
Oltre dieci anni di lavoro per rimettere a nuovo la casa-barca di Ossuccio, di fronte all’isola Comacina
Riportata alla sua bellezza originaria, è stata restituita alla cittadinanza
LECCO – Dopo un lungo e meticoloso processo di ristrutturazione, restituita alla cittadinanza la Velarca, una casa-barca donata al FAI e restaurata grazie al contributo attivo dell’architetto Francesca Fossati, membro dell’ufficio restauro e conservazione del FAI che è intervenuta in videoconferenza durante la serata organizzata dai soci del Lions Club Lecco Host che hanno ospitato anche Maddalena Medici, capo delegazione del FAI Lecco, e l’architetto Eugenio Guglielmi.
Giovanni Rigamonti, presidente del Lions Club Lecco Host, ha enfatizzato l’importanza di questa serata come occasione per avvicinarsi al FAI e al suo fondamentale impegno nella preservazione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano.
Maddalena Medici ha illustrato come il FAI, che quest’anno celebra il suo 50° anniversario, sia attivamente impegnato nella conservazione del patrimonio culturale. “Oggi, il FAI si prende cura di 72 beni artistici, che non comprendono solo opere e monumenti storici, ma anche luoghi di valore naturalistico, come i vigneti di Viterbo e le fattorie della Valtellina. Il FAI preserva luoghi che raccontano la bellezza e la ricchezza del nostro territorio” ha commentato Maddalena Medici.
Uno dei progetti di maggior rilievo del FAI è il restauro della Velarca, una casa-barca situata ad Ossuccio, di fronte all’isola Comacina. Costruita nel 1959 dallo studio BBPR e donata al FAI nel 2013, la Velarca ha recentemente completato un lungo e meticoloso restauro, che ha richiesto oltre dieci anni di lavoro.
“L’intervento di restauro – ha spiegato Francesca Fossati in videocall – ha coinvolto numerosi esperti, tra cui architetti e restauratori, che hanno riportato la barca alla sua bellezza originaria, preservando anche i dettagli unici che la caratterizzano. La barca, infatti, è stata restaurata con un’attenzione particolare a elementi architettonici distintivi, come le finestre in stile tram di Milano, e la tenda a pipistrello, una delle peculiarità del design dell’imbarcazione”.
Inoltre, Francesca Fossati ha aggiunto: “Il restauro ha comportato interventi significativi anche sullo scafo della barca, che a causa del forte deterioramento non era più recuperabile. La decisione di trasferirla dal suo approdo originario a Ossuccio al Cantiere Ernesto Riva di Maslianico ha permesso di ricostruire lo scafo e le coperture di prua e poppa. Sebbene sia stata sistemata a livello di impiantistica e sicurezza secondo gli standard moderni, ogni dettaglio, dagli arredi agli oggetti d’epoca, è stato recuperato o ricreato per restituirne l’aspetto originario. Oggi la casa-barca grazie all’intervento del FAI è diventata un prezioso museo“.
“La missione del FAI non si limita al solo restauro fisico dei beni, ma mira anche a renderli accessibili e fruibili al pubblico, offrendo così un’opportunità di conoscenza e riflessione sul nostro patrimonio – ha spiegato Francesca Fossati – Ogni iniziativa del FAI, come le Giornate FAI di Primavera, in programma per il 22 e 23 marzo, è pensata per avvicinare il pubblico alla cultura e alla storia dei luoghi restaurati, sensibilizzando così alla loro conservazione e valorizzazione”.
L’architetto Guglielmi ha ricordato che la Velarca, progettata nel 1959 dallo studio milanese BBPR (composto da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers), era concepita da Rogers come un “punto di passaggio tra terra e acqua”.
Infine, Giovanni Rigamonti ha sottolineato come il restauro della Velarca rappresenti un esempio concreto di come il FAI riesca a coniugare passato e presente, tradizione e innovazione, per preservare e raccontare il patrimonio culturale. “Oggi la Velarca non è solo un bene restituito al pubblico, ma anche una testimonianza viva di una storia che merita di essere condivisa e tramandata alle future generazioni” ha concluso Giovanni Rigamonti.