Il Parco di Montevecchia capofila di InTerraced: oltre un milione di euro per recuperare i terrazzamenti

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Nove gli enti coinvolti e un obiettivo comune: “Recuperare l’arte dei muretti a secco e valorizzare un territorio che rischia il degrado”

Presente anche il Parco Monte Barro. Bonifacio: “Ci mettiamo volentieri in gioco puntando sul museo etnografico e sul centro flora autoctona”

Le persone presenti questa mattina a Cascina Butto

MONTEVECCHIA – Sette enti italiani e due svizzeri coinvolti. Tre anni di tempo per realizzare il progetto. Oltre un milione di euro messi a disposizione per la parte italiana e 90 mila franchi per quella svizzera. Sono questi i numeri del progetto progetto InTerraced net, strategie integrate e reti per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio terrazzato transfrotaliero, presentato questa mattina, giovedì, nella sede del Parco di Montevecchia e del Parco del Curone.

Finanziato nell’ambito di Interreg

Il progetto ha ottenuto, come spiegato da Sonia Amelotti, dell’autorità di gestione del programma di cooperazione, il finanziamento nell’ambito di Interreg, fondo europeo di sviluppo regionale Italia Svizzera. Il Parco di Montevecchia e del Parco del Curone svolgerà il compito di coordinatore del progetto, affiancato per la parte svizzera dal Polo Poschiavo.

Sonia Amelotti dell’autorità di gestione del programma di cooperazione interreg Italia Svizzera

Insieme a questi due enti ci saranno l’ente di gestione delle aree protette dell’Ossola, il Cervim, il consorzio Forestale Lario Intelvese, la fondazione Fojanini, il Parco Monte Barro, il Parco Nazionale Val Grande e per la svizzera la fondazione paesaggio Mont Grand.

L’obiettivo è contrastare l’abbandono dei luoghi terrazzati

L’obiettivo è chiaro e comune: contrastare l’abbandono dei luoghi terrazzati per evitare la perdita sia del patrimonio materiale, come gli stessi manufatti e il paesaggio che di quello immateriale, fatto dei saperi, della cultura, delle tradizioni e delle abilità “nascoste” dietro ogni singolo terrazzamento.

Nicolò Mapelli, coordinatore del progetto InTerraced

Lo ha ben esemplificato Niccolò Mapelli, coordinatore del progetto, che ha ricordato come il 7 maggio sia stata firmata la convenzione che ha dato il via ai 3 anni di tempo per concretizzare il progetto. Suddiviso in sei ambiti di lavoro, il progetto partirà dalla mappatura di quello che è già stato fatto dai singoli enti finora (il Parco del Curone si è già attivato in passato su questo fronte grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo) per poi elaborare, attraverso una carta del paesaggio, un piano di azione gestionale per la valorizzazione integrata e sostenibile del paesaggio terrazzato.

Previsti sette interventi emblematici

Da qui si partirà per la realizzazione di 7 interventi emblematici mediante la cooperazione tra il pubblico e il privato. “Questi lavori sono previsti esclusivamente sul territorio italiani perché gli svizzeri non possono fare interventi strutturali”. Il progetto InTerraced vede però cambiata anche la filosofia di base: “Il principio di fondo non è tanto quello di soddisfare bisogni finanziando lavori concreti. Si è cercato di allargare un po’ lo sguardo pensando a individuare una strategia per arrivare al cambiamento atteso facendolo durare nel tempo. Per questo ci siamo interrogati su quale cambiamento produrre, con quali prodotti, con quali azioni e su come produrre queste azioni”. In questa ottica diventa fondamentale puntare su una maggiore attrattività delle zone, potenziandone la fruizione, l’organizzazione delle visite e non da ultimo la formazione e la sensibilizzazione dei diversi attori coinvolti, come agricoltori, artigiani, funzionari, tecnici e amministratori. Solo attraverso un aumento del livello di competenza, si può arrivare ad avere quelle professionalità indispensabili per far vivere e camminare sulle proprie gambe il progetto.

L’arte dei muretti a secco: un patrimonio Unesco

Non è un caso se Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo nonché capofila della parte elvetica, ha voluto parlare di come, l’arte dei muretti a secco sia stata riconosciuta, a partire dal 2018, come patrimonio immateriale Unesco.

Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo

“Non sono luoghi fisici, ma saperi e riti delle comunità di pratica. Un tempo la trasmissione avveniva in famiglia. Poi questa catena si è rotta”. Ed è questo progetto di rialfabetizzazione alla montagna, alle sue tradizioni e ai suoi saperi che ha parlato anche Iva Berasi, direttore dell’Accademia della Montagna, Trentino School of Management.

Iva Berasi, direttore Accademia della Montagna

“La valorizzazione della montagna passa attraverso la sua conoscenza. Anche per i muri a secco è stato così. La scuola trentina della pietra a secco nasce nel 2013 nell’ambito dell’Accademia della montagna per supplire proprio a un vuoto con l’obiettivo di trasmettere saperi e abilità”.

L’esempio virtuoso del Trentino

In poco tempo a Terragnolo è nato un festival “Sassi e non solo” capace di far parlare dell’arte dei muretti a secco perfino in Giappone. “Stiamo chiudendo l’atlante contenente i 3mila km di muretti a secco realizzati. E abbiamo anche istituito il profilo di qualificazione professionale come costruttore esperto nella realizzazione e nel recupero di muri con le pietre a secco. Il tutto grazie alla sinergia tra Provincia, Enaip e associazione artigiani di Trento”.  Un esempio virtuoso a cui InTerraced guarderà sicuramente con molto interesse per prendere riferimenti da rimodulare e adattare alla specifiche realtà degli enti coinvolti.

In prima linea anche il Parco Monte Barro

Tra questi, il Parco Monte Barro di Galbiate ha già ben chiaro in mente quali saranno i punti forte su cui puntare.

Ultimo a destra Federico Bonifacio, del Parco Monte Barro

“Ci mettiamo in gioco con il centro della flora autoctona e il museo etnografico, due splendide realtà presenti nel nostro piccolo parco” ha detto il presidente mettendo in mostra due foto del Monte Barro scattate una nel 1940 e una nel 2010. “Nella prima si vede benissimo come il monte fosse terrazzato. Oggi è invaso dal bosco”.

Presente anche il presidente del Parco Mascheroni

’incontro di stamattina, aperto dal saluto del presidente del Parco Eugenio Mascheroni, ha registrato anche gli interventi del giovane paesaggista Michelangelo Ferri, chiamato a presentare la metodologia del programma Fao Giahs come strumento per censire i paesaggi. Presenti quasi tutti i partner del progetto.

Eugenio Mascheroni, presidente del Parco di Montevecchia e del Curone

Emanuele Bianchi, del consorzio forestale Lario Intelvese, ha parlato del recupero delle aree terrazzate a lago per la produzione dell’olio mentre Cristina Movalli, del Parco nazionale, ha sottolineato la partecipazione per la presenza nel parco, molto selvaggio, di tanti muretti a secco abbandonati, segni di un passato di grande lavoro e sfruttamento di questa terra. Ivano De Negri del parco aree protette Ossola, ha ribadito l’importanza di recuperare un territorio esteso e in fase di degrado.Infine Ivano Fojanini dell’omonima fondazione, ha ricordato come l’agricoltura e i terrazzamenti siano stati abbandonati negli anni 70. “La coltura dell’oliva può essere una fase intermedia tra il bosco e il vigneto. E’ importante iniziare a recuperare i nostri terrazzamenti”.