Welfare, Osnago accarezza l’idea del fondo di comunità

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Marco Brunod, Paolo Brivio e Paolo Dell'Oro

Partecipato incontro in sala consiliare per discutere di coesione sociale

Il motto scelto è “Osnago che si aiuta”: le riflessioni del sociologo Brunod e i consigli pratici del segretario della fondazione comunitaria del Lecchese Dell’Oro

OSNAGO – Di strada ne è già stata percorsa. Basta pensare al progetto di recupero dell’edificio della stazione ferroviaria, al trasporto sociale effettuato dagli Anta, alla scuola di italiano per stranieri e al progetto Adotta una famiglia grazie al quale sono state aiutate, in meno di dieci, anni, 500 persone. Ma Osnago ora vorrebbe fare anche di più e dare seguito concretamente al motto “Osnago che si aiuta” che ha intitolato la partecipata serata ospitata giovedì sera al centro civico Pertini.

L’incontro, promosso dall’amministrazione comunale, ha visto relatori Marco Brunod sociologo e Paolo Dell’Oro, segretario della Fondazione comunitaria del Lecchese.

A introdurre la serata il sindaco Paolo Brivio, ringraziando subito i presenti per la partecipazione: “Si vede che Sanremo qui non ha molto peso – ha scherzato, prima di entrare dritto nel cuore dell’incontro ribadendo l’urgenza e la necessità di tessere reti e alleanze tra amministrazioni, associazioni, parrocchia e cittadini per contribuire al benessere e al vivere bene della comunità. “Lo preciso fin da subito: questo non vuol dire che il pubblico debba fare un passo indietro rispetto alle sue responsabilità. Vuol dire che tutti insieme possiamo costruire relazioni e rapporti per vivere meglio”.

 

Certo, il dato delle sempre meno risorse erogate dallo Stato a favore dei servizi di welfare è incontrovertibile. Ed è stato mostrato in sala con tanto di slides in cui è stato anche evidenziato quanto fatto dal Comune di Osnago nel settore sociale. Ma il capitale umano, costituito dai tanti volontari che animano e prestano il volto a iniziative e progetti, è e deve rimanere una fonte insostituibile di energie e relazioni virtuose. Un passaggio, quest’ultimo, condiviso anche da Marco Brunod, docente alla Bicocca e consulente del terzo settore, che ha spiegato come l’idea di welfare sia nata in Inghilterra nel 1946 quando c’era da ricostruire la società dopo la guerra. “Questa strategia di ricostruzione ha finito anche per tratteggiare l’identità del nostro continente, definendo il modo di vivere dell’Europa”.

Marco Brunod, sociologo ed esperto del Terzo settore

 

Negli anni, complice la crisi economica, il welfare sociale si è evoluto dando spazio anche welfare di comunità: “Quest’ultimo non è e non deve essere alternativo allo Stato ma fornire strumenti di investimento diversi in una fase caratterizzata non solo da una regressione economica ma anche dall’indebolimento della legittimità di intervento delle istituzioni”. Per funzionare il welfare di comunità deve però potersi poggiare su un terreno fertile e trovare anche soggetti che fungano da catalizzatori. Un po’ come succede per i fondi della comunità, istituiti dalla Fondazione comunitaria del Lecchese, ente che nel 2019 ha messo a budget nel bilancio 4 milioni e mezzo di euro, di cui un milione e 100mila frutto di risorse proprie.

Paolo Dell’Oro, segretario generale della Fondazione comunitaria del Lecchese

“Negli ultimi anni la fondazione ha cambiato un po’ anche identità: dal semplice finanziamento dei progetti siamo passati ai fondi di comunità che altro non sono che un sostegno ai processi partecipativi in modo che sia la stessa comunità a farsi carico dei propri bisogni” ha spiegato il segretario generale Paolo Dell’Oro, raccontando la sua esperienza all’interno della fondazione.

“In Provincia sono attivi già 8 fondi. Il primo è nato ben 20 anni fa a Premana, comune dove è molto forte il senso di appartenenza. E’ stata la volta poi di Introbio, Malgrate, Valmadrera, Civate, Molteno, Costa Masnaga e infine Lecco con i rioni di Laorca e Malavedo”. Da qualche tempo Osnago si sta interrogando e sta vagliando la possibilità di far nascere anche qui un fondo di comunità che altro non sarebbe che un “portafoglio”, alimentato dalle donazioni di privati e aziende, amministrato da un consiglio di gestione, a disposizione della comunità. Come incentivo alla costituzione dei fondi, il fatto che la fondazione comunitaria del Lecchese mette a disposizione 20mila euro qualora venissero raccolti in poco tempo almeno 30mila euro.

Il sindaco Paolo Brivio

Il sindaco osnaghese non ha nascosto il suo sogno: “Mi piacerebbe vedere sorgere qui un fondo di comunità. Perché di cose da fare ce ne sono tante. Penso alla lotta alla povertà con il consolidamento di Adotta una famiglia, oppure ai progetti di ascolto delle generazioni con la creazione del polo unico per l’infanzia 0-6 anni, le iniziative per e con pre e adolescenti, il recupero della Casinetta per creare un centro servizi per anziani e fragili, ma anche alle piccole azioni per abbattere piccole barriere quotidiane e il potenziamento dei settori di istruzione, arte e cultura”.

Presenti tra il pubblico diversi esponenti delle associazioni osnaghesi che hanno richiesto chiarimenti ed espresso dubbi sui fondi di comunità, sottolineando soprattutto il rischio di promuovere un’iniziativa che non ha o non potrebbe avere il consenso di tutti. Il consigliere di minoranza Marco Riva ha espresso l’auspicio di tornare ad affrontare il tema nelle prossime riunioni delle consulte (che dovrebbero essere nominate a breve) mentre l’ex sindaco Paolo Strina ha chiuso il giro di interventi, invitando i suoi concittadini ad avere un po’ più di coraggio.