Tre presidi in difesa della sanità pubblica, si parte dall’ospedale di Bellano

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L'ospedale di Bellano

La Cgil vuole riaccendere l’attenzione sulla sanità: presidi davanti agli ospedali lecchesi

“Necessario investire sul personale, basta con il paradigma che per curarti devi rivolgerti al privato”

LECCO / BELLANO / MERATE – Si parte dall’ospedale di Bellano il 10 marzo poi Merate il 17 e si conclude a Lecco il 24 marzo: tre presidi per affermare la difesa del servizio sanitario pubblico e l’assenza di un piano straordinario di assunzioni di medici, infermieri, OSS e personale amministrativo.

Lo fa sapere la Cgil nella sua sigla dedicata al settore pubblico che ha deciso di lanciare una mobilitazione a “difesa del servizio sanitario pubblico – che – in particolare nella nostra regione va rimesso al centro della discussione politica, il rapporto pubblico privato, la carenza di personale”.

“È necessario ristabilire il ruolo centrale della sanità pubblica che non può in nessun caso essere equiparato quello dei privati, la sanita pubblica deve riprendere il proprio ruolo di garanzia sia del governo sia dell’erogazione dei servizi a partire da quelli territoriali – spiega Catello Tramparulo, segretario di FP Cgil Lecco – La sanità privata molto sviluppata e presente nella nostra regione ha certamente un ruolo importante, abbiamo molte strutture eccellenti anche nella nostra provincia, ma il suo ruolo deve restare integrativo e non sostitutivo. Le risorse del PNRR dedicate alla sanità, in particolare a quella territoriale individuano solamente le strutture da attivare (case di comunità. ospedali di comunità. centrali operative), ma non destina nessuna risorsa per il personale necessario per farle funzionare”.

“In questa situazione – aggiunge – se non si individua un chiaro piano straordinario di assunzione di tutti i profili professionali, il privato potrebbe essere l’unica soluzione. Purtroppo questo già accade nei nostri ospedali attraverso l’utilizzo di personale somministrato e in appalto. Le assunzioni non possono essere limitate alla sola sostituzione del personale dimesso per pensionamento, è necessario che le aziende sanitarie dichiarino il reale fabbisogno di personale per affrontare l’enorme carico di prestazioni accumulate anche per causa dell’emergenza pandemica, solo così potrà realmente affrontare l’annoso problema delle liste di attesa”.

 

“Dobbiamo fermare il paradigma che se vuoi curarti devi rivolgerti al privato e pagare la prestazione, anche perché chi non dispone dei mezzi economici resterebbe inevitabilmente escluso dal diritto di cura- conclude – Investire nella prevenzione è l’unica strada per migliorare la condizione di salute dei cittadini ed evitare costi esorbitanti per il futuro”.