Il Vigile del Fuoco Sommozzatore Luciano Fascendini va in pensione

Tempo di lettura: 6 minuti
Luciano Fascendini

Dopo 40 anni di onorato servizio il “Fasce” saluta il Corpo

Lettera di commiato ricordando alle giovani leve di “Credere nel lavoro più bello del mondo, il Vigile del Fuoco”

ROBBIATE – Ha avuto per 37 anni la muta come seconda pelle, indossata orgogliosamente per il corpo dei Vigili del Fuoco. Giovedì 1 Aprile, dopo oltre 40 anni di onorato servizio, Luciano Fascendini, classe 1961, andrà in pensione lasciando il ruolo di Coordinatore Nucleo Sommozzatori di Milano che ricopriva da 5 anni.

“Lascio questa grande famiglia con le lacrime agli occhi. La cosa che più mi mancherà saranno i miei ragazzi”.

Dopo aver svolto il servizio militare in forza ai Vigili del Fuoco, nel Maggio 1981 viene congedato. Dopo quell’esperienza (che lo ha visto anche impegnato in Irpinia a dare man forte dopo il terremoto del 23 novembre 1980) Fascendini decide che quella sarebbe stata la sua professione. Partecipa e vince il concorso di ammissione e il 4 Gennaio 1982 diventa Vigile del Fuoco permanente presso l’allora distaccamento di Lecco (diverrà Comando nel 1996).

Luciano Fascendini

Nel 1984 si iscrive al concorso interno per diventare sommozzatore: “E’ stato un corso durissimo – ricorda – .Un corso che mi ha forgiato nel fisico e nella mente”. Fascendini resta a Lecco fino al 1999 poi si trasferisce al Comando di Como, per poi concludere la sua carriera a Milano in qualità di Coordinatore Nucleo Sommozzatori di Milano, ruolo che ricopriva da cinque anni.

“Il Vigile del Fuoco è un lavoro straordinario, farlo da sommozzatore lo è ancor di più – racconta -. E’ una scelta di vita importante che non tutti possono fare, sia per questioni fisiche ma anche, e soprattutto, per predisposizioni mentali. Svolgere interventi di soccorso e andare in aiuto alle persone è sempre un lavoro difficile e delicato, farlo sott’acqua lo è ancor di più, sia per gli altri che per sé stessi. In questo lavoro servono alcuni ‘fondamentali’ tra cui la lucidità e la freddezza, questo non significa non provare sentimenti, ma durante un intervento di soccorso non ci può essere spazio per le emozioni perché potrebbero diventare letali”.

Luciano Fascendini

Preparazione fisica e mentale, lucidità, freddezza, precisione, sicurezza, equilibrio, professionalità, sono tutte prerogative necessarie per poter svolgere al meglio questo lavoro, ma non basta: “A volte ci si trova a lavorare in situazioni che nessuno potrebbe immaginarsi e a quel punto serve qualcosa in più: serve credere – spiega Fascendini -. Credere nel proprio lavoro, nelle proprie competenze, nelle proprie energie, nei propri compagni di squadra senza mai farsi prendere dallo sconforto”.

Difficile per Fascendini riassumere 40 anni di attività, ma di tutti gli interventi effettuati ce ne sono due che gli sono rimasti fortemente impressi: “La tragedia di Lampedusa del 2013: ho ancora davanti agli occhi i corpi privi di vita dei migranti annegati in mare che galleggiavano. E poi una storia semplice, ma per me carica di significato: l’intervento di per sé era semplice e riguardava un cane finito in un canale. Quel cane, che non riuscì a sopravvivere, era di un bambino stravolto dall’accaduto. Gli parlai come farebbe un padre, riuscì ad interrompere quel pianto infinito, ad attenuare il dolore per la perdita del suo amico a quattro zampe e a fargli tornare la voglia di sorridere. A volte le emozioni più grandi te le regalano le piccole cose”.

Sfogliando il libro dei ricordi, Fascendini non dimentica l’intervento dell’estate del 2002 sulle pendici del Monte Rosa: “Avrei immaginato di finire ovunque ma non lì. Eppure ci chiamarono per cercare di svuotare il lago effimero che si era venuto a creare in seguito all’innalzamento delle temperature che causò un rapido scioglimento dei ghiacciai e la formazione di un lago effimero nel ghiacciaio del Belvedere. Questo lago era posto sopra Macugnaga e la valle Anzasca col timore che tutta quell’acqua potesse esondare e travolgere l’intera vallata. Lavorammo parecchio per trovare un sistema di svuotamento; la natura quella volta ci venne in aiuto e il lago pian piano scomparve, ma fu un’esperienza indimenticabile”.

Fascendini è stato anche protagonista di due grandi salvataggi: nel Gennaio del 2013 quando si tuffò nelle gelide acque del lago, davanti a Villa Geno, salvando la vita di un uomo e nel 2015 quando salvò la vita del giovane Michael, allora 15enne, rimasto incastrato in un canale del Naviglio dopo un tuffo restando sott’acqua per oltre 40 minuti. Restò in coma per diverso tempo, poi si risvegliò.

Luciano Fascendini

Per questi due gesti eroici Fascendini ricevette nel primo caso dal Presidente della Repubblica Italiana l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica al Merito, mentre per il secondo intervento venne invitato al Vaticano per un incontro con il Papa. “Due momenti che mi hanno reso orgoglioso come uomo e come Vigile del Fuoco”.

Una vita in perenne movimento e al servizio degli altri quella di Fascendini che in questa lunga parentesi di vita ha trovato anche tempo e modo di impegnarsi politicamente diventando assessore nel suo paese d’adozione Mandello del Lario (Fascendini è nato a Lomazzo) rimanendo in carica (dal 2005 alle dimissioni del marzo 2014) con l’allora sindaco Riccardo Mariani e successivamente ad Abbadia Lariana (dal 2015 al 2019) prima come consigliere con Delega e poi come consigliere e assessore in Comunità Montana con l’allora sindaco Cristina Bartesaghi.

Luciano Fascendini

E ora? “Mi sono promesso che prenderò un periodo sabbatico da dedicare al riposo e a qualche viaggio. Poi vedremo, magari avrò l’opportunità di fare ancora qualcosa nel mio settore come consulente, ma di sicuro vorrò tornare a studiare. Chi si ferma è perduto”. E infatti pinne e muta non le ha di certo appese al chiodo: “In modo diverso ma continuerò a fare immersioni”.

Cos’hai lasciato al Corpo dei Vigili del Fuoco? “Spero di aver lasciato quel profumo di vita che spero potranno cogliere anche le giovani leve”.


La lettera di commiato 

“Non è semplice trovare le parole per un passaggio così importante della propria vita.
Sono passati oltre 40 anni dal momento in cui ho messo piede in una caserma fin dal lontano 1980, anno in cui indossai per la prima volta l’elmo da intervento…
A dir la verità, sono nato in una caserma dei Vigili del Fuoco, in quel di Lomazzo della provincia di Como, come si dice in gergo figlio d’arte.
Ausiliario, permanente e poi la grande svolta… sommozzatore VVF una delle specializzazioni che hanno radici lontane, nel 1952.
Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio corso da sommozzatore persone che mi hanno forgiato e dato un’impronta alla mia vita professionale: Cav. Duilio Marcante padre della subacquea, Prof. Luigi Ferraro Medaglia d’Oro al Valor Militare, Ing. Gino Lo Basso Comandante VVF Napoli e uno dei primi ufficiali sommozzatori Ing. Giorgio Chimenti Comandante VVF Genova e ufficiale sommozzatori, Geom. Vittorio Barilli Istruttore e Direttore dei corsi sommozzatori. Tutti pionieri della subacquea italiana a livello internazionale.
Ho ben impresso nella mia mente, nella mia memoria, questi lunghissimi anni, pieni di lavoro svolti con grande dedizione, passione e professionalità.
Ho sempre creduto nel lavoro che facevo e non mi davo mai per vinto anche nei momenti più difficili e tristi, questo è il messaggio che intendo lanciare in particolare alle nuove leve! Credere nel lavoro più bello del mondo il Vigile del Fuoco.
Mi fa uno strano effetto e mi si stringe il cuore pensare che sono l’ultimo del XII corso sommozzatori che termina la sua carriera, sono orgoglioso di aver fatto parte di questa grande famiglia.
Dal 1 aprile sarò in pensione, questo mie righe che Vi giungono, intendono ringraziare e salutare tutti coloro i quali in questi anni mi hanno affiancato in questo lungo cammino.
Le pinne non le attacco al chiodo, continuerò ad amare la subacquea.
Auguro a tutti Voi buona fortuna.
Luciano