Premana e la centrale: associazione e alpigiani condannati a pagare

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Un'immagine dell'Alpe di Rasga

Bocciati i ricorsi dell’associazione Alpe Rasga e di tre alpigiani sull’uso civico dei terreni

Costretti a risarcire oltre 19 mila euro. Il sindaco: “Risorse in meno che peseranno sulle lodevoli attività degli alpigiani”

PREMANA – C’è uno strascico nella vicenda legale sul caso della centrale idroelettrica che avrebbe dovuto realizzarsi all‘Alpe di Rasga a Premana: mentre la battaglia legale tra Comune e la società Energia e Futuro è solo agli inizi (vedi articolo precedente), iniziano a registrarsi le prime ripercussioni economiche della vicenda che dalla Valsassina si è spostata alle aule giudiziarie milanesi.

A subirle è l’Associazione Compagnia Alpe Rasga che, insieme a tre alpigiani persone fisiche, aveva fatto ricorso contro il Comune di Premana, la Provincia di Lecco, la Regione Lombardia e la società energetica. Gli alpigiani avevano rivendicato la titolarità della proprietà collettiva dei terreni soggetti a uso civico e quindi la conseguente nullità di ogni provvedimento, comunale e regionale, relativo all’utilizzo di quei terreni per la realizzazione di tutte le opere connesse all’impianto idroelettrico.

Il 14 giugno scorso, il Commissario per la Liquidazione degli Usi Civici della Lombardia, nominato presso la Corte di Appello di Milano, ha pronunciato sentenza respingendo quasi nella sua totalità il ricorso degli alpigiani (accertando l’esistenza degli usi civici sull’Alpe Rasga limitatamente, però, al pascolo, all’erbatico e al legnatico, escludendo esplicitamente dall’uso civico l’utilizzo della risorsa idrica) condannandoli a rimborsare Comune, Regione e società privata con 2.500 euro ciascuno, una cifra aumentata del 15% per spese generali oltre a Iva e oneri di Legge

Non era il primo ricorso andato a vuoto: nel 2018, l’Associazione Alpe Rasga aveva già impugnato al T.A.R. la deliberazione del Consiglio comunale di Premana con la quale si era dato avvio alla procedura di sgravio dall’uso civico delle aree interessate dalla realizzazione dell’impianto. Anche in quel caso, il Tar aveva respinto condannato i ricorrenti a pagare 8,7 mila euro di risarcimento di spese a Comune e società.

Infine, c’era stato il diniego da parte di Regione Lombardia alla richiesta per la costituzione e il riconoscimento dell’Amministrazione separata dei beni di uso civico (ASBUC) richiesta nel dicembre 2017 dal Comitato promotore ASBUC dell’Alpe Rasga.

Il sindaco di Premana Elide Codega

Gli ultimi sviluppi sulla vicenda sono stati riportati dal sindaco di Premana, Elide Codega, nel Consiglio comunale di venerdì sera: “La pronuncia del Commissario per la liquidazione degli usi civici della Lombardia, a prescindere dalla successiva evoluzione concreta della vicenda che ha portato al diniego, conferma ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno, la legittimità e la correttezza dell’operato del Comune di Premana nella gestione degli usi civici” ha spiegato il primo cittadino che, però, non ha mancato di esprimere preoccupazione per le conseguenze di questi pronunciamenti giudiziari:

“L’Amministrazione comunale, oltre ad avere promosso la costituzione formale delle varie Associazioni Compagnie degli Alpeggi al fine di avere un riferimento stabile e formale per la tutela del territorio, ha sempre finanziato periodicamente, con risorse pubbliche, le associazioni stesse, finalizzando le disponibilità a lavori di manutenzione e tutela ordinaria e straordinaria degli Alpeggi e confermiamo l’utilizzo anche per il futuro di questa modalità operativa che si è dimostrata efficace e valida – spiega Codega – Nello stesso momento, tuttavia, esprimiamo preoccupazione per la spesa conseguente ai rimborsi, 19.700 circa; a tale importo, oltretutto, andranno anche aggiunte le spese legali sostenute direttamente dai ricorrenti per le costituzioni in giudizio”.

“Di tale onere, infatti – ricorda il sindaco – deve rispondere, in solido, anche l’Associazione Alpe Rasga la quale, oltre a non poter utilizzare per tale scopo le risorse trasferite dal Comune, rischia di sottrarre rilevanti importi del proprio bilancio al perseguimento delle proprie attività sociali di tutela idrogeologica ed ambientale che, lodevolmente, tutti gli Alpigiani della Rasga attivano ogni anno”.