Rosita Rota Gelpi si racconta: “Tante soddisfazioni e nessun rimpianto”

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Tre volte sul tetto del mondo nella corsa in montagna

Dopo Codol e Polvara, intervista a un’altra campionessa della Valsassina

LECCO – Prendendo spunto dall’ormai nota fotografia che ritrae i tre campioni valsassinesi, dopo Massimo Codol e Gianfranco Polvara questa è la volta dell’intervista a Rosita Rota Gelpi. C’era anche lei quel giorno che, come ci è stato segnalato dall’allora sindaco Giovanni Beri, non si trattava dell’inaugurazione del primo tratto della ciclabile bensì del secondo pezzo tra i comune di Introbio e Primaluna. Una precisazione importante che accogliamo con molto piacere visto che dimostra come il ricordo dell’evento, a distanza di anni, è ancora presente nella memoria dei protagonisti di allora.

Da sinistra, il sindaco di Introbio Eusebio Marconi, Gianfranco Polvara, Massimo Codol e Rosita Rota Gelpi durante l’inaugurazione del secondo tratto della pista ciclabile sul Pioverna

Ciao Rosita, partiamo proprio dall’inizio della tua carriera…
“Ho iniziato a correre molto presto. Sono nata a Lecco il 6 novembre del 1973 e a 9 anni, seguendo le orme di mio fratello Nicola, misi la maglietta del Cs Cortenova e con grande stupore vinsi la gara. Da lì è stato un lungo elenco di successi fino ad arrivare alla prima vittoria importante, a soli 18, quando a Susa vinsi il titolo mondiale Juniores di corsa in montagna. Ricordo quando mia madre mi chiese cosa volessi fare nella vita e io senza esitazione risposi “correre”. Accompagnata dai miei allenatori Eligio Melesi e Gianni Selva, iniziai il cammino che mi avrebbe portato a vestire più volte la maglia azzurra”.

Hai sempre fatto l’atleta di professione?
“Non finirò mai di ringraziare Memi Mascheri: per quattro anni sono stata impiegata nella sua tipografia dandomi l’opportunità di potermi allenare regolarmente. Quando mi si presentò l’occasione di potermi arruolare nel Cs Forestale e di fare della corsa l’attività principale, mi disse ‘Rosy, prendi al volo questa opportunità, provaci, se un domani non dovessi sentirti a tuo agio, il tuo posto qua in tipografia sarà sempre assicurato’. Nel 1994 sono entrata a far parte del Centro Sportivo del Corpo Forestale dello Stato, sotto il controllo del direttore sportivo nonché della nazionale della corsa in montagna Raimondo Balicco (recentemente scomparso). Lo ricordo con molto affetto… con lui ho condiviso i momenti più belli della mia carriera sportiva”.

La compagna di allenamenti Carla Mascheri abbraccia una giovanissima Rosita Rota Gelpi all’inizio della sua carriera

Quindi sei passata da una società valsassinese direttamente alla Forestale?
“Prima ho gareggiato con l’Atletica Brianza Cosma e successivamente alla Snam dove gareggiavo in campestre, pista e strada ma a me piaceva la montagna. Il passo successivo è stato arruolarmi. Nel 1998 sono diventata campionessa europea al Sestriere e l’anno dopo (1999) ho vinto il titolo mondiale in Malaysia… una gara indimenticabile anche sotto
l’aspetto paesaggistico. Avevo appena cambiato guida tecnica, ero allenata
da mio cugino Giorgio Rusconi, fu lui a insistere per migliorare la mia tecnica di corsa
rendendola meno dispendiosa e più efficace”.

Nel tuo curriculum non c’è solo la corsa in montagna
“Nella corsa in montagna ho raccolto di più: 3 titoli mondiali (1 da
Juniores nel 1992 e due da Seniores nel 1994 e 2004), quattro campionati mondiali a
squadre e tre volte al secondo posto, una vittoria al campionato europeo individuale
e tre a squadre. Tra campestre, strada, pista e montagna ho vinto una ventina di
titoli italiani. Nel 1999 ho ottenuto i miei migliori risultati in pista sui 3000m con
9’36”12 a Nembro, sui 5000m 15’57”61 a Bergamo, nel 2002 nei 10000 a Camaiore
33’08”34 e nel 2006 in mezza maratona a Villalagarina corsi in 1h14’55””.

Rosita Rota Gelpi con il Presidente della Repubblica

Quindi non andavi forte solamente in montagna?
“Sono stata la prima donna italiana a vincere un titolo mondiale (sia da Juniores che
da Seniores) nella corsa in montagna, nel 2000 un bronzo europeo individuale
ripetuto nel 2004 in Polonia. Sempre nel 2004 il tris mondiale… quella gara resta la
più importante perché è stata una vittoria inaspettata, una delle più combattute,
forse è stata la vittoria della volontà, della riscossa: dopo un 2003 da dimenticare, la
soddisfazione più importante è stata quella di aver potuto regalare delle emozioni alle
persone a me care grazie alla diretta Rai (i miei genitori hanno avuto il ruolo più importante
per la mia carriera agonistica, supportandomi nei momenti difficili senza darmi
alcuna pressione, senza di loro sono certa che alcuni risultati non sarebbero mai
arrivati). Quella vittoria è stata per la maggior parte merito del mio allenatore di quel periodo, Renato Gotti, che mi aveva risollevata credendo in me, donandomi tanta positività e fiducia, mi ha insegnato che lavorando ogni giorno con pazienza i risultati arrivano. Un grazie anche al mio mental coach Remo che ha potenziato la mia capacità di concentrazione e raggiungimento dell’obiettivo”.

Con Gotti poi è iniziata l’avventura della Maratona
“Il mio sogno era quello di poter fare una disciplina olimpica per vedere dove potevo arrivare. Tre furono le mie maratone: esordio a Milano poi Trieste, dove riuscii a vincere sempre con Renato Gotti al mio fianco. Il suo impegno come fisioterapista dell’Atalanta ci divise e così mi seguì il tecnico della nazionale Luciano Gigliotti con cui nel 2006 corsi la maratona di Vienna facendo il mio personale di 2h37’48”. Per poco non riuscii a qualificarmi per gli europei di maratona, ma ero sicura che con il lavoro e l’impegno ce l’avrei fatta a
migliorarmi. Purtroppo un brutto infortunio mi fermò quando potevo fare il salto di qualità
anche nella maratona, si vede che doveva andare così. Proprio riguardo a questo periodo voglio ringraziare il dottor Gianni Righetti che mi è stato sempre vicino come medico sportivo nella mia lunga carriera e anche dopo l’infortunio si è prodigato assieme alla moglie Carmen e alla figlia Maria per provare a rimettermi in carreggiata”.

Riconoscimenti sono arrivati anche fuori dallo sport.
“Ho ricevuto due benemerenze civiche, a Introbio e Lecco, e una medaglia d’oro per meriti sportivi dal Presidente della Repubblica a Roma. Poi ho fatto parte del Coni Provinciale di Lecco”.

E oggi, cosa fai?
“Oltre a fare la mamma di due splendidi bimbi Sara e Andrea, sono vice brigadiere presso la Stazione Carabinieri Forestale di Dervio. Sia nello svolgimento della mia carriera agonistica che lavorativa ho avuto la fortuna di vivere a stretto contatto con la natura che amo moltissimo. Oggi ho la possibilità e il dovere, insieme ai miei colleghi, di proteggere l’ambiente che è la risorsa più preziosa che abbiamo”.

Rimpianti?
“Ho sempre pensato di essere una persona fortunata e continuo a pensarlo, ho avuto
una splendida carriera che mi ha portato a girare il mondo e costruire amicizie
solide, ho un bel lavoro e una splendida famiglia che comprende anche i miei genitori. Tanta salute… e soprattutto nessun rimpianto”.

Come vedi l’atletica in Valsassina e nel Lecchese?
“E’ 10 anni che sono fuori dal mondo dell’atletica, appena i miei bimbi saranno più grandi forse ci rientrerò per poter condividere con gli altri tutto quello che ho imparato in 27 anni di carriera agonistica. So che la Valsassina e il Lecchese hanno sempre sfornato campioni perciò sono sicura che ne arriveranno presto altri. Grazie anche a tutte le persone che come me amano questo sport e hanno passione da trasmettere ai più giovani”.