La Valletta: l’arcivescovo Delpini in visita a don Giorgio De Capitani

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L’arcivescovo di Milano ha incontrato domenica il sacerdote nella sua abitazione a Perego

Don Giorgio: “Mi ha espresso solidarietà. La sentenza contro di me è stata una “bomba” che ha scatenato anche un’apertura “provvidenziale””

LA VALLETTA BRIANZA – L’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha fatto visita ieri, domenica, a don Giorgio De Capitani, l’ex parroco di Monte condannato lo scorso 11 novembre per diffamazione dal Tribunale di Lecco a seguito di una querela del leader della Lega ed ex-ministro degli Interni Matteo Salvini. Lo ha reso noto lo stesso sacerdote sul suo blog dongiorgio.it con un post eloquentemente intitolato “non tutto il male viene per nuocere”. Don Giorgio ha posto la foto dell’incontro avvenuto nella sua casa a Perego e anche la foto del biglietto con il quale monsignor Delpini annunciava, il 14 novembre scorso, la sua visita. Nella lettera c’era scritto: “Caro don Giorgio, è mio desiderio incontrarti, se possibile. Verrei a trovarti domenica 24 novembre verso le ore 14-14.30 dopo il Consiglio Pastorale che si tiene a Triuggio. Fammi sapere, per favore. Con un caro saluto, Mario Delpini”.

La lettera inviata dal cardinale di Milano a don Giorgio De Capitani

Una visita che don Giorgio ha accolto con piacere, commentando attraverso il suo blog: “Monsignor Delpini è venuto a esprimermi solidarietà. La sentenza di condanna dell’11 novembre scorso, emessa nei miei confronti dal Tribunale di Lecco (giudice monocratico Nora Lisa Passoni), una sentenza pesantissima tanto da “scandalizzare di brutto” tantissime persone che conosco e anche gente che non conosco, è stata una “bomba” che ha scatenato anche un’apertura “provvidenziale” dagli aspetti diversi”.

Una sentenza che si è rivelata “una bomba”

Don Giorgio elenca gli aspetti positivi di questa sentenza: “Dalla mia presa di coscienza che per certe battaglie politiche ed anche ecclesiali non occorre insistere perennemente sullo stesso metodo, ma che a una certo punto si deve cambiare tattica (mi sono già ripromesso di farlo, da subito, senza tuttavia cedere di un millimetro), fino ad assistere, quasi meravigliato, fortemente meravigliato, al risveglio di quella chiesa milanese, che negli anni passati ho combattuto, forse con troppa audacia (…). Ci è voluto una condanna pesante perché succedesse come un miracolo. Prima la telefonata (subito dopo la sentenza) di monsignor Franco Agnesi, con cui il Vicario Generale della Diocesi milanese mi esprimeva sentitamente solidarietà, disposto anche, forse in nome della Curia, di aiutarmi economicamente, vista l’ingente somma che “dovrei” versare a Salvini e allo Stato, e poi, dopo qualche giorno  (14 novembre) lo stesso arcivescovo di Milano, Mario Delpini, scriveva di suo pugno un biglietto”.

L’interpretazione di don Giorgio

Don Giorgio dà quindi la sua interpretazione di quanto è accaduto. “Nei giorni precedenti l’incontro, mi ero posto diverse domande sul perché della visita così inaspettata dell’arcivescovo a casa mia, in località Perego. Una cosa era sicura: tutto è successo, subito dopo quella “maledetta” e “benedetta” sentenza giudiziaria per la querela di Matteo Salvini nei miei riguardi. Prima ma che mi arrivasse il biglietto dell’arcivescovo (ci ha messo 6 giorni di tempo!), avevo realizzato un video, in cui, dopo l’incontro di Salvini-Ruini e dopo l’invito da parte del leader leghista per un altro incontro al cardinale di Bologna Matteo Zuppi, con il proposito di allargare i colloqui ad altre autorità ecclesiastiche, ebbene, in quel video, dopo aver stigmatizzato il colloquio tra l’altro privatissimo tra Salvini e Ruini, avevo posto qualche domanda alla Curia milanese: quale sarebbe stata la sua scelta? Accettare l’incontro con Salvini oppure rifiutarlo?”. Don Giorgio conclude: “Ecco la risposta immediata dell’arcivescovo, che ha espresso esplicitamente con una visita personale la sua solidarietà nei miei riguardi. Non è difficile vedervi una scelta esplicita della Curia milanese, che ha preferito solidarizzare con un prete anti-salviniano nell’anima e nel corpo. Questa è la realtà dei fatti. Certo, si può discutere sulle mie supposizioni, ma è veramente difficile confutarle”.