Osnago: in tanti ai funerali di don Costantino. “Una vita spezzata per la nostra Diocesi”

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Anche i cardinali Ravasi e Scola hanno voluto far arrivare un messaggio di vicinanza e affetto

L’arcivescovo Delpini: “Don Costantino ha fatto della sua vita un percorso di amore, una splendida testimonianza di vocazione”

OSNAGO – Un esempio fulgido e concreto di vocazione sacerdotale, una testimonianza coraggiosamente mite di una vita “spezzata” nel nome della fede, della carità e dell’accoglienza verso il prossimo. Sono state tantissime le persone che questa mattina, sabato, hanno voluto salutare per l’ultima volta don Costantino Prina, parroco di Osnago, scomparso giovedì all’età di 74 anni dopo una lunga malattia.

Un “calvario” che non l’aveva allontanato dalla sua comunità, ma che anzi, aveva reso ancora più scolpita la cifra di un uomo mite e umile, accogliente e perseverante, capace di grandi intuizioni culturali. Non è un caso che abbiano voluto ricordarlo, con due messaggi letti all’inizio della cerimonia funebre, presieduta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, anche il cardinale Gianfranco Ravasi, originario di Osnago e il cardinale Angelo Scola, nativo di Malgrate, la parrocchia in cui don Costantino ha svolto il ministero sacerdotale dopo gli anni di insegnamento in seminario e prima di arrivare, dopo una parentesi a Treviglio dal 2003 al 2007, a Osnago.

“L’ho incontrato dapprima come alunno per poi rivederlo come parroco qui a Osnago, dove la ricorrenza della festa patronale di Santo Stefano scandiva i nostri incontri” ha scritto l’alto prelato brianzolo. Aggiungendo: “Ho avuto la fortuna di sentirlo proprio in questi ultimi giorni ricevendo la straordinaria testimonianza di serenità e di abbandono a Dio”.

Ha incrociato la sua strada con quella di don Costantino a Malgrate il cardinale Scola, che ha voluto sottolineare, nel messaggio letto dal vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla, “la grande fede e e la capacità di stare vicino ai propri parrocchiani”, rimarcando poi il ricordo personale della vicinanza di don Costantino ai due genitori nella fase finale della loro vita.

Un prete a tutto tondo e fino in fondo, testimone di una vita spesa e vissuta nel nome della vocazione. “Ha fatto della sua vita un percorso di amore, portando a compimento la missione che qualche volta gli sembrava incompiuta – ha ribadito nell’omelia l’arcivescovo Delpini – . Ognuno di noi ha un ricordo, un motivo di gratitudine, un legame di affetto o la condivisione di un momento di tristezza o confidenza con lui. Don Costantino è stato un prete che, ogni giorno, ha risposto alla sua vocazione e offerto il perdono dei peccati. Tra i tanti impegni e le tante responsabilità legate alla conduzione di una parrocchia, tra cui rientrano anche l’occuparsi dei muri e delle finanze, non ha mai smesso di obbedire al suo Signore, a cui ha consegnato la vita”.

Un sacerdote che ha sempre preparando la Pasqua per la sua comunità, anche quando vedeva troppi posti vuoti intorno alla mensa o quando si sentiva inutile, impreparato, convinto che “la strada è sempre quella del fare del bene anche quando si ricevono insulti o percosse o si incontrano distanze e diffidenza”.

Paolo Brivio con don Fabio Biancaniello

Parole vibranti, rese ancora più profonde dall’amicizia personale che univa l’arcivescovo a don Prina, a cui sono seguite poi quelle del sindaco Paolo Brivio che è andato con la memoria ai giorni immediatamente successivi alla brutale aggressione del 2016, quando il sacerdote osnaghese venne brutalmente rapinato in casa da due delinquenti: “Ero andato a trovarlo in ospedale pochi giorni dopo il bellissimo discorso di Papa Francesco che aveva parlato del Cristo che si era spezzato per noi. Per sdrammatizzare avevo detto al don che aveva realizzato in anticipo le parole del Papa e che l’aveva preso troppo sul serio. Don Costantino aveva sorriso e aveva minimizzato, come nel suo stile, l’accaduto, dando prova ancora una volta di quella coraggiosa mitezza che lo contraddistingueva. Mi aveva stupito ancora di più per non aver pronunciato alcuna parola di risentimento per i suoi aggressori e per aver ceduto neppure a un perdono pubblico. E una volta tornato a casa, aveva ripreso il suo atteggiamento di apertura verso l’altro e verso il mondo che era la cifra del suo essere”.

Flavio Polano, Paolo Brivio, Cristina Citterio e Giulio Nava

Il primo cittadino, presente ai funerali insieme ai colleghi di Malgrate Flavio Polano, di Canzo (paese nativo di don Costantino) Giulio Nava e di Lomagna, Cristina Citterio, in rappresentanza della conferenza dei sindaci del Meratese visto che il sacerdote era stato anche decano di zona, ha continuato: “Se uno è capace di spezzarsi è perché si è allenato a farlo e si è messo davvero a servizio degli altri. Non compete a un sindaco il giudizio di un sacerdote, ma posso dire che tutti noi abbiamo un debito di gratitudine verso di lui, un sacerdote che, con il suo sorriso e la sua capacità di dialogo, ha saputo incarnare le virtù evangeliche. Grazie quindi don Costantino per i 50 anni di vita spezzata nella nostra Diocesi e i 14 anni di vita spezzata qui a Osnago”.

Non meno cariche di affetto le parole lette a nome della scuola dell’infanzia e del consiglio pastorale, suggellate poi dal discorso conclusivo di don Fabio Biancaniello, decano di zona: “Volevo solo dire grazie a tutti voi dopo questi due giorni in cui mi sono ritrovato alla guida di questa comunità. In un’esperienza tragica come quella della morte di una persona che avremmo sempre voluto a nostro fianco, ho trovato molto impegno e molto amore”.

Un lungo e mesto corteo ha poi accompagnato il feretro al cimitero di Osnago, dove don Costantino riposerà in pace sepolto nella cappella dei preti osnaghesi.