Merate. Gli alpini ricordano Nikolajewka e guardano all’oggi: “Restare uniti contro il virus”

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Ieri sera, venerdì, a Merate la commemorazione della battaglia di Nikolajewka promossa dalla sezione alpini di Lecco

“Come quei ragazzi dobbiamo unire le forze per tornare a baita e riprenderci la vita di sempre”

 

MERATE – “Come i ragazzi di Nikolajewka hanno cercato di uscire dalla sacca per tornare a baita, così anche noi oggi dovremmo unire le nostre forze per riprendere la vita di sempre, lontani dal brutto incubo della pandemia per tornare quindi ad abbracciarci”. Sono le parole accorate e sincere pronunciate ieri sera, venerdì, dal capogruppo degli alpini di Merate Claudio Ripamonti accogliendo le tante penne nere che, nei limiti delle disposizioni anti Covid, hanno partecipato alla messa in ricordo della battaglia di Nikolajewka celebrata nella chiesa parrocchiale di Merate.

Claudio Ripamonti
Il capogruppo Claudio Ripamonti

La cerimonia di commemorazione si è aperta in piazza degli Eroi intorno alle 20.30 con l’omaggio ai caduti davanti al monumento. Presenti, causa restrizioni Covid, solo alcuni dei rappresentanti della sezione degli alpini di Lecco, guidata dal presidente Marco Magni, il comandante della stazione dei carabinieri di Merate Edonio Pecoraro e il sindaco Massimo Panzeri, pronti a ricordare il sacrificio di tantissimi giovani, morti sul campo di battaglia in Russia con le note della tromba suonata da Andrea Arlati della banda musicale di Merate.

L’omaggio ai caduti

Era il 26 gennaio del 1943, quando dopo una marcia lunga 200 chilometri a 45 gradi sotto zero, gli alpini della Tridentina, insieme ad altri nuclei, si trovarono completamente circondati dall’esercito nemico. Dopo una giornata di lotta, riuscirono a rompere l’accerchiamento, ma il prezzo pagato in termini di vite fu altissimo con 13mila sopravvissuti su 61mila combattenti.

“A fine conflitto non venne data grande enfasi alla ricorrenza di Nikolajewka, ma poi grazie anche agli alpini, si iniziò a ricordare ogni anno il sacrificio di molti fratelli caduti esprimendo anche il rifiuto delle guerre” ha evidenziato Ripamonti a inizio messa. Parole rimarcate anche dal prevosto, don Luigi Peraboni, nella predica della celebrazione religiosa allietata dai canti del coro Stelutis: “Penso che oggi sia importante riscoprire due parole: resistenza e resa. Nella vita le cose non vanno sempre via lisce come olio: per questo dobbiamo essere capaci di resistere di fronte alle difficoltà e alla fatiche della vita senza lasciarsi andare ad atteggiamenti disfattisti”.

Altrettanto importante è però, anche se parrebbe di segno opposto, la resa perché “tante volte non basta la nostra volontà, perché esiste un limite, un termine, una fine in tutto. Ma questa resa, vissuta in una prospettiva di fede, è un abbandono fiducioso nelle mani di Dio, è scoprire che siamo limitati e non possiamo fare tutto”. Da qui la conclusione del prevosto: “Nell’affrontare le nostre situazioni quotidiani dobbiamo imparare entrambi gli atteggiamenti, sia quello della resistenza che quello della resa”.

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