Dal Parini alle Special Olympics di Karate: lo sport fa inclusione (anche ‘on line’)

Tempo di lettura: 3 minuti

Diciotto ragazzi del Parini alle finali ‘on line’ di Special Olympics Italia

Il progetto di inclusione dell’istituto lecchese passa anche dal Karate

LECCO – Lo sport abbatte le barriere della diversità ma anche le distanze: ne sono state prova le gare delle Special Olympics di Karate che si sono svolte domenica 14 marzo e che hanno coinvolto, tra i cento partecipanti, anche diciotto studenti diversamente abili dell’istituto Parini di Lecco.

Una manifestazione che, a causa dell’emergenza sanitaria, si è svolta completamente da remoto, con i ragazzi che hanno effettuato le loro performance a casa o in palestra, ripresi con gli smartphone dai loro genitori o dai loro allenatori.

“E’ stato emozionante vedere i nostri atleti partecipare a questo evento – racconta il loro maestro Salvatore Messina – L’istituto Parini era l’unica scuola partecipante, le altre erano tutte realtà sportive e il nostro era anche il gruppo più numeroso: 18 studenti più due atleti della Dinamic Karate” l’associazione sportiva lecchese di cui Salvatore Messina è riferimento e che da tempo è impegnata in progetti rivolti ai giovani con disabilità.

Come prevedono le Special Olympic, “i ragazzi sono stati selezionati per categorie di difficoltà, poi sono iniziate le gare con la finalissima trasmessa in diretta – racconta l’allenatore – ora aspettiamo i diplomi di partecipazione e le medaglie che, non potendo esserci le premiazioni in presenza, saranno consegnate direttamente a scuola ai ragazzi”.

“La cosa più bella degli ‘special sport’ è che fanno valere per davvero il detto ‘l’importante è partecipare’. Viviamo in un mondo che è competitivo in ogni ambito e dove ognuno cerca di primeggiare. Queste manifestazioni sono invece dei rari momenti in cui si gioisce per gli altri, qualunque risultato ottengano, anche solo per essere arrivati alla fine. E’ un’emozione che coinvolge tutti, ragazzi con o senza disabilità” racconta la prof.ssa Katia Negri, referente dei laboratori “Fatti per Imparare” dell’Istituto Parini.

“Da dieci anni la nostra scuola promuove questo progetto che permette di effettuare didattica laboratoriale per alunni con disabilità cognitiva grave. Negli ultimi tre anni abbiamo attivato in maniera stabile e continuativa un’ora di Karate alla settimana, grazie alla collaborazione con il maestro Salvatore Messina e alla prof.ssa Paola Pecollo che segue da vicino questa attività”.

Il maestro Salvatore Messina con Elvio Frisco, la prof Katia Negri e due studenti coinvolti nel progetto, Andrea e Romeo

I laboratori per i ragazzi diversamente abili “li aiutano ad un apprendimento reale e consentono l’inserimento di nuove competenze nella loro autonomia di vita – spiega la docente – uno degli aspetti più importanti è l’inclusione, che avviene coinvolgendo tutti gli alunni della classe, diversamente abili e normodotati, realizzando uno scambio che è proficuo per entrambi: i ragazzi con disabilità hanno delle capacità speciali, soprattutto una maggiore disinvoltura nel mettersi in gioco e questo è di esempio per gli altri compagni che si fanno contagiare dal loro entusiasmo. Si realizza così una vera inclusione”.

Il Karate, in questo, fa la sua parte: “E’ una tipologia di sport spesso associata alla violenza, al combattimento, invece è una disciplina che sa dare tanto – sottolinea il maestro Messina – e i ragazzi ci sanno stupire ogni volta con le loro capacità, da loro c’è tanto da imparare”.

Nel lecchese, il binomio tra sport e disabilità è da tempo una realtà importante: “Ci sono diverse società sportive sul territorio che partecipano alle Special Olympics e da anni si promuovono progetti di inclusione attraverso lo sport nelle scuole – spiega Elvio Frisco direttore del Team Provinciale di Lecco delle Special Olympics – attraverso lo sport i giovani, normodotati o con disabilità, hanno modo di interagire tra loro, di conoscere reciprocamente i propri limiti e le proprie capacità. E’ un percorso nello sport che inizia nelle scuole e che per molti atleti prosegue grazie alle associazioni sportive”.