Lo spopolamento delle api: un progetto di ATS per monitorarle

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Insetticidi e cambiamenti climatici mettono a rischio le api che sono sempre meno

Progetto pilota nel lecchese: quattro centraline dalla Brianza alla Valsassina per studiare il fenomeno

LECCO – “Quando le api scompariranno dalla Terra, ci resteranno quattro anno di vita” diceva Einstein nella sua ben nota previsione e purtroppo i segnali sulla salute di questo prezioso insetto non sono così positivi: da tempo si parla della “sindrome da spopolamento degli alveari” ovvero di una diminuzione del numero di api e l’ATS Brianza ha deciso di monitorare la situazione sul nostro territorio, dove l’apicoltura è una tradizione.

Sono infatti ben 19.600 gli alveari nelle province di Monza e Lecco, distribuiti in 1720 apiari di 1300 apicoltori e 130 attività professionistiche.

Dall’inizio di quest’anno sono state avviate quattro centraline situate in altrettanti apiari (nel Monzese, Meratese, Valmadrera e Valsassina) per effettuare dei monitoraggi sull’avvelenamento delle api a causa dei pesticidi.

Le aree delle quattro stazioni di monitoraggio

“Si tratta di una delle tre cause legate allo spopolamento degli alveari, insieme alle patologie – alcune delle quali emerse negli ultimi anni – e ai cambiamenti climatici che creano sofferenza nelle piante e dunque rovinano il pascolo delle api” spiega il dott. Prestini, veterinario di ATS Brianza.

Difficile, se non impossibile, quantificare il numero di api di un alveare che soccombono a causa degli avvelenamenti, ma ci sono altri sintomi che possono essere verificati: “La produzione di miele che è calata negli ultimi anni, in alcuni casi fino al 60% – prosegue il dott. Prestini – meno api significa anche meno impollinazione e quindi minore produzione di frutti”.

Da sinistra il direttore genale di Ats Brianza dott. Scarcella con il dott. Galbiati e il dott. Prestini

L’iniziativa di Ats Brianza, progetto ‘pilota’ in Lombardia e che gode del finanziamento della Regione, si basa sull’analisi degli esemplari morti prelevati all’interno dell’alveare e dei controlli sul polline trasportato dalle api sul quale rimangono delle tracce di veleni. I risultati delle verifiche, compiute dall’istituto zooprofilattico di Brescia sono attesi nei prossimi mesi.

“Gli effetti degli insetticidi non sono solo causa di morte per le api ma anche del loro indebolimento – prosegue il veterinario di ATS – Il polline è infatti il nutrimento delle larve che, intossicate, potrebbero non trasformarsi in api oppure diventare delle api deboli, non in salute”.

Va detto che queste sostanze velenose non sono idrosolubili, quindi non sono presenti nel miele per il quale non ci sono dunque problemi di consumo. “La salute dell’uomo è legata a quella degli animali in quanto sono parte parte della nostra alimentazione – ha ricordato il dott. Carmelo Scarcella direttore generale di Ats Brianza – per questo l’attività di controllo e di studio è di grande importanza”.