Alvin a casa, anche l’Inca di Lecco dietro il lieto fine della sua storia

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L’ufficio di Lecco del patronato Cgil ha gestito il ricongiungimento familiare tra padre e figlio

Serena Piva: “Sono una piccola tessera di questo grande mosaico”

LECCO – Per lunghi mesi ha seguito la vicenda, lavorando con discrezione, sempre dietro le quinte, restando con il fiato sospeso quando la situazione si è complicata e poi commuovendosi quando, finalmente, si è intravisto il lieto fine: Serena Piva del patronato Inca di Lecco ha fatto la sua parte nell’intricato intreccio di forze che ha consentito di riportare a casa il piccolo Alvin.

“Sono stata una piccola tessera di questo mosaico – racconta – ma il risultato nell’insieme è grandioso; mesi di telefonate, di messaggi quotidiani anche solo per chiedersi ‘come stai?’ Domande che non ho potuto fare, risposte che non ho potuto avere, alcune cose che forse avrei preferito non sapere”.

Il merito è dell’Ufficio di Lecco, scrivono dall’Inca nazionale, è di aver gestito con attenzione gli adempimenti per il ricongiungimento familiare tra papà Afrim e il piccolo Alvin. A riferirlo, Claudio Piccinini, coordinatore dell’Area Migrazioni e Mobilità internazionale di Inca nazionale. L’Inca nazionale ha voluto dedicare un articolo sul proprio sito alla collaboratrice lecchese.

Serena Piva (INCA Cgil)

“Ho incrociato Alvin per caso – racconta Serena Piva  – una telefonata ricevuta in una caldissima mattina all’inizio di agosto, con una richiesta d’aiuto. Per mettere in fila le cose servivano competenze tecniche, discrezione e una buona dose di creatività. E ce l’abbiamo fatta – spiega Serena – Ho scoperto un mondo dietro alla burocrazia, fatto di relazioni diplomatiche, di equilibri precari. Ho trovato chiusure dove non dovrebbero esserci ma ho trovato tanta competenza e soprattutto tanta umanità nelle varie persone che ho incrociato: le forze dell’ordine, prima di tutto, negli uffici della prefettura e della questura; ed ho capito nel profondo il senso della frase ‘restiamo umani’; la differenza tra fare il proprio lavoro e farlo con rispetto lontano dai riflettori”.

“Non è passato un giorno in cui io non abbia pensato a questo bambino, a questo padre, alla sua caparbietà e al suo amore immenso, che ha scavalcato le montagne, in ogni senso, per riportarsi a casa Alvin. E ce l’ha fatta. Nei prossimi giorni li incontrerò e non solo per finire il lavoro – conclude – Questi sono i giorni in cui sono io a ringraziare tutti per poter fare il lavoro che faccio.”