Nativi digitali e dipendenza da tecnologia, incontro al Rotary Lecco

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Pietro De Angelis spiega i danni da utilizzo eccessivo della tecnologia

Sottovalutazione del pericolo, dislessia e mancanza di creatività

LECCO – Il Rotary Club Lecco ha ospitato, mercoledì 22 gennaio, Pietro De Angelis per illustrare i danni conseguenti alla dipendenza dalla tecnologia e come evitarli. Pietro De Angelis, ispettore superiore della Polizia Stradale di Lecco, ha spiegato come l’utilizzo eccessivo dei dispositivi tecnologici porti a conseguenze dannose sull’individuo, soprattutto sulle nuove generazioni.

Questi danni riguardano anche la sfera sensoriale. Per spiegare questa tesi il relatore ha introdotto il modello VAK secondo il quale ogni individuo per apprendere utilizza maggiormente un senso rispetto a un altro, per cui un visivo preferirà vedere e osservare, un uditivo preferirà acquisire informazioni attraverso l’ascolto, mentre per il cinestetico apprendimento implicherà un’esperienza fisica. Indipendentemente dalla tipologia di individuo però, tutte le persone utilizzano tutti i sensi. In una persone audiolesa il sistema visivo sarà maggiormente utilizzato, come in una persona dipendente dal web.

Un nativo digitale che trascorre una grande quantità del suo tempo davanti a uno schermo perde la gerarchia dei sensi: ad esempio una persona cresciuta negli anni 70 utilizza tutti i sensi, prima la vista per capire cosa è meritevole di entrare nel suo intimo, dopo l’udito, il tatto e l’olfatto che sono riservati ad una sfera ancora più personale. I giovani di oggi invece sono restii all’udito, questo è il motivo per cui scrivono su whatsapp e cercano di evitare la relazione.

Questi ragazzi crescono in uno stato di ricerca di gratificazione, costruendo una personalità virtuale che viene apprezzata attraverso le interazioni digitali, come i like, se non arrivano queste forme di apprezzamento la frustrazione è enorme.

“I videogiochi sono un altro esempio di dipendenza, infatti la gran parte degli incidenti degli adolescenti – ha spiegato Pietro De Angelis – E’ dovuta ad una sottovalutazione del pericolo data dalla conoscenza di quest’ultimo solo attraverso la simulazione, inoltre questi ragazzi non hanno la percezione della velocità di avvicinamento”.

Il cervello di un nativo digitale cresce in modo differente rispetto ad quello di una persona di un’altra generazione, inoltre in quest’ultimo periodo si è verificato un aumento dei casi di dislessia, in parte dovuta ai sistemi di autocorrezione delle parole sul cellulare e ad una mancanza di creatività dovuta alle regole dei videogiochi dove gli obiettivi sono già prefissati e non bisogna inventarsi dei passatempi come accadeva in altre generazioni.

Cosa fare per evitare queste situazioni? Pietro De Angelis suggerisce di fare volontariato e sport e come hanno sostenuto anche i padri della tecnologia, Steve Jobs e Bill Gates, non lasciar usare ai bambini il cellulare o il tablet fino ad una certa età.