Rifugiati ucraini ancora da ricollocare, restano ospiti delle famiglie lecchesi

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Accolti a spese dei privati, i profughi ucraini dovevano essere collocati tramite la Protezione Civile

Fondazione Comunitaria decide di devolvere le ultime risorse a sostegno delle famiglie ospitanti

 

LECCO – Una grande dimostrazione di solidarietà che rischia di essere ‘malpagata’ dai ritardi di un sistema che avrebbe dovuto farsi carico, in tempi decisamente più veloci, dell’accoglienza di chi è fuggito alla guerra: stiamo parlando dell’ospitalità dei profughi ucraini, circa un migliaio quelli che erano giunti in provincia di Lecco nelle settimane seguenti lo scoppio del conflitto.

Diversi di loro avevano trovato alloggio tramite conoscenti, molti altri grazie all’aiuto di privati che avevano messo a disposizione appartamenti, in certi casi la propria abitazione in altri seconde case. Una rete di generosità coordinata da Fondazione Comunitaria per il Lecchese che aveva raccolto fondi (306 mila euro) da destinare all’accoglienza dei rifugiati, con buoni spesa per gli stessi profughi e con somme stanziate per co-partecipare ai costi dell’ospitalità sostenuti da chi si era reso disponibile ad accogliere.

Questa avrebbe dovuto essere una prima risposta, una fase transitoria in attesa dell’intervento statale: a maggio è stato pubblicando il bando della Protezione Civile rivolto agli operatori del terzo settore e nel lecchese sono stati riconosciuti due progetti, della Caritas e del Centro Servizi Volontariato. A giugno avrebbe dovuto iniziare la ricollocazione dei rifugiati (nel frattempo diminuiti, se ne stimano circa 400 persone ora in provincia) attraverso i posti messi a disposizione dalle due associazioni ma solo negli ultimi giorni l’operatività del bando sarebbe stata finalmente ‘sbloccata’.

La ricollocazione, però, potrebbe non dare una risposta immediata agli ucraini ospitati nel lecchese perché prevedrebbe prioritariamente lo spostamento in altre strutture dei rifugiati oggi collocati negli alberghi.

Per questo la Fondazione, insieme al Distretto di Lecco e agli ambiti distrettuali, ha deciso di scrivere una lettera alla Protezione Civile per chiedere di riservare almeno una quota dei posti previsti per ricollocare una parte degli ucraini tuttora ospiti a spese di circa cento famiglie lecchesi.

Allo stesso tempo, la stessa Fondazione devolverà gli ultimi fondi rimanenti (circa 30 mila euro) a sostegno dei costi che stanno sostenendo queste famiglie. Un contributo che non risolverà la situazione, fanno presente dalla Fondazione, ma che potrà alleviare in parte le fatiche economiche di chi si è fatto avanti, con spirito umanitario, di fronte ad una grande tragedia.