Basket femminile. Le ragazze del Basket Costa tornano in palestra

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La festa delle atlete del Basket Costa Masnaga U18

Tre per volta, allenamenti personalizzati

In campo solo le atlete di “interesse nazionale”

COSTA MASNAGA – La prima squadra lecchese a ripartire è il Basket Costa Masnaga di Bicio Ranieri. Con un annuncio fatto sul sito internet della società, i dirigenti hanno ufficializzato la ripresa delle attività cestistiche.

Come esplicitato sul comunicato ufficiale, “la società si è dotata di un rigido protocollo di gestione degli allenamenti in rispetto delle normative di distanziamento sociale e contenimento della pandemia in atto, il cui scopo è quello di regolamentare tutte le fasi dell’allenamento, a partire dall’arrivo al palazzetto. L’obiettivo è di garantire una prima ripresa dell’attività sportiva in totale sicurezza e nel pieno rispetto delle norme di legge.”

“Non sarà una ripresa semplice – dichiara Bicio – potranno allenarsi solo tre atlete per volta. Ognuna avrà a disposizione un allenatore personale e potrà lavorare con un rapporto di uno a uno. L’obiettivo è quello di riportare un po’ di serenità in un ambiente scosso dal CoVid, almeno per chi ne può approfittare.”

La chiosa finale è necessaria perché non tutte le atlete tesserate col Basket Costa potranno tornare in palestra. Sul campo potranno allenarsi solo quelle “di interesse nazionale”, ossia nel giro delle nazionali giovanili italiane. In totale dovrebbero essere circa una decina, nate tra il 2005 e il 2001.

Il factotum biancorosso non manca di porsi delle domande sul concetto generale di responsabilità.

“Perché in Italia le responsabilità vengono sempre demandate ad altri e non a chi in prima persona dovrebbe prendersele? Non sto parlando solo della pallacanestro e di questo periodo storico, ma di un andazzo generale che va avanti da sempre. Noi dovremmo garantire alle giocatrici un ambiente adeguato e una corretta informazione sui rischi a cui potrebbero andare incontro, ma poi dovrebbero essere loro a decidere cosa fare ed essere eventualmente responsabili della propria scelta. Allargando il discorso alle atlete minorenni, credo che questa responsabilità debba essere dei genitori, non certo nostra.”