Strappata alla mafia, la Pizzeria Fiore resiste e dà lavoro ai giovani

Tempo di lettura: 3 minuti
I giovani al lavoro nella pizzeria Fiore in un'immagine postata sui social

Terzo anno di attività per la Pizzeria Fiore che supera anche il lockdown

Nel locale sequestrato ai Coco Trovato assunti 11 giovani

LECCO – Il 1 aprile del 2017 era stata sfornata la prima pizza ‘della legalità’, tre anni dopo Fiore continua la sua attività in quello che, fino agli anni Novanta, era stato il covo del locale clan della ‘ndrangheta, l’ex pizzeria Wall Street, un nome ripreso dalla celebre operazione anti-mafia nella quale era stato arrestato il boss Franco Coco Trovato.

La pizzeria di via Belfiore ha festeggiato il suo terzo compleanno, ricorrenza passata a serrande abbassate nel periodo di quarantena per l’emergenza virus. “Il 2019 è proseguito bene: come spesso accade per i ristoranti al terzo anno di vita, abbiamo avuto una leggera flessione, ma c’è una clientela fissa, affezionata che è tornata dopo il lockdown, segno che questo luogo, così carico di significati, è un riferimento per molti” ha spiegato Raffaele Mattei relazionando in municipio, insieme a Thomas Emmengger, sull’andamento del locale affidato all’associazione temporanea di scopo costituita da Cooperativa Olinda, Arci Lecco e Auser.

In media 1736 clienti al mese

Nel 2019 si è leggermente ridotto il ricavo netto della pizzeria dai 457 mila euro del 2018 ai 419 mila euro dello scorso anno, la media mensile dei clienti è di 1736 (era 1986 nel 2018). “Segno che la clientela di Lecco e dintorni c’è e continua a frequentare il locale” ha sottolineato l’assessore Simona Piazza dando lettura della relazione annuale della pizzeria.

La diminuzione dei ricavi, ha spiegato l’assessore, è dovuta anche ad un rialzo del costo della materia prima mentre il corso del personale (45% dei costi complessivi) resta alto per garantire percorsi di formazione e inclusione, obiettivo principale del progetto Fiore insieme alla promozione di attività culturali.

Assunti 11 giovani

Undici i giovani assunti dalla cooperativa, di cui sette con storie di migrazione alle spalle, nove quelli residenti sul territorio di Lecco. Sei lavorano tra cucina e pizzeria, cinque in sala.

“Si è consolidato un team di ragazzi che ha imparato il mestiere” ha spiegato Mattei. “Ci sono ragazzi che giungono da situazioni di svantaggio sociale, altri da esperienze lavorative non positive che a Fiore hanno trovato un riscatto” ha spiegato Emmenegger.

Il periodo di chiusura per il Covid non è stato semplice nemmeno per il locale di via Belfiore. “Abbiamo attivato il Fondo di Integrazione Salariale per i lavoratori della cooperativa e anticipato le somme di aprile e maggio – ha proseguito il referente della cooperativa -In questo periodo di chiusura abbiamo progettato le riaperture e pensato come sfruttare al meglio gli spazi esterni, per valorizzarli garantendo il rispetto delle prescrizioni sanitarie, in modo che tutti possano sentirsi sereni e al sicuro”.

Prezzi troppo alti?

Dai consiglieri comunali, un appunto sulla gestione della pizzeria è arrivato da Alberto Negrini: “Se l’obiettivo è quello dell’inclusione e dare lavoro ai giovani, allora sarebbe meglio che non vi fosse un team stabile ma una turnazione per garantire un maggiore risultato. Mi dicono poi che il prezzo sia maggiore di quanto ci si aspetti, seppur utilizzando prodotti di qualità. Il suggerimento è che forse bisognerebbe intervenire su questo. C’è più di un motivo per andare a mangiare da Fiore, non dovrebbero esserci motivi per non andarci”.