Smog e inquinamento: bollino arancione per Lecco

Tempo di lettura: 3 minuti

Pubblicato Mal’aria, il dossier di Legambiente: ecco i dati

Il capoluogo manzoniano è promosso per ciò che riguarda le polveri sottili, ma soffre per l’elevata concentrazione di ozono

LECCO – Anche Lecco soffre di Mal’aria. E’ preoccupante il quadro dipinto da Legambiente in merito ai livello di smog registrati anche nel nostro territorio. Se infatti il capoluogo manzoniano viene “promosso” per ciò che concerne le polveri sottili, altrettanto non si può dire per la concentrazione dell’ozono.

La classifica è stata pubblicata da Legambiente che ha di recente divulgato Mal’aria, il dossier annuale sull’inquinamento atmosferico. Un lavoro certosino reso possibile attraverso la consultazione quotidiana dei dati pubblicati sul sito di Arpa e Regione.

Sotto la lente di ingrandimento di Legambiente, sono finite anche le centraline di rilevamento posizionate in diversi punti della nostra Provincia. Da Lecco a Merate, passando per la Valsassina e l’Oggionese. Il risultato? Un anno da codice arancione.

Statistiche provinciali

Le statistiche di Legambiente parlano a livello provinciale, senza cogliere la peculiarietà tutta lecchese di vedere un capoluogo sostanzialmente più pulito rispetto alla Brianza meratese più vicina ai “veleni” dell’hinterland milanese.

In rosso i giorni totali di superamento delle città in cui si è registrato nel 2018 sia il superamento dei limiti del Pm10 che dell’ozono.

E così, almeno sul fronte delle polveri sottili, le famigerate Pm 10, Lecco si salva. Il che vuol dire che la nostra città non ha superato il numero massimo di 35 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 50 μg/m3. Una buona notizia subito ribaltata però dall’altro dato, quello relativo alla concentrazione dell’ozono.

Qui Lecco non può assolutamente esultare essendo al terzo posto immediatamente dietro a Brescia e Monza. Sono stati ben 88 i giorni in cui in almeno una centralina del capoluogo – stiamo parlando di via Sora – si è superato con almeno una centralina urbana il numero massimo previsto dalla legge.

Ovvero i 25 giorni/anno (come media su 3 anni) con concentrazioni di ozono superiori a 120 μg/m3 come media massima giornaliera calcolata su otto ore.

Il commento di Legambiente su Mal’Aria

Dati che non possono far tirare un sospiro di sollievo. E non sorprende che le parole dei responsabili di Legambiente siano dense di preoccupazione.

“Le misure di limitazione delle emissioni devono diventare una priorità politica e amministrativa – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Nonostante l’esistenza dell’Accordo di programma per il miglioramento della qualità dell’aria del bacino padano, infatti, tuttora si continua a procedere per deroghe. Oggi la sfida per Regione Lombardia deve essere quella di ridurre il tasso di motorizzazione e di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento. È necessario ripensare le città per le persone, non per le auto, con regolamenti che disincentivino l’uso delle automobili, incentivando davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare e prevedendo reti ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani, prendendo esempio dalle maggiori città europee che si muovono in questa direzione già da tempo”.

Capoluoghi di provincia che hanno superato con almeno una centralina urbana l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute; il D.lgs. 155/2010 prevede un numero massimo di 25 giorni/anno (come media su 3 anni) con concentrazioni di Ozono superiori a 120 μg/m3 come media massima giornaliera calcolata su otto ore.

L’esempio di Milano

Legambiente cita l’esempio del capoluogo meneghino: “Come sta avvenendo a Milano, per esempio, una città dove già oggi il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala e l’esperienza dell’Area C ha condotto all’introduzione da quest’anno di una più vasta zona a emissioni limitate (Low Emission Zone) l’area B, con pedaggi per l’ingresso ai veicoli più inquinanti. Per uscire dall’emergenza cronica dello smog occorre che le città redigano PUMS ambiziosi ripensando l’uso di strade, piazze e spazi pubblici, creando ampie “zone 30” e prevedendo nuove aree verdi nei centri urbani”.