La posizione degli Sportelli Salute Lecco e Meratese in merito alla delibera di Giunta regionale del 15 settembre
“Con queste nuove “linee guida”, chi può permetterselo potrà saltare le liste d’attesa pagando una sanità integrativa, accedendo anche a strutture pubbliche di eccellenza”
LECCO / OSNAGO – “La Regione Lombardia apre ai privati e affossa il SSN”. E’ netta e chiara la posizione degli sportelli Salute Meratese e Lecco in merito alla delibera del 15 settembre 2025 con cui la Giunta lombarda ha disposto alle Asst e agli ospedali di mettere a disposizione le proprie strutture per erogare prestazioni in convenzione con assicurazioni, mutue e sistemi di welfare aziendale.
“L’intento dichiarato è duplice: alleggerire i bilanci delle Asst e ridurre i tempi di attesa” sottolineano i portavoce degli sportelli operativi da qualche mese a Lecco e a Osnago, sottolineando come la realtà sia però ben diversa. “La delibera, infatti, non prevede alcun aumento del personale sanitario, nonostante le gravi carenze già in atto. Ricordiamo che il turnover del personale è ancora vincolato dalle disposizioni del 2005, introdotte dal governo Berlusconi, che limitano fortemente le nuove assunzioni nel settore pubblico. Con queste nuove “linee guida”, chi può permetterselo potrà saltare le liste d’attesa pagando una sanità integrativa, con la possibilità – per la prima volta – di accedere anche a strutture pubbliche di eccellenza”.
Una realtà ben conosciuta dagli sportelli lecchesi che in questi primi mesi di attività hanno risolto molti casi di cittadini che si erano visti inizialmente negare il diritto a ricevere la prestazione nei tempi previsti dalla ricetta medica.
“Già ora le lunghe attese nel sistema pubblico spingono le cittadine e i cittadini a rivolgersi a strutture private. Ipsos, tramite i suoi sondaggi, ha evidenziato che tra chi rinuncia al SSN per via dei tempi d’attesa, l’84% si è rivolto a un servizio sanitario privato almeno una volta, dato in crescita dal 2024 mentre il 13% ha rinunciato completamente alle cure”.
A rimetterci, sono i ceti più poveri e quelli più fragili: “L’impossibilità di accedere a cure necessarie a causa delle interminabili liste di attesa determina un impatto economico sempre maggiore, specie per le fasce socio-economiche più fragili che spesso non riescono a sostenerlo, limitando le spese o rinunciando alle prestazioni. Cresce la spesa sanitaria a carico delle famiglie. Per la regione Lombardia la spesa pro-capite è quella più alta: oltre mille euro l’anno, per una spesa complessiva nazionale di 40 miliardi”.
Non solo. “La Regione Lombardia si conferma apripista anche nella richiesta di revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), segnando un ulteriore passo verso lo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale universalistico, in favore di un modello sanitario basato sulle possibilità economiche dei cittadini e delle cittadine. Un ritorno al passato, che rischia di riportarci indietro di 50 anni, al sistema delle mutue, diseguale e frammentato, in cui la salute diventava un privilegio, non un diritto” concludono dagli sportelli Salute.

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