Nuovo ponte sull’Adda al posto del San Michele. Usuelli: “Ragioniamo senza campanilismi”

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Ponte di Paderno
Il ponte di Paderno

Calusco e Paderno hanno visioni opposte sulla collocazione del nuovo ponte sull’Adda

Regione e Rfi, insieme alle Province, stanno analizzando lo studio del traffico per arrivare a una scelta ponderata

PADERNO – “E’ da due mesi ormai che svolgiamo riunioni con cadenza quindicinale con Regione e Rfi sul nuovo ponte a scavalco sull’Adda che dovrà sostituire il San Michele. Se vogliamo presentare anche noi un ordine del giorno come ha fatto la provincia di Bergamo? Ognuno faccia come vuole, ma allo spettacolo ho sempre preferito il lavoro”. Non le manda certo a dire il presidente della Provincia di Lecco Claudio Usuelli, impegnato in prima fila, insieme ai tecnici di Villa Locatelli, per trovare la collocazione migliore dove posizionare il ponte chiamato a rilevare l’eredità del San Michele.

Come noto, l’infrastruttura realizzata da Roethlisberg ha gli anni contati visto che, nonostante l’importante lavoro di riqualificazione effettuato dopo l’improvvisa chiusura del settembre 2018 (che ne ha comportato la chiusura per due anni), i tecnici di Rfi, proprietario del manufatto, hanno stimato in 10 anni il tempo residuale di vita.

Dotato di un doppio piano, uno relativo alla circolazione ferroviaria della linea Bergamo – Carnate – Milano e l’altro viario, con il transito disciplinato a senso unico alternato e il divieto per i mezzi con portata superiore alle 3,5 tonnellate, il San Michele è già adesso sottoposto a un ulteriore limitazione di utilizzo che prevede il doppio stop alle auto (ferme quindi ai semafori sia a Calusco che a Paderno) quando transita un treno. I motivi? Le troppe sollecitazioni e vibrazioni a cui sarebbe sottoposto in caso di traffico simultaneo, accorciandone ulteriormente la vita residuale.

Condizioni che hanno reso evidente, con impegni in tal senso già pronunciati da ministri e assessori regionali in occasione della riapertura al traffico veicolare (novembre 2019) e ferroviario (settembre 2020), la necessità di trovare un sostituto. Rfi ha fin da subito chiarito che non si potrà realizzare, così come fatto alla fine dell’Ottocento, un ponte doppio, ma bisognerà costruire una coppia di ponti, ferroviario e stradale, ipotizzando tre scenari: a nord, a sud o a scavalco dell’attuale.

E se su quello ferroviario, l’accordo è stato praticamente raggiunto subito data la volontà condivisa di mantenere attive le stazioni di Calusco e Paderno (con un tracciato del ponte che non dovrà allontanarsi troppo dall’attuale), è su quello viario che si è aperto lo scontro tra la sponda bergamasca e quella lecchese. Calusco non ha mai nascosto di voler tenere il ponte vicino all’attuale, mettendo sul piatto della bilancia quanto già realizzato, con la bretella a Sud, per connettere in maniera più funzionale il traffico, anche pesante, che il nuovo ponte porterà con sé. Paderno, preoccupato dalla mole di auto, moto e camion che potrebbero riversarsi sul paese e su quelli limitrofi dotati di strade strette con un nuovo ponte, ha invece chiesto e ottenuto che qualunque scelta venga effettuata dopo aver ragionato su uno studio del traffico ad ampio respiro.

La palla è così passata alle Province, competenti in tema di viabilità e “proprietarie” delle strade che transitano sul ponte. I due enti, insieme con Regione e Rfi, stanno ragionando intorno alla collocazione più idonea per il nuovo San Michele. Qualche settimane fa da Bergamo, con un ordine del giorno presentato dal consigliere Matteo Villa e approvato all’unanimità, è partita la richiesta di “accelerare” la discussione per non farsi sfuggire il treno rappresentato dalla disponibilità di Rfi di realizzare i nuovi ponti.

Un documento che circola anche tra le scrivanie dei sindaci e consiglieri provinciali lecchesi senza che finora sia stato inserito all’ordine del giorno del consiglio provinciale.
“Non è prioritario” commenta il presidente Usuelli. “Fondamentale e importante è invece il lavoro che stiamo svolgendo da due mesi per trovare la miglior alternativa al San Michele. Gli ordini del giorno lasciano il tempo che trovano. Servono per sollecitare gli enti in caso di stallo, ma qui si sta lavorando. Noi preferiamo lavorare, lo spettacolo lo lasciamo agli altri”.

Claudio Usuelli, presidente della Provincia

Entrando poi nel merito della questione il numero uno di Villa Locatelli precisa: “L’obiettivo è arrivare a costruire un nuovo ponte viario che migliori la situazione attuale del traffico riducendo i tempi di percorrenza tra un posto e un altro. E’ chiaro che va studiato l’impatto che una simile infrastruttura produrrà sull’assetto viabilistico circostante”.

Usuelli non ne fa, insomma, una questione di bandiera o di appartenenza territoriale: “Ci sono ipotesi al vaglio. Non dobbiamo decidere in base al campanile di appartenenza, ma scegliere la soluzione più funzionale e tale da permettere di rendere l’intera zona più fruibile. Per questo la nostra priorità sono gli studi e gli approfondimenti viabilistici perché la scelta va ben ponderata. La collocazione più idonea produrrà un indubbio vantaggio per tutti, snellendo i tempi di attesa e di percorrenza tra la sponda lecchese e quella bergamasca dell’Adda”.

Gianpaolo Torchio

Mercoledì sera la questione del nuovo ponte viario sull’Adda è stata discussa anche dalla Conferenza dei sindaci del Meratese. Il sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio ha presentato quello che a parere suo e dei sindaci dei comuni limitrofi (Daniele Villa di Robbiate e Robertino Manega di Verderio) sono le maggiori criticità di un collegamento viario posto nelle immediate vicinanze di quello attuale. Non stiamo costruendo un ponte fra due paesi, ma fra le aree più produttive d’Europa. Non possiamo non preoccuparci di dove passerà il traffico. Dobbiamo valutare anche l’impatto ambientale e paesaggistico prima di costruire i nuovi ponti”.

Da qui l’importanza dello studio sul traffico che Rfi sta effettuato, d’intesa con Regione e Province, per capire l’impatto del nuovo ponte sulla viabilità nei due territori. L’obiettivo è presentare lo studio entro fine estate al fine poi di arrivare a una soluzione condivisa.