Svolta per Airuno, sempre più vicino all’ingresso nel parco del Curone

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Ieri sera la partecipata assemblea per parlare dei dubbi e delle opportunità dell’ingresso nel parco del Curone

La decisione non è stata ancora assunta, ma è percepibile il cambio di rotta rispetto al 2019

AIRUNO – L’impressione è che, dopo il serrato corteggiamento di questi ultimi due anni a suon di progetti e iniziative, si possa presto giungere a un matrimonio. Con tanto di pubblicazioni ufficiali (la delibera di consiglio comunale) e passaggio in Regione per l’annessione del Comune di Airuno (insieme a quelli dell’ormai ex Plis del Monte di Brianza Olgiate e Valgreghentino) nel parco del Curone.

Aria distesa ieri sera, venerdì, durante l’assemblea pubblica convocata dall’amministrazione comunale in sala consiliare per discutere con la popolazione in merito ai dubbi e alle opportunità dell’ingresso di Airuno nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone.
Tutt’altro clima insomma rispetto a due anni fa quando il neo sindaco Alessandro Milani aveva tirato dritto scegliendo, in netta controtendenza rispetto a quanto deliberato all’unanimità dall’amministrazione precedente (in cui Milani era in minoranza), di uscire dal Plis e bloccare l’automatismo di entrata nel Curone chiamando al suo fianco anche il consigliere provinciale Stefano Simonetti, l’ex presidente della comunità montana Cesare Perego e il sindaco di Pescate Dante De Capitani.

Alessandro Milani

“Vogliamo arrivare a una scelta il più possibile condivisa e in questi due anni siamo riusciti ad avviare un bel percorso, fatto di confronto e dialogo con il Parco” le parole, in apertura di serata, del primo cittadino apparso contento e soddisfatto della capacità, mostrata da Cascina Butto, di prendersi cura anche della collina airunese.

Un’apertura mostrata anche dall’assessore Claudio Rossi che ha precisato di non voler calare nessuna scelta dall’alto, né di “conferire” il territorio a scatola chiusa. “Gli interventi effettuati grazie al bando recuperato dal Parco per sistemare gli alvei dei torrenti Tolsera e Valcamoggia rappresentano un primo passo e non possiamo fermarci a questo” le dichiarazioni come a non voler spegnere del tutto il fuoco di critiche contro il parco e i parchi in generale, divampato nel 2019 e “cavalcato” subito dopo la sorprendente e netta vittoria elettorale contro lo storico sindaco Adele Gatti.

Eppure che qualcosa sia cambiato nella percezione dell’amministrazione comunale è apparso chiaro a tutti. Tanto che, ancora prima della chiusura della serata,  qualcuno, tra il pubblico, si è lasciato andare a un commento a mezza bocca: “E’ fatta. Si entra nel Parco”, sintesi off records di quello che non è mai stato detto ma ha aleggiato nell’aria per tutto l’incontro. Un’assemblea in cui le ragioni di chi ha sostenuto le opportunità dell’adesione all’ente sovracomunale sono emerse con più convinzione rispetto a quelle di chi, come già emerso nei precedenti incontri ad Aizurro, ( roccaforte della resistenza al Parco, apparsa già più incline a un cambio di rotta), ha riproposto l’equazione secondo la quale l’ingresso nel parco comporterebbe maggiori regole, limitazioni e burocrazia.

Il direttore del Parco Michele Cereda

Eppure, e lo ha spiegato bene il direttore Michele Cereda, i tempi sono cambiati molto dal 1983, anno di costituzione del Curone al 2021, anno in cui a Glasgow l’emergenza climatica è salita in cima all’agenda della politica internazionale. “Non siamo a Montevecchia, non siamo negli anni ‘80. Il monte di Brianza è altra cosa e i tempi sono cambiati” ha ribadito portando indirettamente il pubblico a riflettere sull’immenso valore assunto oggi dalla scelta (che a suo tempo ha comportato anche dire dei no) compiuta 40 anni fa dagli amministratori locali riuniti in un parco.

Uno spunto colto dal consigliere di minoranza Gianfranco Lavelli che ha sottolineato la grande opportunità, di cui potranno beneficiare  le nuove generazioni, con l’ingresso nel parco. Discorsi teorici a cui hanno fatto seguito anche spiegazioni concrete, in risposta alle domande del consigliere Enrico Riva, volte a chiarire, una volta per tutte, eventuali cambiamenti per il proprietari di terreno con l’ingresso nel Parco.

Claudio Rossi, Enrico Riva e Gianfranco Lavelli

“Penso che a voi interessino principalmente le procedure di taglio della legna, trasformazione del bosco e ristrutturazione o ampliamento edilizio – ha risposto Cereda – .Sostanzialmente non cambia nulla e non è vero che con il parco si aggiunge un passaggio in più. Di fatto, per le autorizzazioni edilizie, è il parco (rispetto al Comune, ndr) a presentare la richiesta di parere in soprintendenza, ma i tempi della procedura sono definiti dalla legge”. E, aspetto ancora più importante, la pianificazione urbanistica (che si inserisce poi nel piano di coordinamento territoriale del Parco) resta in capo al Comune.

Il presidente del Parco del Curone Marco Molgora

“Il Parco non si muove contro i Comuni, ma insieme – ha ribadito il presidente del parco Marco Molgora, ricordando la specificità di una realtà come quella di Cascina Butto nata proprio per volontà dei sindaci -. La prova è che ogni decisione della comunità del parco è stata finora presa all’unanimità e così vuole essere anche il percorso di ampliamento dei confini previsto dalla legge regionale sui parchi con l’inserimento dei comuni dell’ex Plis Olgiate, Valgreghentino e Airuno”.

Molgora non ha girato tanto intorno alla questione: “Credo che di svantaggi con l’ingresso nel parco ce ne siano ben pochi. E lo dimostra che dai 1600 ettari iniziali ora si sia a 2990. La quota di adesione al Parco in carico ai Comuni è di 1.10 euro per abitante, poco meno di 3mila euro per Airuno: a bilancio abbiamo 62mila euro come quota versata dai Comuni e spendiamo 82mila euro solo per l’educazione delle scuole. Per non parlare poi dei vantaggi in termine di contributi da provincia e regione e partecipazione ai bandi”.

Senza dimenticare la scommessa di creare un marchio e provare a far nascere un’economia proprio dal Parco. “Guardate le foto delle vecchie cascine della Val Curone negli anni 80 prima del Parco e guardate oggi che aziende sono diventate senza che il parco fosse un limite”.

Giovanni Zardoni

Nel discorso si è inserito anche Giovanni Zardoni, coordinatore delle Gev, che ha sottolineato come negli anni sia anche cambiato il ruolo e l’approccio delle guardie ecologiche, (40, a cui si aggiungono 30 volontari e 25 specializzati nell’antincendio) diventate sempre di più delle sentinelle del territorio: “Nessuno vuole comandare a casa d’altri, nessuno è in giro a fare terrore”. L’obiettivo, comune, è la valorizzazione e la promozione del territorio che, se abbandonato, va in rovina. Perché, prendersi cura dell’ambiente, oggi, sopratutto in un’area fortemente antropizzata come quello della Brianza, non vuol dire tanto vietare comportamenti, ma lavorare per il mantenimento e la tutela di luoghi e specie animali destinati altrimenti a scomparire.