Paderno, il ponte San Michele sogna un futuro turistico, targato Unesco

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Paderno Ponte San Michele
Il ponte San Michele

Serata a Cascina Maria mercoledì per illustrare l’imponente intervento di riqualificazione in corso

Cavacchioli (dg Rfi Lombardia): “Preserviamo e ripristiniamo la struttura, il cui futuro è legato all’inserimento nel patrimonio Unesco”

 

PADERNO – Il futuro va (almeno nei desideri) in una direzione: ponte a valenza turistica, accessibile ai pedoni, inserito nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Il presente parla di un intervento di manutenzione straordinaria e di restauro, del valore di oltre 20 milioni di euro, ancora in corso per permettere, dopo la ripresa della circolazione stradale avvenuta a ottobre, la riattivazione anche della linea ferroviaria tra Calusco e Paderno.

Il ponte San Michele, gioiello architettonico e ingegneristico di fine Ottocento, è stato al centro dell’incontro promosso ieri sera, mercoledì, a Cascina Maria dall’associazione Habitat, sodalizio guidato dall’ex sindaco Valter Motta, che negli ultimi tempi sta portando avanti con sempre più convinzione e impegno il progetto di candidatura del ponte a patrimonio Unesco insieme ad altri cinque ponti (due in Francia, due in Portogallo e uno in Germania) simili per stile costruttivo.

La serata, premiata dalla presenza di un pubblico attento e numeroso, ha visto protagonisti, al tavolo dei relatori, dirigenti di Rfi, proprietaria del manufatto e responsabili della ditta Notari, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto per la riqualificazione del ponte chiuso improvvisamente alla circolazione stradale e ferroviaria il 14 settembre 2018 per motivi di sicurezza. “Siamo qui perché vogliamo saperne di più sul nostro ponte” ha dichiarato in apertura Motta, alternando le parole alla proiezione sia di fotografie relative ai lavori sia di immagini storiche, recuperate dall’ex sindaco Renzo Rotta, relative ai lavori di costruzione del ponte nel 1887.

Emanuele Lizzori, Luca Cavacchioli e Gianpaolo Torchio

L’obiettivo di Rfi è quello, come annunciato dall’amministratore delegato Maurizio Gentile in occasione della cerimonia di riapertura al traffico veicolare, di riattivare la circolazione ferroviaria per settembre 2020: il cantiere poi andrà comunque avanti per completare gli ultimi interventi di restauro. E’ toccato all’ingegner Emanuele Lizzori entrare nei dettagli dell’intervento ricordando come il ponte San Michele sia stato realizzato da Jules Roethlisberger, allievo di Eiffeil. Lungo 267 metri, posizionato a 85 metri dal livello del fiume e con una freccia d’arco di 37 metri, il San Michele è stato costruito impiegando qualcosa come 2.500 tonnellate di ferro e 100 mila chiodi. “E’ dal 2014 che stavamo preparando questo intervento di consolidamento, per cui Rfi ha stanziato 20 milioni di euro e la Regione un milione e 600mila euro”.

Paolo Pancini dell’impresa Notari

Lizzori ha parlato delle fasi di indagini sullo stato di conservazione dell’infrastruttura, grazie alle quali è stato possibile diagnosticare cinque livelli di degrado e ha poi rimarcato la difficoltà di un lavoro svolto dovendo sempre evitare di sovraccaricare il ponte. Un particolare, quest’ultimo, evidenziato anche da Paolo Pancini, responsabile di cantiere della ditta Notari, che ha posto l’accento sulla grande attenzione posta alla sicurezza in un cantiere contraddistinto anche da ponteggi a sbalzo nel vuoto. Rispondendo a una domande del pubblico su quanto “nuovo” fosse il ponte “restaurato”, Luca Cavacchioli, direttore generale di Rfi Lombardia ha sottolineato: “Sono state rinnovate le parti che risultavano più critiche. Bisogna tener conto che ogni sostituzione è un trauma per la struttura. Quindi anche le aste sono state sostituite una a una, svolgendo il tutto nel più rapido tempo possibile per ridurre al minimo l’impatto”.

Un’immagine del sopralluogo avvenuto il 5 settembre 2019

Quanto agli obiettivi di questo intervento, la risposta è stata altrettanto chiara: “Preservare la struttura nel tempo e ripristinarla, nel settembre 2020, alle stesse condizioni di funzionamento che aveva al momento della chiusura. Dopodiché, una volta avviato il discorso dell’inserimento nel patrimonio Unesco, valuteremo come rendere visitabile la parte superiore del San Michele”.

Il futuro parla, almeno nei sogni, di un ponte turistico, accessibile ai pedoni. Nel mezzo ci sono però le esigenze del tessuto sociale e produttivo che ha bisogno di strada e treni per muoversi e spostarsi. E’ di lunedì scorso la notizia che Rfi ha presentato a Regione e sindaci tre ipotesi progettuali per la realizzazione di un nuovo ponte sull’Adda. In realtà si tratta di due nuovi ponti, uno ferroviario e uno carrabile, con tre diverse ipotesi realizzative. “Quando è stato inaugurato nel 1889 al ponte erano stati dati 99 anni di vita. Il San Michele ha retto molto di più. E, grazie a questo intervento di manutenzione straordinaria e restauro, può durare ancora. Quanto? Dipende da quello che succederà intorno. Come Rfi ci faremo carico della manutenzione periodica, tenendo presente però che più una struttura invecchia, e più questa ha bisogno di continui controlli periodici. Di certo, quando venne costruito, non erano ipotizzabili i carichi di oggi”.