il sacrificio degli operai lecchesi che quel giorno, di 77 anni fa, decisero di protestare contro il regime, subendo l’arresto e la deportazione nei lager. Aderendo alla mobilitazione avvenuta nei giorni precedenti a Torino, i lavoratori lecchesi della Badoni, della Bonaiti della File e dell’Arlenico, incrociarono le braccia proclamarono uno sciopero bianco, restando nelle fabbriche senza lavorare.

I repubblichini fecero irruzione nelle aziende, arrestando 35 operai di cui 31 alla sola Bonaiti. Ventisei furono deportati nei campi di concentramento, solo sette di loro fecero ritorno a Lecco.

L’anniversario di quei fatti, anche quest’anno l’Anpi ha promosso una cerimonia di ricordo che si è svolta domenica mattina alla presenza delle istituzioni locali, dei sindacati e delle forze dell’ordine.

 

Ricordare è un dovere, è il nostro respiro quotidiano, se si spezza anche solo per un momento è difficile riprenderlo – ha sottolineato Enrico Avagnina, presidente dell’associazione partigiani di Lecco – Ricordare è un calendario laico e la nostra città ha tre date che la distinguono nella sua identità democratica e antifascista: il 17 ottobre del 1943 con la battaglia di Erna, il 7 marzo del 1944 che ricordiamo oggi, il 12 luglio del 1944 con la strage di Fossoli. In quei giorni, si espressero la resistenza degli operai, dei partigiani, dei cattolici, delle donne”.

Enrico Avagnina, presidente Anpi Lecco

“Queste date – ha aggiunto Avagnina – non siano frasi isolate ma devono essere parte di un discorso articolato per programmare il futuro, per decidere come vorremmo essere”.

Un futuro senza gli errori (e gli orrori) del passato, né odio, come ha esortato il sindaco di Mauro Gattinoni: “Quel 7 marzo è un epilogo tragico. Se andassimo a cercare le cause di questa disfatta allora le troveremmo nella mancanza del dialogo, nell’abolizione della democrazia, nell’esclusione del diverso. Queste sono le radici dei decenni precedenti nei quali era stato sepolto quel seme di odio che ha dato i frutti peggiori. Anche oggi, partendo dalle parole e dai pensieri, dobbiamo sradicare quello che un domani potrebbe essere un fatto, un episodio, che mette a rischio la nostra convivenza civica e la vita delle persone. Non dobbiamo mai sottrarci dal dialogare e dal riconoscerci reciprocamente.

Il sindaco Mauro Gattinoni

“Potremmo scivolare nella strada facile di trovare chi decede, chi comanda a nome di tutti, magari passandoci sopra all’inizio con una battuta che diventa un modo di pensare e poi un’azione che va contro la democrazia e la civiltà – ha aggiunto il sindaco – ma anche contro l’umanità, perché proprio l’umanità ad esser stata tradita in questi fatti”.

“Memoria, dialogo e rispetto devono essere i nostri principi cardine – ha sottolineato il presidente della Provincia, Claudio Usuelli – la memoria, per non commettere gli errori del passato, il dialogo e il rispetto delle idee, affinché si giunga dal confronto ad una visione che sia rispettosa e solidale tra tutte le persone”.

Claudio Usuelli, presidente della Provincia

Dal parco di corso Matteotti, la cerimonia si è trasferita alla lapide di via Castagnera per un omaggio a caduti.

Negli interventi sono state ricordate le figure di Regina Aondio e Pino Galbani che tanto impegno spesero negli incontri nel trasmettere l’eredita storica di questi accadimenti ai giovani delle scuole “che devono continuare ad essere il nostro punto di riferimento – ha spiegato il segretario della Cgil, Diego Riva – i fatti accaduti hanno creato le basi per la nostra Carta costituzionale che, se applicata come scritta dai nostri padri fondatori, resta il punto cardine per affrontare tutti i problemi, anche quelli attuali”.

Diego Riva, segretario Cgil Lecco

GALLERIA FOTOGRAFICA