Ospedale di Merate, anche i sindaci al presidio: “No al ridimensionamento”

Tempo di lettura: 4 minuti

Lo sciopero promosso dalle organizzazioni sindacali è diventato anche occasione per ribadire che il Mandic non va ridimensionato

Mancanza di personale e scarse progettualità: “Non basta una nuova colonna laparoscopica per dire che si salva l’ospedale di Merate”

MERATE – Denunciare la cronica mancanza di personale e di progetti e chiedere maggiori garanzie e sicurezza per i lavoratori. Sono i motivi alla base del presidio convocato questa mattina, venerdì, davanti all’ingresso dell’ospedale San Leopoldo Mandic.

 

Uno sciopero che a Merate si è inevitabilmente legato con i timori e le preoccupazioni, denunciate dal personale medico e infermieristico in una petizione, che il presidio di via Cerri venga sempre più ridimensionato, diventando di fatto poco appetibile anche per l’utenza. Proprio per questo motivo, questa mattina anche diversi sindaci del Meratese hanno voluto portare il loro saluto ai lavoratori in sciopero esprimendo solidarietà e vicinanza per la situazione ospedaliera.

“Siamo qui per dire no al depauperamento del Mandic” ha detto il sindaco di Calco Stefano Motta, ricordando anche lo scontro istituzionale con Asst e Ats per la questione dei centri vaccinali di prossimità. Presenti alla manifestazione anche i sindaci di Paderno Gianpaolo Torchio, Missaglia Bruno Crippa, Osnago Paolo Brivio, il vice de La Valletta Brianza Peter Sironi, l’assessore Fabio Crippa di Casatenovo. Presenti tutti i consiglieri comunale del gruppo di minoranza Cambia Merate mentre nessuno esponente della maggioranza meratese è stato visto fare capolino al presidio.

Eloquenti gli striscioni affissi all’ingresso e sostenuti da alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle, con scritto: “Basta finte cooperative che sfruttano i lavoratori. Più diritti”. Seguito da un affondo duro verso i vertici Asst: “Via i dirigenti incapaci di nomina politica. Più merito”.

Il sindacalista Usb Francesco Scorzelli ha sottolineato il rischio di una continua privatizzazione dell’ospedale rimarcando il timore che si possa ripetere quanto successo con i vaccini: “Negli ultimi mesi abbiamo perso molto personale e ora corriamo il rischio di perdere anche 25 infermieri. Non possiamo dirci tranquilli per il futuro del Mandic perché abbiamo acquistato una nuova colonna laboroscopica” ha detto riferendosi a quanto detto dal direttore generale Paolo Favini durante la conferenza stampa di lunedì scorso.

Roberta Di Virgilio, delegata sindacale Rsu della Uil Fpl, ha invece voluto evidenziare il gran lavoro svolto dal personale ospedaliero durante l’emergenza Covid: “Adesso siamo noi a chiedervi di non lasciarci solo. Un appello che rivolgiamo a tutti i cittadini e alle istituzioni”.

I sindacalisti hanno poi motivato nel dettaglio le rivendicazioni dello sciopero, a cominciare  dalla carenza di personale, dalle ferie e dagli straordinari non goduti, sottolineando come  molte unità operative vengono chiuse, con la scusa di sopperire alle esigenze della pandemia in atto, ma in realtà per recuperare personale, facendo abuso della mobilità d’urgenza. Tra le mancanze anche quella  di adeguata informazione al personale con turni cambiati con poco preavviso e lavoratori demansionati. Non solo, ma viene sottolineata l’assenza di confronto con la direzione dell’Asst di Lecco, la mancata apertura dell’ufficio stress di lavoro correlato e la non adeguata fornitura e dotazione dei dispositivi di protezione individuale. Tra le rivendicazioni anche quelle relative all’appalto di servizi tipo quello delle pulizie Dusmann.

A destra Roberta Di Virgilio

“Negli ultimi due anni sono tantissimi i professionisti sanitari sia del comparto che della dirigenza che si sono licenziati per andare a lavorare in aziende per migliore incentivo e riconoscimento economico, per la possibilità di fare carriera al fine di vedere valorizzata la propria professionalità” conclude Di Virgilio.