Merate: anche il liceo Agnesi dice no alla Dad. Lettera a Fontana e Azzolina e sabato manifestazione

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Anche il liceo Agnesi scende in campo per chiedere un ritorno a scuola in  presenza

Pronta una lettera da inviare al ministro Azzolina e al presidente della Regione. Gli studenti si stanno organizzando per manifestare sabato in piazza Prinetti

MERATE – Anche studenti, docenti e genitori del liceo Agnesi di Merate dicono no alla Dad, la didattica a distanza. E lo fanno sia con una raccolta firme, inviata al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che con una manifestazione in programma sabato mattina in piazza Prinetti.

Dopo aver già preso posizione alcuni mesi fa per chiedere il ritorno della didattica in presenza, e aver seguito per una mattinata, lo scorso novembre, le lezioni a distanza fuori dai cancelli della scuola (l’iniziativa aveva visto protagonisti gli studenti di una quinta), docenti e studenti del liceo di via dei Lodovichi tornano a chiedere più attenzione per il mondo della scuola.

Un sacrificio per gli adolescenti che sta superando i benefici

“Riconosciamo la gravità del prolungarsi dell’emergenza sanitaria e l’esigenza di contenere il contagio per tutelare il funzionamento del sistema sanitario, e quindi la cura dei malati – si legge nella lettera – . Riteniamo tuttavia il sacrificio richiesto ai nostri adolescenti stia superando i benefici cercati per la collettività. Come insegnanti e genitori esprimiamo infatti grande preoccupazione per le ricadute psicologiche del confinamento e della didattica a distanza: demotivazione, ritiro sociale, depressione, impoverimento dell’apprendimento, problemi associati all’alimentazione, al sonno, alla mancanza di esercizio fisico sono tutti effetti di una scelta che ricade unicamente solo sulla fascia di età delle scuole superiori”.

Una condizione di isolamento

Considerazioni a cui si aggiungono quelle degli studenti: “Esprimiamo la fatica di una condizione di isolamento che ci priva della libertà di discutere, di incontrare i nostri compagni e insegnanti, di condividere ricerche e scoperte, di praticare sport, di frequentare corsi e laboratori. Come genitori, non condividiamo la scelta di dover nuovamente sacrificare la frequenza scolastica in presenza dei nostri figli, senza la possibilità di un confronto su soluzioni intermedie che tutelino maggiormente il diritto all’istruzione e alla salute mentale degli adolescenti, ad esempio permettendo il ritorno a scuola delle classi del biennio, costituite da ragazzi nell’età dell’obbligo e a maggior rischio di dispersione, che riducano la didattica frontale e le ore da trascorrere davanti al pc. Non ultimo si vuole sottolineare come la situazione creatasi con la DaD abbia accentuato il divario fra gli studenti più abbienti e coloro che invece provengono da realtà disagiate. Riteniamo invece che la scuola debba distinguersi quale luogo di inclusione e pari opportunità per tutti”.

Già numerose firme

La lettera ha già incassato il favore di un’ottantina  di persone (soprattutto docenti e genitori, anche perchè sono stati esclusi gli studenti minorenni) ed è stata inoltrata anche ad altre scuole della provincia per poi inviarla in Regione. Si aggiunge ad altre  iniziative sul tema, come quella che ha visto l

La richiesta è semplice ovvero dire no alla scelta di proseguire la didattica a distanza per le scuole superiori fino al 25 gennaio prossimo. “Ci sembra, infatti, che già dal febbraio 2020, quando per la prima volta è stata sperimentata la didattica a distanza, il mondo della scuola abbia risposto in modo estremamente attivo e responsabile alle richieste del governo e della Regione, condividendo e diffondendo l’importanza del rispetto delle norme e sostenendo gli studenti nel percorso scolastico a distanza. Allo stesso modo durante l’estate e nei primi mesi autunnali le scuole hanno lavorato con impegno per garantire il ritorno degli alunni in una situazione di sicurezza”.

“Le scuole sono sicure, il nodo sono i trasporti”

Una questione, quella della sicurezza, su cui fanno leva studenti, docenti e genitori: “Non condividiamo che in nome della sicurezza si chiudano scuole sicure, non provvedendo adeguatamente alla logistica che tuteli i ragazzi nel trasporto verso gli istituti, e al contrario si permetta l’affollamento di luoghi con minori possibilità di controllo, e quindi potenzialmente più insicuri, come supermercati, negozi e centri commerciali. Riteniamo inoltre estremamente scorretta la scelta di comunicare le decisioni di rinvio all’ultimo momento, come se tutto lo sforzo di preparazione dei dirigenti, dei docenti e degli altri interlocutori coinvolti nei tavoli di lavoro, e soprattutto le aspettative dei ragazzi e delle ragazze, non avessero alcun valore”.

L’urgenza di tornare in classe

Critiche in particolare modo alla Regione che “non ha mai rivolto una parola di considerazione al mondo della scuola e degli adolescenti: ci chiediamo se si è consapevoli di quale rapporto con il mondo della politica e delle istituzioni questa modalità decisionale impositiva e disattenta stia veicolando nelle nuove generazioni. Da più voci viene ormai richiamata la centralità della relazione interpersonale nella didattica: relazione tra alunno e insegnante, e tra gli insegnanti e tra gli studenti. Tutti i docenti hanno potuto misurare le possibilità ma anche i limiti di una didattica a distanza in relazione all’efficacia dell’apprendimento. Da più voci medici, psicologi, pedagogisti richiamano l’urgenza di un ritorno alla vita scolastica come spazio sicuro anche in questa situazione di emergenza. Confidiamo perciò che quanto stabilito dall’Ordinanza regionale per le scuole superiori venga al più presto rivisto e sia permesso riconsiderare, almeno a livello territoriale, la possibilità di un ritorno a scuola”.