Mandello, due croci al valore per il reduce Michele Zucchi

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Classe 1923, sopravvissuto al fronte e alla prigionia

Da prigioniero rifiutò di tornare in Italia a combattere con i fascisti

MANDELLO – Festa a sorpresa e una consegna speciale per il mandellese Michele Zucchi, reduce di guerra, sopravvissuto all’eccidio di Cefalonia e alla prigionia: 70 anni dopo quei drammatici fatti, il mandellese è stato premiato con due croci al valore militare e a settembre riceverà la medaglia d’argento dal presidente della Repubblica.

Merito della nipote Amanda che ha segnalato la storia dell’anziano nonno all’Associazione Nazionale Reduci Superstiti e Famiglie Caduti Divisione Acqui che rappresenta tutti i superstiti dell’eccidio di Cefalonia e Corfù del settembre 1943.

 

Il conferimento è avvenuto lunedì’ pomeriggio nella sala del Consiglio Comunale di Mandello, alla presenza del sindaco Riccardo Fasoli, degli assessori e dei consiglieri di maggioranza e opposizione, oltre che di un folto pubblico e una rappresentanza degli alpini

Al centro Michele Zucchi insieme al sindaco Fasoli, alla nipote Amanda e al vicepresidente Mandarano

“La sua fibra gli ha consentito di superare situazioni terribili, aveva solo 20 anni quando ha affrontato i fatti di Cefalonia, è stato internato in diversi stalag in Europa – ha ricordato Francesco Mandarano, vice presidente sez. Monza e Provincia dell’associazione Divisione Acqui – Ci ha raccontato episodi che la storiografia ufficiale non conosceva ancora, è un testimone lucido di quegli accadimenti”.

Due croci al valore quelle consegnate al mandellese, una per la campagna dal 1940 al 1943 e la seconda per gli anni dal 1943 al 1945 quando, da prigioniero, si rifiutò di tornare in Italia a combattere con i fascisti.


“Vedo quelle immagini tutte le notti, in sogno – ha raccontato Zucchi – ricordo quando ci mettevamo al muro con i fucili puntati contro. ‘Mi spareranno’ pensavo, ma non lo fecero. Il mare però fu la cosa peggiore”. Il mandellese riuscì a salvarsi anche dall’affondamento della nave, carica di soldati italiani deportati, nel Mare Ionio. “Mi salvai perché ero salito ai livelli più alti, sotto coperta era l’inferno”. Fu recuperato da una seconda nave che trasportava altri militari italiani deportati.

Michele Zucchi a sinistra suo figlio Roberto

“Mi fecero prigioniero sette volte” ricorda ancora il mandellese che, dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, venne catturato insieme ai compagni dagli ex alleati tedeschi, deportato in Polonia e poi passato di mano ai russi durante l’avanzata dell’Armata Rossa.

“Medaglie e attestati sono oggetti simbolici, che ci ricordano il sacrificio di persone come Michele, costrette a partire per la guerra – ha sottolineato il sindaco Riccardo Fasoli – Dobbiamo ricordarci di quei fatti e fare in modo che questo non avvenga più in futuro”.