Ospedale di Merate: il comitato chiede ai sindaci di impegnarsi per la difesa del Mandic

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Venerdì sera in Auditorium la serata promossa dal Comitato per la difesa dell’ospedale di Merate

“Assistiamo a un continuo impoverimento della struttura. Chiediamo ai sindaci di sostenere la causa del nostro ospedale”

MERATE – Coinvolgere tutti gli amministratori del Meratese e del Casatese nella tutela dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, inserendo la questione all’ordine del giorno di una riunione congiunta delle due conferenze dei sindaci del territorio che costituisce il bacino naturale dell’ospedale di via Cerri. E’ la promessa strappata venerdì sera dai referenti del Comitato per la difesa del Mandic al sindaco di Merate Massimo Panzeri, al termine della serata promossa in Auditorium, dopo due anni di “silenzio” dovuti al Covid, per far risuonare il campanello di allarme di fronte al continuo depauperamento dell’ospedale cittadino.

Massimo Cirri
Massimo Cirri

L’incontro è stato impreziosito dalla proiezione del documentario “Quello che serve”, realizzato da Chiara D’Ambros e Massimo Cirri, giornalista radiofonico, presente in sala per ricordare come la sanità pubblica sia un diritto da salvaguardare giorno dopo giorno, scelta dopo scelta. Partendo dalla propria vicenda personale, Cirri ha voluto scoprire quello che sta dietro la macchina “imperfetta” del sistema sanitario nazionale: “Penso che solo i rom possano avere un ufficio stampa peggiore di quello della sanità nazionale – ha detto puntando sull’ironia -. La sanità pubblica viene raccontata come malasanità, furto, inefficienza quando invece nasconde un enorme capitale umano, una ricchezza inestimabile. E così, quando nella mia storia personale di malato di tumore, ho avuto la fortuna di non dovere pensare ai soldi da spendere per curarmi, ho pensato che fosse necessario raccontare il valore del servizio sanitario nazionale”.

A sinistra Giuditta Pacchiarini

Una conquista non così scontata come potrebbe sembrare: “Avevo avuto l’impressione che il Covid ci avesse un pochino reindirizzati nella nostra scala di valori, ma ora non ne sono più convinto. È un po’ come se avessimo un pochino dimenticato i valori di fondo e di cosa scegliere. Dobbiamo intervenire in fretta prima che sia troppo tardi”.

Il timore, ben documentato dal sindacalista Francesco Scorzelli, al tavolo dei relatori dopo l’intervento introduttivo di Giuditta Pacchiarini, è di non riuscire ad arrestare la continua emorragia di personale dal servizio pubblico verso quello privato. “Nella nostra Asst registriamo un tasso di abbandono di 1,5 operatori, tra medici e infermieri, al giorno. Due anni fa, quando era stato adombrato il rischio che l’ospedale chiudesse, ci era stato risposto che una simile considerazione era stucchevole. Ma se il Pronto Soccorso eroga meno di 100 prestazioni al giorno o l’ostetricia non raggiunge i 500 parti all’anno, il rischio del depotenziamento è reale”.

Francesco Scorzelli
Francesco Scorzelli

Una preoccupazione che va di pari passo con quello dell’esternalizzazione dei servizi con gli appalti a cooperative di medici esterne al Pronto Soccorso o per gli anestesisti e i rianimatori (“che come esterni prendono molto di più rispetto ai dipendenti”). “Finchè non si investirà realmente nel personale non si andrà da nessuna parte. A Merate avevamo sei sale operatorie ma ne funzionano due. Ed è inutile quindi venire qui a farsi visitare se poi per farsi operare a un’ernia servono mesi e mesi di attesa perché non c’è posto nelle sale operatorie”.

Giliola Sironi

Il rischio concreto, insomma, è quello di un progressivo e continuo svuotamento di risorse, tale da rendere il presidio sempre meno attrattivo sia per chi ci lavora che per chi si deve curare. “E’ indubbio che oggi l’ospedale non possa più essere quello di 30 anni fa – è intervenuta l’ex consigliere regionale Giliola Sironi -. Nella battaglia sul futuro del nostro ospedale vanno coinvolti i sindaci del territorio”. Una sfida raccolta, seppur nel suo ruolo di “semplice” capogruppo di maggioranza (nonché consigliere delegato all’integrazione socio sanitaria) da Fabio Crippa: “La politica deve rispondere e assumersi le proprie responsabilità, cercando una via di uscita a una situazione complessa e annosa. Le conferenze dei sindaci del Meratese e del Casatese devono mettere al centro la questione dell’ospedale di Merate”.

A sinistra Fabio Crippa e sulla destra, Massimo Panzeri

Invitato esplicitamente a prendere posizione in merito, il sindaco di Merate, presente in sala insieme a pochi altri amministratori del territorio (il collega di Osnago Paolo Brivio – promotore qualche settimana fa, insieme a Progetto Osnago, di un incontro avente a tema proprio l’ospedale di Merate), la vice di Cernusco Renata Valagussa e il consigliere di minoranza di Merate Roberto Perego) ha così assicurato che la questione verrà trattata tra i colleghi, riferendo anche di aver chiesto conto al direttore generale di Asst Lecco Paolo Favini sul ritorno a pieno regime delle prestazioni ospedaliere al Mandic: “Oggi Regione dà l’obiettivo di tornare al 110 % delle prestazioni ante Covid. Il nostro ospedale è ben lontano da questo risultato. Ed è un particolare che ho fatto presente a Favini”.

Il destino dell’ospedale di Merate sarà quindi all’ordine del giorno delle prossime riunioni delle Conferenze dei sindaci del Meratese e del Casatese.