Da oggi defibrillatori d’obbligo nello sport: la situazione lecchese

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Il DAE installato all'interno del palazzetto dello sport del Lavello
Il DAE installato all’interno del palazzetto dello sport del Lavello

 

LECCO – Entrerà ufficialmente in vigore oggi, sabato 1° luglio, l’obbligo per tutte le società sportive dilettantistiche di munirsi di defibrillatore semiautomatico e di personale addetto all’utilizzo. Il decreto ministeriale, dopo una serie di proroghe (4 in totale dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2013), è stato firmato lunedì scorso dal Ministro dello Sport Luca Lotti e da quello della Salute Beatrice Lorenzin.

Mai più partite, match, incontri e gare senza defibrillatore a disposizione e almeno un operatore formato capace di utilizzarlo all’occorrenza. Pena, in caso di mancanza del defibrillatore o assenza di un operatore, la sconfitta a tavolino.

In vista delle diverse scadenze, poi prorogate, molte società sportive lecchesi si erano mobilitate già da tempo, per farsi trovare preparate “all’appello”. Uno sforzo non indifferente visto i costi di un defibrillatore, circa mille euro, e quelli per i corsi di abilitazione, che variano dai 30 ai 100 euro.

Per capire qual è l’effettiva situazione delle società lecchesi, abbiamo contattato i vertici del mondo sportivo dilettantistico.

Ennio Airoldi

Per le 180 società (600 squadre e un totale di 21 mila tesserati) che fanno parte del Centro Sportivo Italiano (CSI) “il lavoro di sensibilizzazione è cominciato nel 2013 – come spiega il presidente Provinciale Ennio Airoldi – anno di emanazione del Decreto Balduzzi. Abbiamo subito disposto l’acquisto dei defibrillatori per le società e organizzato dei corsi di formazione con la Croce San Nicolò per il loro utilizzo, rivolto ai dirigenti delle società, agli operatori e agli allenatori. Negli ultimi due anni abbiamo formato circa 300 persone: parlo naturalmente di coloro che hanno chiesto una collaborazione fattiva al Csi, poi tante società hanno lavorato in modo autonomo dotandosi del macchinario e di operatori formati per il suo utilizzo”.

In “casa” Coni è soprattutto l’aspetto formativo al centro dell’attenzione: “Il decreto – ha spiegato il delegato provinciale Alessandro Bonacina, anche presidente del comitato lecchese della Federazione Ciclistica Italiana – prevede la formazione degli operatori per l’utilizzo del defibrillatore ma non un corso di primo soccorso. Per questo motivo come Coni abbiamo adottato il protocollo per il pronto soccorso sportivo defibrillato redatto dalla Federazione Medico Sportiva Italiana”. Il primo corso è stato avviato lo scorso anno e ha formato 24 persone.

 

Passando alle Federazioni, il Comitato Territoriale Milano-Monza-Lecco della Federazione Italiana Pallavolo (nato nel 2017) che conta 39 società lecchesi, per voce del consigliere Angelo Todeschini, fa sapere: “Da parte della Federazione c’è stato l’impegno ad indire i corsi per l’abilitazione all’uso del defibrillatore, c’è stata una buona partecipazione e tante società si sono attivate autonomamente con la Croce Rossa. Per l’inizio del prossimo campionato tutte le categorie, dall’Under 13 alla serie A, dovranno essere munite durante le partite di defibrillatore e personale addetto, pena la perdita della partita a tavolino. Sicuramente – ha proseguito – in termini di salute l’obbligo è indiscutibile, ma per le società adeguarsi alla normativa è stata un’ulteriore difficoltà, a partire dai costi.

Non sono tuttavia mancate convenzioni come spiegato, e aiuti da parte dei Comuni e delle associazioni che in molti casi si sono occupati di installare a proprie spese i Dae nei centri sportivi comunali. Tante società poi si sono unite, acquistando un defibrillatore da mettere nella palestra condivisa.

Giovanni Colombo

Giovanni Colombo, presidente provinciale della Federazione Italiana Gioco Calcio (Figc), parla di un “obbligo giusto e necessario”, ma non nasconde qualche dubbio: “Le nostre società (un’ottantina quelle lecchesi, ndr) dovrebbero essere tutte a norma, ma quel che mi preoccupa è che gli operatori, benché formati, sappiano poi utilizzare il defibrillatore. Un conto è fare il corso, un conto è poi intervenire nel momento di criticità. Per alcune società – ha continuato – abbiamo comunque formato più di un operatore per squadra”.

Sulla stessa linea di Colombo anche Fausto Degrada, delegato provinciale della Federazione Italiana Pallacanestro: “Il problema delle società non è tanto avere i defibrillatori ma saperli usare: questo è il problema vero. Proprio pochi giorni fa ho inoltrato a tutte le società del basket lecchesi, 24 in totale alle quali si aggiungono più di 22 centri di minibasket, una circolare ricordando che la Federazione Medico Sportiva Italiana organizza dei corsi per l’utilizzo del Dae a 15 euro. Ho intenzione di fare un’indagine tra i miei, per capire a che punto sia la preparazione, entrando in vigore l’obbligo da domani”.

Nel merito è entrato il dottor Carlo Ferracini, Presidente del comitato lecchese della Federazione Medico Sportiva Italiana: “Il defibrillatore – ha spiegato – è comunque una macchina, per quanto semiautomatica o automatica, e occorre saperlo utilizzare bene. L’operatore formato al suo utilizzo non dovrà farsi prendere dal panico nel momento di bisogno: innanzitutto bisogna valutare la situazione, quindi stabilizzare la persona in arresto cardiaco, effettuare un massaggio di rianimazione cardiopolmonare e poi utilizzare il defibrillatore. L’operatore dovrebbe riconoscere anche le problematiche neurologiche/traumatiche che potrebbero insorgere, non solo quelle cardiovascolari. Più ampia è la formazione insomma maggiori sono le possibilità di successo dell’intervento. Come Federazione Medico Sportiva Italiana – ha proseguito – abbiamo redatto per questo motivo delle linee guida e organizzato i corsi per il PSSD (Pronto Soccorso Sportivo Defibrillato) che il Coni ha adottato, anche a Lecco”.

Il corso è stato attivato per un massimo di 24 persone, divise in gruppi di 6, e tenuto da 4 docenti medici. 12 le ore di lezione, di cui 6 frontali teoriche e 6 pratiche: “Lo scorso anno è stata data la possibilità di partecipare al corso e hanno risposto in 24, ora che l’obbligo è in vigore ci aspettiamo la classica corsa per essere in regola – ha commentato Ferracini – un percorso più strutturato in questo senso avrebbe reso tutto più facile e meno frettoloso”.