“Non esistono cattivi ragazzi”: successo per l’incontro con don Burgio e Daniel Zaccaro

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Il bullo diventato educatore e il cappellano del carcere minorile Beccaria ospiti a Merate

Testimonianze dirette e sincere che hanno colto nel segno, coinvolgendo il numeroso pubblico presente in Auditorium

MERATE – “Nessuno nasce cattivo. La cattiveria viene usata dagli adolescenti per nascondere fragilità e debolezze. Di fatto, è un’invocazione di aiuto: c’è chi si chiude in camera e chi si butta in strada vivendo nel gruppo”. Con queste parole don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kayros, è entrato subito nel vivo venerdì sera dell’incontro “Non esistono cattivi ragazzi”, promosso dall’amministrazione comunale insieme alla Pastorale giovanile della parrocchia di Merate, Piazza L’idea, l’ambito distrettuale di Merate e la cooperativa La grande casa nell’ambito del progetto Drop -in.

A introdurre gli ospiti l’assessore al Welfare Franca Maggioni, insieme al coadiutore dell’oratorio don Davide Serra e all’educatore Mattia Sacheli di Piazza L’idea, portando i saluti del sindaco Massimo Panzeri e del presidente dell’ambito Paolo Brivio, assenti per precedenti impegni.

Sul palco, di fronte a un pubblico numeroso, formato in larga parte da giovani, don Claudio Burgio, cappellano al Beccaria di Milano e Daniel Zaccaro, ex bullo diventato ora educatore, dopo essere passato dall’esperienza del carcere e aver conosciuto, proprio dietro le sbarre, don Claudio e la sua comunità. “Sono nato a Quarto Oggiaro, alla periferia di Milano, in un contesto difficile – ha raccontato Daniel rispondendo alle domande di Davide Tagliabue -. Ero bravo a scuola, e questo sembrava bastare perché per tanti genitori conta il risultato. Ho iniziato con dei piccoli reati, poi uno più grosso che è valso il carcere”. E da qui l’incontro con don Claudio: “Si vedeva che lui godeva del tempo con i ragazzi. I ragazzi lo percepiscono e anch’io lo percepivo”.

Daniel ha poi potuto sperimentare direttamente l’esperienza di Kayros, centro educativo residenziale in cui viene accolta una cinquantina di adolescenti permettendo loro di svolgere una vita comune intensa. “E’ soprattutto una possibilità di incontro e di ascolto, costruendo un progetto educativo insieme al ragazzo che gli permetta di trovare uno stile di vita giusto, di diventare libero e pensante” ha spiegato don Claudio con tono fermo e pacato, ponendo l’accento sull’importanza, nel rapporto con i giovani, di essere dei testimoni credibili capaci di condividere anche un linguaggio, quello della musica, usato di frequente dai giovani. “Ascoltando le canzoni di Baby Gang e Simba la Ru abbiamo avuto possibilità di entrare nelle loro vite e nel loro vissuto emotivo e nelle loro esperienze. Conoscere questa musica è sporcarsi le mani e mettersi lì e capirli”.

 

Diverse anche le domande poste dal pubblico ai due relatori che si sono fermati anche a incontro ormai concluso a parlare con i ragazzi e gli adulti presenti, confermando l’importanza del dialogo e della relazione come primo antidoto contro l’emarginazione e la violenza.