Merate, dal Prefetto medaglia d’onore per Romano Bonfanti, deportato nei lager nazisti

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La cerimonia di premiazione si è tenuta questa mattina, venerdì, in Municipio

Aveva solo 21 anni quando venne arrestato, caricato su un carro e spedito in un lager in Germania: “Non ci ha mai parlato di quegli anni”

MERATE – “E’ importante ricordare queste storie perché queste testimonianze non vanno dimenticate e fanno tramandate ai più giovani per evitare che succedano di nuovo”. Con queste parole il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa ha consegnato la medaglia d’onore alla memoria di Romano Bonfanti, classe 1923, deportato nel 1944 in Germania, nel campo di concentramento di Hannover.

La cerimonia si è tenuta questa mattina, venerdì, nella sala consiliare di Palazzo Tettamanti alla presenza del sindaco Massimo Panzeri e dei familiari di Bonfanti, a partire dal figlio Pierluigi, titolare fino a poco tempo fa di uno studio fotografico in città, presente con la moglie, i figli e i parenti tutti.
Un riconoscimento prezioso, concesso con decreto del presidente della Repubblica e riservato alla memoria di 41 cittadini della Provincia di Lecco, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economica di guerra. Le normative anti Covid hanno optato per l’organizzazione di cerimonie specifiche per il conferimento di questa onorificenza che ha permesso di scoprire e rendere nota una storia personale capace di diventare testimonianza collettiva.

“Mio padre prestava servizio come militare a Varese durante il secondo conflitto mondiale – ha spiegato, emozionato e commosso, il figlio Pierluigi questa mattina durante la cerimonia – . L’8 settembre del 1943, giorno dell’armistizio, decise di scappare per tornare a casa a Mondonico. Si diede alla macchia nascondendosi per mesi nei boschi del monte di Brianza, aiutato per i rifornimenti alimentari. Qualcuno però segnalò la situazione ai carabinieri di Brivio che bussarono alla porta di casa arrestando mio nonno e mio zio Giovanni. A quel punto mio padre si costituì e venne portato a Como, da lì alla Bicocca e spedito ad Hannover in un campo di concentramento per detenuti politici e militari”.

Romano con la moglie Luigia, scomparsa pochi mesi fa

 

Venne liberato dagli alleati il 6 aprile e arrivò a Verona il 24 agosto, dove ricevette soldi e vestiti per poter tornare a casa. “Purtroppo ha dovuto convivere fino alla fine con la malattia, la tbc, contratta nel lager. La sua vita tornato a casa fu un continuo dentro e fuori dagli ospedali, dove conobbe mia madre Luigia, infermiera, e si sposarono”. Nel 1974 quando il figlio aveva solo 13 anni la morte: “Non parlava mai degli anni trascorsi come deportato in Germania. Abbiamo ricostruito tutto dopo grazie ai documenti che abbiamo ricostruito negli archivi”.

Una storia che ancora oggi mette i brividi e che ha commosso tutte le persone presenti alla cerimonia: “Ricordatevi sempre quello che ha vissuto vostro nonno” il monito del prefetto ai nipoti Simone e Chiara (la terza nipote, Federica, è attualmente in Belgio) che ha rimarcato l’importanza che la storia diventi davvero maestra di vita.

 

Sempre questa mattina il Prefetto si è recato in Comune a Robbiate per conferire una medaglia d’onore ai familiari di Lino Comi, nato a Perego nel 1924.

Non solo. Nell’agenda del Prefetto sono state inserite anche la visita alla caserma dei Vigili del Fuoco in via degli Alpini e alla Compagnia dei carabinieri di Merate, guidata dal capitano Domenico Cerminara.