Arriva Natali ed è festa al Summer Camp bluceleste

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LECCO – Biondo-rossiccio, alto, molto alto, misura 191 centimetri per 87 chilogrammi, barba incolta, indossa una maglietta, un paio di jeans e ai piedi porta delle scarpe da ginnastica. I 38 protagonisti del Summer Camp (griffato Calcio Lecco) ordinatamente seduti per terra devono alzare lo sguardo fino al soffitto della sala stampa per poterlo guardare in volto. Lui, Cesare Natali, classe 1979 oggi in forza al Bologna (serie A), che fece il suo esordio in categoria proprio vestendo la maglia bluceleste del Lecco nel lontano 1998, ieri ha fatto visita al Rigamonti Ceppi, quartier generale del Summer Camp.

Dopo l’infortunio al crociato del ginocchio destro dello scorso ottobre, sta concludendo un duro lavoro di riabilitazione in parte seguito da Lele Ratti e l’occasione della sua presenza nel capoluogo lariano è servita anche per salutare i giovanissimi del Summer Camp.
Al suo arrivo non c’è nemmeno bisogno di rompere il ghiaccio, Cesare saluta tutti con un grande sorriso e poi viene subito travolto da una tempesta di domande. I bambini e le bambine del Summer Camp vogliono sapere e conoscere…

Cosa ci vuole per arrivare in serie A?
Innanzitutto talento, una dote di qualità che non tutti hanno. Di base bisogna avere questo. Però per fara il calciatore professionista non basta, ci vuole una grandissima forza di volontà nel senso che bisogna essere concentrati tutti i giorni, fare una vita da atleta, si deve andare a letto presto, mangiare bene e poi bisogna fare tanti sacrifici e tante rinunce. Insomma devi avere la testa per far sì che il gioco del pallone diventi il tuo lavoro e questo aspetto non devi mai perderlo di vista. Poi ci sono anche momenti di divertimento ma bisogna avere ben chiaro che per fare professionista ci vuole tanto impegno, volontà, sacrifici, rinunce…

In quale squadra ti sei trovato meglio?
“Ovunque, se dovessi però sceglierne una credo nella Fiorentina, perché è la squadra che mi ha dato più soddisfazioni a livello professionale, tra cui la partecipazione alla Champions League.

Cosa mangi prima di una partita?
Ride, “vediamo se qualcuno di voi mi sa rispondere” e dal gruppo c’è chi snocciola il menù: “Pasta in bianco, bresaola e una fetta di crostata…”. “Bravissimo”, commenta Natali.

Com’è giocare in serie A?
“E’ difficile perché il livello è molto alto e c’è una grandissima competizione. Gli avversari sono tutti forti e proprio per questo motivo la preparazione diventa la cosa più importante. Come ti alleni, come curi il tuo corpo durante la settimana: queste cose ti permettono alla domenica di essere preparato”.

Qual è il giocatore più forte che hai incontrato?
“Ce ne sono stati tanti, se devo fare il nome di uno solo credo Ibrahimovic, perchè non solo è forte tecnicamente, ma fisicamente ti impegna moltissimo”.

I tuoi genitori cosa ti hanno detto quando hai iniziato a giocare a calcio?
“Mio padre non mi ha mai detto cose particolari; mia madre, quando ha iniziato a vedere che l’impegno sportivo iniziava a diventare molto frequente con quattro allenamenti alla settimana e la partita alla domenica, mi ha sempre detto: ‘Allenati, ma studia e finisci la scuola’. E questo è un aspetto che ognuno di voi non può e non deve trascurare mai”.

Quand’eri piccolo dove sognavi di giocare?
Mi affascinava la maglia tutta bianca del Real Madrid…

Qual è l’infortunio più grosso che ti è capitato?
Quello dello scorso mese di ottobre, quando ho rotto il legamento crociato del ginocchio destro. Fortunatamente adesso sto bene e mi sto allenando con un carissimo amico, che era mio preparatore qui a Lecco (Lele Ratti, ndr) e che mi sta aiutando prima di andare in ritiro.

Hai mai pensato di cambiare ruolo?
Anni fa facevo il centrocampista ed era bello perché avevi più opportunità di fare gol e si sa che segnare dà grandi emozioni. Poi sono passato in difesa, e devo dire che il dover impedire agli avversari di fare gol è comunque una bella soddisfazione.

Se la chiamasse l’Inter ci andrebbe?
“Sarebbe bellissimo, ma io non sono più giovane quindi è impossibile”.