“Le parole sono importanti”: tre incontri sul fenomeno dei discorsi d’odio

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La violenza verbale impazza soprattutto sui social: al via un ciclo di incontri per conoscere e contrastare il fenomeno

Docenti, ricercatori e studiosi si confronteranno, in tre incontri, su un fenomeno in crescita come quello dei discorsi d’odio

OSNAGO – Si intitola eloquentemente “Le parole sono importanti” ed è il ciclo di incontri, promosso da Amnesty gruppo Merate, Arci La LoCo Osnago, Dietrolalavagna Merate e Progetto Osnago (con il patrocinio dei Comuni di Cernusco, Merate e Osnago),  per comprendere meglio il fenomeno dei discorsi d’odio e imparare a contrastarlo.

Si comincia lunedì 22 febbraio con l’incontro che vedrà protagonista Federico Faloppa: il docente di Storia della lingua italiana e Sociolinguistica presso l’Università di Reading in Gran Bretagna parlerà di come il diritto di critica a volte venga declinato con un linguaggio ostile tenendo una conferenza dal titolo “Dalla libertà di espressione alla violenza verbale: quando la critica diventa odio”. Giovedì 4 marzo spazio invece a Rosy Russo (ParoleOstili), Marco Gui (Benessere Digitale) e Rosy Grassi (psicologa), a cui spetterà sviscerare il tema “Educare alla comunicazione non ostile: esperienze a confronto”. Infine, venerdì 19 marzo, Francesca Liccardo e Martina Chichi (Amnesty International) parleranno della “responsabilità dei singoli e della collettività nel contrasto ai discorsi d’odio: gli strumenti possibili”.

Gli incontri si svolgeranno online e saranno trasmessi in streaming dalle 21 sulle pagine Facebook di Progetto Osnago, Dietro la lavagna, Arci LaLoco, Amnesty Merate. Prima e durante la diretta Facebook sarà possibile porre domande ai relatori, scrivendo una mail a gr126@amnesty.it

Spiegano gli organizzatori: “Sempre più spesso assistiamo alla degenerazione del discorso pubblico in insulti e attacchi personali, fino all’incitamento al rifiuto dell’altro e alla violenza. I social favoriscono questi comportamenti, sottraendo le persone alla responsabilità delle proprie parole e alle conseguenze che esse provocano sulle persone vittime d’odio, sul clima sociale e sul tono delle discussioni. Ma anche la stampa, i talk show, i discorsi politici contribuiscono a modalità di comunicazione aggressive e denigratorie, utilizzando lo stereotipo e le generalizzazioni per stigmatizzare ogni possibilità di riconoscimento e discussione delle ragioni altrui”.

Quattro gli interrogativi che stanno alla base di questo ciclo di incontri su quello che, in inglese, viene chiamato l’Hate Speech: “Il primo. Quali sono le modalità proprie del discorso d’odio? Quando e come la legittima critica delle posizioni altrui si trasforma in una forma di violenza verbale? Perché la violenza verbale è dannosa e va rifiutata come modalità antidemocratica? Il secondo. Quali modalità concrete possiamo adottare come individui e come collettività per contrapporci ai discorsi d’odio nel mondo reale e in quello virtuale? Il terzo. Come educarci ed educare al valore delle parole e al loro uso nel discorso pubblico? Il quarto. La libertà di espressione è sempre legittima? E’ giusto che i discorsi d’odio vengano rimossi?”