La fiaccolata per la pace illumina Merate: “La guerra non è mai la soluzione”

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In tanti oggi, giovedì, hanno preso parte alla fiaccolata promossa per chiedere pace

Un lungo corteo è partito dalla chiesa di Novate per arrivare in centro città facendo tappa davanti alla chiesa parrocchiale

 

MERATE – Si sono dati appuntamento in chiesa a Novate e poi, con una fiaccola in mano, hanno raggiunto prima la chiesa parrocchiale e poi piazza Prinetti con un mega striscione a rendere manifesto il voler essere responsabili della pace. Merate si è fermata oggi, giovedì, per la manifestazione promossa a poco più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Un appuntamento che ha voluto accendere i riflettori anche sulle tante guerre dimenticate in giro per il mondo e le troppe occasioni in cui il conflitto viene visto come soluzione e non come causa di ulteriori privazioni e sofferenze.

Ad aprire il ciclo di riflessioni don Marco Tenderini, responsabile della Caritas di Lecco che dal pulpito della chiesa di Novate ha voluto lanciare un appello “necessario e urgente” affinché il fragore delle armi lasci spazio alle parole della politica: “Bisogna chiedere a gran voce una tregua e il cessate il fuoco. Purtroppo è come se vivessimo quasi nella rassegnazione della logica del conflitto, come a dire che la pace la si fa con la guerra. Dobbiamo però imparare a rovesciare il detto “Se vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra) e iniziare a dire “Se vis pacem, para pacem” perché la società civile è contraria alla guerra”.

A destra don Marco Tenderini

Don Marco ha evidenziato come troppo spesso i pacifisti siano accusati di non prendere a sufficienza le difese di chi viene aggredito: “ Sgomberiamo il campo: chiedere la pace non è un’alternativa alla condanna dell’aggressore, ma significa portare nel discorso pubblico un’energia contraria alla logica ferale e inevitabile della violenza. Significa permeare con questa energia pacifica le classi dirigenti culturali, politiche ed economiche e assumerci la responsabilità di diventare portavoce di pace”.

Fuori, poi, illuminati dalla luce delle candele, circa trecento persone, tra cui anche sindaci e amministratori di Merate, Osnago, Lomagna, Robbiate e La Valletta Brianza, si sono incamminate verso la chiesa di Sant’Ambrogio percorrendo via De Gasperi.

Poco prima di imboccare la salita di via Bonfanti, alcuni scout del gruppo di Cernusco hanno distribuito degli stracci su cui si potevano scrivere dei pensieri e delle riflessioni sulla guerra, da appendere poi in centro città.

Davanti alla chiesa prepositurale, mentre ormai la sera era scesa, Valeria Marinari ha introdotto due preziose testimonianze: quella di Luca, fondatore di Reaction, associazione nata proprio un anno fa come reazione al terribile conflitto ucraino e quella di Anna, ucraina che è dovuta scappare dalla guerra, ora attiva anche grazie ad alcune mostre fotografiche per sensibilizzare su quanto sta avvenendo nell’est dell’Europa.

Il corteo luminoso si è poi diretto in centro accolto dalle note di alcune canzoni interpretate da due giovani allieve della scuola di musica San Francesco, introdotte da Cristina Mazza, referente di Amnesty International che ha voluto chiamare a parlare Betty, a nome di Emergency. Citando anche Gino Strada, fondatore della onlus umanitaria, la portavoce ha sottolineato come un mondo senza guerra non debba essere un’utopia: “La guerra non è mai una soluzione: la guerra è un problema”.

Parole accorate a cui sono seguite quelle di quattro padri missionari dei Comboniani che hanno voluto allargare lo sguardo sulle guerre dimenticate in ogni angolo del mondo e sull’immane e attuale tragedia dei migranti. “Più che decreto flussi dovremmo chiamarlo decreto naufraghi” hanno detto, manifestando in maniera aperta una dura critica all’operato del governo italiano su questo tema. Anche il sindaco Massimo Panzeri ha preso parola per evidenziare la necessità di non abituarsi alla guerra.

Prima di lasciare spazio alle canzoni finali alcuni esponenti di diverse associazioni che hanno sostenuto, direttamente o indirettamente, l’organizzazione della manifestazione e don Davide Serra, coadiutore dell’oratorio del centro, in prima fila come anche lo scorso anno nell’organizzazione del presidio contro la guerra, hanno voluto dirsi “responsabili” di pace elencato motivazioni e approcci differenti, unite dall’unico e fondamentale denominatore comunale di voler vivere in un momento senza più guerre.

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