Attraverso i Pirenei in bicicletta, un’altra avventura per Mattia Biffi

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Mattia Biffi e, a destra, l'amico Gabriele

Il lecchese ha corso la Transpyrenees Ultracycling Race

Un’avventura di 950 km attraverso i Pirenei in 4 giorni e 8 ore

LECCO – Avventura in Spagna per il ciclista lecchese Mattia Biffi, atleta del Pedale Lecchese e dei Falchi Lecco, protagonista di diverse randonnée (l’ultima che vi abbiamo raccontato è quella da Firenze a Capo Nord): l’atleta di Acquate ha preso parte lo scorso giugno a una gara di ultracycling, ovvero una variante estrema del ciclismo tradizionale che prevede una corsa no stop senza supporto.

Mattia ha portato a termina la Transpyrenees ultracycling race, una gara di 950 km con più di 24000 D+ e 30 passi attraverso la catena montuosa dei  Pirenei, che divide la Francia dalla penisola iberica. Si è trattato, come spiegato, della prima edizione della gara ideata da Carlos Mazon, atleta di endurance. Il percorso può essere affrontato singolarmente o in team da due, seguendo una traccia fissa da percorrere nel minor tempo possibile e senza aiuti esterni.

L’avventura con l’amico Gabriele

Mi sembrava l’avventura giusta – ha raccontato Mattia – attraversare i Pirenei da sud a nord, partendo dal mar Mediterraneo e arrivando davanti all’Oceano Atlantico. L’idea di percorrere in bici quei posti così selvaggi, che già conoscevo, mi ispirava molto, diciamo che la scusa della gara è stato un pretesto e uno stimolo in più: avere una traccia fissa da seguire e soprattutto un cronometro ti spinge oltre i tuoi limiti”. Mattia è partito lo scorso 29 giugno alle ore 22 da Llança, un villaggio sulla Costa Brava: “Ho scelto di iscrivermi in team con Gabriele, un amico conosciuto in settembre durante il Tuscany road. Mi sembrava il compagno ideale, era alla sua prima “lunga” distanza ma preparato molto bene e poi un perfetto navigatore mentre io quest’anno ero meno allenato con la bici, ma con un po’ di esperienza maturata negli anni: per questo devo ringraziare ancora Alberto Varni, amico del Pedale Lecchese e compagno di avventure, i suoi consigli da ‘randagio’ in bici sono stati utili e perfetti!”.

80 atleti allo start

Così, a fine giugno, Mattia e il suo compagno di gara Gabriele sono partiti con altri 80 atleti provenienti da tutto il mondo: “E’ stato bello perché allo start c’erano tanti ragazzi giovani e parecchie donne oltre ai soliti veterani, segno che queste avventure appassionano ciclisti che vogliono sfidare i propri limiti.Con una bicicletta puoi andare davvero ovunque, i paesaggi che attraversi puoi viverli, sentire i profumi e vedere colori che non guardi da un finestrino, la gente che incontri per strada vedendoti faticare ti rispetta e ti aiuta, a volte ospitandoti in casa”.

La prima notte Mattia e Gabriele hanno pedalato per 300 km con altri rider, tra cui Luca, un ragazzo di Ferrara, incontrato alla partenza. Dopo una breve dormita (in un parchetto) i ciclisti sono ripartiti quasi all’alba.

“La prima giornata di pedalata è stata davvero torrida, durante l’ascesa al Col de Pailheres abbiamo rischiato un colpo di calore, per fortuna abbiamo incontrato dei pastori che ci hanno dato da bere – ha raccontato Mattia – i giorni successivi invece sono andati meglio con le temperature: abbiamo proseguito in Francia, seguendo i famosi “col” de Le Tour de France tra cui Lers, Agnes, de la Core, Menté, Portet d’Aspet, dove è morto il ciclista Fabio Casartelli durante una tappa del Tour”.

Pausa pranzo…

Fino a Bagnères de Luchon Mattia e Gabriele erano la quarta coppia in gara: “Quella sera abbiamo mangiato una pasta veloce e abbiamo deciso di proseguire lungo il Superbagnères, una salita di 18 km poco conosciuta ma a dir poco spettacolare: era l’unico check point lungo il percorso. Scendendo abbiamo incontrato uno dei nostri due avversari, era fermo per una foratura ma il suo compagno era già andato avanti. Ci siamo quindi fermati per aiutarlo a cambiare la camera d’aria: il ciclismo in gare come queste è anche solidarietà!”.

Dopo aver riposato i due sono ripartiti all’alba, staccando gli avversari che si erano fermati per la sosta: “Abbiamo affrontato una tappa dura, fatta di salite e siamo riusciti ad arrivare secondi ma, come abbiamo scoperto, la parte dura doveva ancora venire: 300 km inaspettati, con salite quasi sconosciute, l’ascesa al Port de Larrau per rientrare in Spagna e infine la notte tra Navarra e i Paesi Baschi dove la pianura è un miraggio” ha raccontato Mattia.

Primi al traguardo

L’arrivo a San Sebastian ha riservato ai due ciclisti una bella sorpresa, anzi, due: “Eravamo davvero stanchi ma siamo arrivati in tempo per veder sorgere il sole proprio davanti all’Oceano Atlantico, un’emozione grandissima. Dopo di che abbiamo scoperto di essere arrivati per primi: la coppia che ci precedeva era stata squalificata per il ritiro di uno dei due atleti”.

Mattia e Gabriele hanno pedalato per 4 giorni e 8 ore, dormendo poco più di 16 ore in totale. “Un’esperienza davvero unica che mi ha stancato, è vero, ma soprattutto arricchito – ha commentato il lecchese – al termine della gara abbiamo brindato con tutti gli altri rider, è stato molto semplice e conviviale”.

La prossima avventura? “Intanto un po’ di riposo – ha sorriso Mattia – mi piacerebbe poi organizzare un’altra avventura simile a questa ma tra le Alpi anche se…” Cosa? gli chiediamo. “Nulla, stavo pensando alla Transcontinental Race in coppia con Gabriele, puntando al podio! Non sarebbe male. Bisogna anche vedere se la morosa mi da il permesso…”

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