Un appello accorato per una corsia ciclabile provvisoria sulla SS36 tra Lecco (località Orsa Maggiore) e Abbadia
Damiano Ruffinoni, ciclista amatoriale, chiede uno spazio ciclabile temporaneo sulla SS36 sia in direzione Nord che in direzione Sud per proteggere chi pedala quotidianamente
LECCO – Uno spazio ciclabile provvisorio ricavato dall’attuale sede stradale tra la località Orsa Maggiore e Abbadia Lariana, a garanzia della sicurezza di chi ogni giorno sceglie la bicicletta.
È questa la richiesta di Damiano Ruffinoni, ciclista amatoriale, che ha deciso di scrivere una lettera aperta (di seguito riportata) per lanciare un appello chiaro e accorato agli enti e alle istituzioni.
In attesa dell’avvio dei lavori per la tanto attesa pista ciclabile, già assegnati (vedi articolo) e con una consegna dell’opera prevista per il 2027, Ruffinoni invita a intervenire subito con una soluzione provvisoria, concreta e realizzabile in tempi rapidi, per garantire fin da ora un minimo di sicurezza su un tratto di strada tra i più belli — e più pericolosi — del territorio lecchese.
“Mi chiamo Damiano, sono un ciclista amatoriale e scrivo questa lettera con il cuore, e con le gambe stanche, di chi ogni volta che sceglie di vivere la propria passione per la bicicletta è costretto a confrontarsi, spesso scontrarsi, con una realtà che fa molto poco, quasi niente, per permettermi di godere serenamente e in tranquillità il mio svago.
Mi rivolgo a tutti coloro che non hanno mai provato il “brivido” di pedalare sulle nostre strade, ma che circolando con qualsiasi altro mezzo non possono non rendersi conto che esistiamo anche noi, e vi ricordo che abbiamo tutti gli stessi doveri, e gli stessi diritti di circolare in sicurezza sulle nostre strade.
Mi rivolgo soprattutto a chi ha il potere di fare qualcosa per risolvere questa situazione, perché rimandare e sperare che non succeda una disgrazia è un lusso che non ci possiamo permettere, e soprattutto, se dovesse succedere, non ci si potrà permettere di far finta di niente, di dire che non si poteva fare niente, che è stata una tragedia… è ora di smettere di indignarsi e correre ai ripari dopo, bisogna intervenire prima.
Abbiamo già dati e segnali a sufficienza per capire che bisogna fare qualcosa adesso:
Nel 2023, in Italia, si sono registrati 212 decessi tra i ciclisti a causa di incidenti stradali, con un incremento del 3,4% rispetto all’anno precedente.
La provincia di Milano ha registrato il numero più alto di ciclisti deceduti, con 11 vittime.
Per quanto riguarda la Strada Statale 36, nel tratto tra Lecco e Abbadia Lariana, si sono verificati diversi incidenti che hanno coinvolto ciclisti. Ad esempio, il 19 settembre 2024, un ciclista di 53 anni è stato investito nella galleria Le Betulle, riportando vari traumi . In un altro caso, il 12 agosto 2024, un uomo di 63 anni è stato investito nello stesso tratto, con conseguente trasporto in ospedale in codice giallo.
Questi non sono solo freddi numeri, ognuno di loro era un figlio, forse un padre, un fratello, un marito, un amico… per ognuno di loro ci sono decine di vite rovinate per sempre, compresa quella di chi li ha investiti.
Il tratto di strada che collega Lecco ad Abbadia Lariana lungo la SS36 è uno dei più belli del nostro territorio: affacciato sul lago, abbracciato dalle montagne, un vero gioiello naturale. Ma per chi lo percorre in bici, è anche uno dei più pericolosi.
Ad oggi, non esiste una pista ciclabile che colleghi queste due località e l’unica strada esistente è una superstrada, dove il traffico automobilistico è intenso, lo spazio riservato ai ciclisti è inesistente e ogni pedalata diventa una scommessa, una roulette russa. Non è accettabile che, nel 2025, in una zona così turistica e sportiva, non si sia ancora investito in un’infrastruttura che tuteli la mobilità dolce.
Non parliamo solo di sportivi: una pista ciclabile servirebbe studenti, famiglie, lavoratori, turisti. Creerebbe un collegamento sicuro e sostenibile tra due comuni che distano pochi chilometri ma sono separati da una barriera che non possiamo più permetterci di avere.
Io ho 50 anni, ho iniziato a pedalare quando ne avevo 15, pedalo da 35 anni… e in tutti questi anni ho perso il conto di quanti progetti per realizzare la pista ciclabile che collega Abbadia e Lecco sono stati prima approvati, poi partiti, poi falliti e abbandonati. Adesso l’ultimo in ordine cronologico è legato ai fondi destinati alle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, anche volendo sperare che questa sia davvero la volta buona, nel momento in cui scrivo mancano 18 mesi alle Olimpiadi e sappiamo già che comunque la pista ciclabile non sarà terminata prima del 2027.
Quanti milioni di ciclisti percorreranno ancora questo tratto di strada rischiando la propria vita e scommettendo con la fortuna prima che la ciclabile venga realizzata?
Ora quello che chiedo è di risolvere il problema anche solo in modo provvisorio e temporaneo, ma garantendo così un livello di sicurezza minimo che sarebbe già un traguardo importantissimo:
la mia proposta è di restringere le due corsie delle carreggiate in entrambe le direzioni di 30cm l’una e guadagnare così 60cm di spazio che tutelerebbero molto i ciclisti, si tratta di meno di 3km di strada.
Sarebbe una soluzione veloce ed economica, realizzabile in pochi giorni e con un po’ di vernice gialla, quella comunemente usata durante i cantieri.
Non chiedo molto, pochi centimetri… e un po’ di rispetto.
Questa lettera vuole essere un invito al dialogo, alla progettazione, alla responsabilità. Perché pedalare non deve essere un rischio, ma un diritto.
Con rispetto e speranza”
Damiano Ruffinoni, ciclista per passione