Open Arms, il comandante Gatti racconta a Lecco il dramma delle donne migranti

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Serata sul tema dell’immigrazione con uno sguardo alle donne che migrano

Ne parla Roberto Gatti, comandante della Open Arms

LECCO – Nella serata di mercoledì alla pizzeria Fiore si è svolta l’iniziativa “Miraggi di Vita, partenze di Donne”, un incontro con Open Arms Italia organizzato da Libreria Mascari5, la libreria gestita dalla Cooperativa sociale la Vecchia Quercia, Libera Lecco e Lo Stato dell’Arte.

All’evento hanno collaborato L’Arcobaleno Cooperativa Sociale, Associazione Comunità IL GABBIANO Onlus, Circolo Arci Spazio Condiviso, Comitato Noi Tutti Migranti e Centro Promozione Legalità Lecco.

L’iniziativa, realizzata con il patrocinio del Comune di Lecco è stata inserita all’interno del ciclo di incontri “Stili di Vita”, che da circa tre anni viene sviluppato da Lo Stato dell’Arte e Libreria Mascari5, portando in città racconti e testimonianze dirette di persone che giornalmente grazie al proprio lavoro o impegno volontario contribuiscono alla positiva crescita della propria comunità e della società in generale.

Ospite della serata il comandante Riccardo Gatti di Open Arms che, insieme a Luca Cereda, ha raccontato a un pubblico di circa un centinaio di cittadini le storie che l’equipaggio ha raccolto durante le operazioni di soccorso che vengono giornalmente svolte nel Mar Mediterraneo per portare aiuto a uomini, donne e bambini che si trovano a fuggire dalla propria casa per intraprendere un lungo viaggio attraverso il continente africano e il mare, per cercare di approdare in Europa inseguendo la speranza di un futuro migliore.

Un mosaico di racconti in grado di restituire la nitida e cruda immagine di un peregrinare che si conclude in Italia, fatto di tre faticose tappe : dalla partenza piena di incertezze e speranze verso il pericoloso e violento deserto, ai giorni infiniti passati nel mezzo di un mare che non perdona, fino a, talvolta, il fortunato incontro con i soccorritori.

 

E sull’incontro fra i soccorritori e le figure femminili protagoniste dell’esperienza è stata data durante l’iniziativa grande attenzione: vittime di violenze fisiche e psicologiche di cui poco si parla e alle quali l’equipaggio cerca di portare soccorso e assistenza dal punto di vista medico, psicologico, sociale, umano.

Donne che vivono un problema delicato e urgente : quello dello sfruttamento del corpo femminile, che ancora oggi in ogni contesto cova sotto cenere e che in questi drammatici frangenti con tutta la sua prepotenza esplode.

Durante la serata, oltre ai racconti di Open Arms, anche gli interventi della compagnia Lo Stato dell’Arte, che ha interpretato pezzi narrativi poetici e toccanti, selezionati da quell’accurato lavoro di raccolta di testimonianze che molte associazioni nazionali e internazionali stanno portando avanti: per non dimenticare il vissuto di nessun essere umano, per non sminuirne i sogni, le speranze, il dolore e la sofferenza.

Per condividere anche con chi è fisicamente lontano da queste realtà l’esperienza di coloro che loro malgrado stanno scrivendo un pezzo di storia dell’umanità di cui urge prendere coscienza, su cui da subito bisogna riflettere e interpretare per continuare a essere cittadini attivi e reattivi, solidali e in grado di generare vero e reale cambiamento positivo nella società

Il cortile della pizzeria di via Belfiore si è popolato del dialogo in mezzo al mare fra Ousmane e lo zio Amadou, che guardando l’orizzonte hanno riflettuto su come dando significato profondo alle parole di tutti i giorni un bambino possa facilmente scoprire di essere “futuro”.

Si è illuminato del sorriso di una neonata faticosamente salvata su un barcone oggi una bimba felice cresciuta qui in Italia, con tanti amici e bravissime maestre. Si è riempito dei volti delle donne che in fin di vita dal deserto si sono trascinate sui barconi, faticando persino a reggersi in piedi.

Ha accolto la storia della scelta di Amina, che piuttosto che essere abbandonata sola e vulnerabile nel deserto ha deciso di non vivere più.

“La notte nel deserto è come un manto di stelle che ti avvolge. Gli occhi neri di Amina restano spalancati ad ammirarlo. Il camion riparte, i ragazzi a bordo pregano per Amina, pensando che per lei è finito il tempo della paura”.