Vela Canottieri Lecco, intervista al nuovo direttore Gaetano Papa

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Gaetano Papa, direttore del Settore Vela della Canottieri Lecco

 

LECCO – “Oggi c’è poco vento, giornata perfetta per imparare ad andare in barca a vela”. Appena l’ho sentito dire così ho pensato si riferisse alla decina di Optimist adagiate sullo specchio d’acqua di fronte alla rocca di Parè, guidate da giovanissimi velisti, bimbi di 10 anni al massimo. Invece Gaetano Papa, nuovo direttore del settore vela della Canottieri Lecco, aveva già un’idea ben precisa in mente. L’ho intuito vedendolo dirigersi verso la darsena dove sono ormeggiate le barche. “Visto che mi devi intervistare e l’argomento è la barca a vela facciamolo come si deve!”.

Re Davide, la barca a vela della Società Canottieri Lecco, ormeggiata nella darsena

 

In effetti sono qui proprio per questo motivo: il settore vela ha un nuovo direttore, che abbiamo voluto incontrare per farci raccontare qualcosa di questo sport. Gaetano Papa è di Caserta, approdato a Lecco nel 2009 per lavoro (è un ingegnere meccanico, ndr). Una passione innata per la vela, che una volta giunto in città ha potuto portare avanti e coltivare. “Lecco fortunatamente non ha solo le montagne, ma anche il lago. Ho scoperto la Canottieri e mi ci sono trovato subito bene, nel giro di qualche anno ho iniziato a partecipare ad alcune regate con una squadra della Società, è stato divertente”.

Mentre mi racconta dei suoi primi anni a Lecco siamo già al largo della Canottieri, a bordo di Itaca, la sua barca a vela. Navighiamo a motore, verso il gruppo di allievi del corso vela che in estate è organizzato a ‘settimane azzurre’: “In pratica i bimbi che si iscrivono al corso  per la classe Optimist (tutti tra i 6 e i 13 anni, ndr) frequentano le lezioni dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17. Quelli che decidono di rimanere e proseguire dopo il corso entrano in agonistica. Attualmente abbiamo 50 corsisti e 8 agonisti, numeri che ci soddisfano ma che naturalmente puntiamo ad aumentare” racconta Gaetano.

Un piccolo allievo del corso all’opera a bordo di un’Optimist

 

“Com’è vista la pratica della vela a Lecco?” chiedo io, pensando d’un tratto che qui siamo famosi soprattutto per la canoa e il canottaggio. “E’ una disciplina che ha avuto tanti alti e bassi – spiega – d’altra parte non è uno sport immediato, non si può praticarlo tutto l’anno con costanza. E’ anche vero che la Canottieri è un sodalizio sportivo che racchiude diverse discipline oltre la vela: canoa, canottaggio, nuoto, tennis, tennis tavolo, per un totale di 250 atleti agonisti. Qui si fa sport e si passa il tempo libero, con particolare attenzione ai giovani. Io personalmente credo molto nell’educazione allo sport: la dedizione e il sacrificio che la pratica richiede è uno dei nostri obiettivi principali. Negli anni abbiamo visto i risultati, continuare su questa base è indispensabile”.

Da due anni la Canottieri Lecco collabora con il Cab Polidiagnostico che sponsorizza e sostiene la sezione Vela. “Avere un partner attento e sensibile allo sport, specialmente quando praticato da ragazzi, è un valore aggiunto alla nostra mission. Proprio con il Cab organizzeremo a breve dei corsi di formazione e informazione dal tema ‘Sport, Medicina Sportiva, Salute e Prevenzione'” spiega Gaetano.

Tornando alla vela, pur non essendo lo sport principale di Lecco la Canottieri è stata in grado di avvicinare moltissimi atleti a questa disciplina, arrivando ad organizzare un appuntamento oramai storico e di richiamo internazionale quale la regata Interlaghi, che chiude la stagione prima della pausa invernale.

“Quest’anno l’Interlaghi festeggia la sua 45^ edizione, le date sono quelle del 28 e 29 ottobre. Le ultime edizioni hanno visto partecipare 90 barche in 8 classi, circa 400 persone di equipaggio e altre 300 come accompagnatori. Numeri di cui Lecco può andare fiera” ha commentato Gaetano.

Come non ricordare anche la più recente Interlaghina, regata dedicata ai ragazzi dagli 8 ai 14 anni in classe Optimist. Giunta alla sua 5^ edizione la regata (che si svolgerà il 21 e il 22 ottobre) vedrà gareggiare anche velisti dello Yatch Club di San Pietroburgo e della vicina Svizzera. Per questo Gaetano ha pensato a qualcosa di nuovo: “Avremo 70 barche e circa 300 persone all’evento, abbiamo pensato di organizzare una parata per le vie della città per presentare gli atleti, eventi e giochi per bambini”. L’Interlaghina come aggiunto avrà anche uno scopo benefico: presente infatti la Onlus Flying Angels che si occupa di pagare i biglietti aerei per bambini bisognosi di particolari cure lontano da casa. “La regata sarà occasione di raccogliere fondi per aiutare questa onlus”.

L’organizzazione di Interlaghi e Interlaghina è affidata al Comitato regate, presieduto da Giuseppe Banfi detto “Baffo”.

Osservo i bimbi alle prese con virate, boline, traversi (in due ore in barca a vela ho scoperto che la terminologia di questo sport è davvero ampia e difficile!). In acqua ci sono dieci Optimist, vale a dire la prima barca su cui si impara a veleggiare. Sono bellissime. Una volta incorniciate dalla rocca e dalle case colorate di Malgrate bassa, un’altra da Lecco e dal Resegone.

Per cominciare ad andare in barca a vela gli step sono tre mi spiega Gaetano: “La prima prova è di equilibrio: i bimbi devono camminare sulla barca in acqua, imparando l’equilibrio. Poi c’è il tuffo con risalita e infine la scuffiata: quando il bambino se la sente ed è pronto la barca viene ribaltata e lui deve riuscire a raddrizzarla e a risalirvi. Una volta superate queste tre prove si inizia a veleggiare”. Ad assistere i giovanissimi corsisti sono tre istruttori, Tommaso Strada, Sergio Gottoli e Luca Pozzoni (questi ultimi due sono aiuto istruttori).

“Per un bambino – commenta Gaetano – imparare uno sport o qualcosa è fondamentale, ti rimane per la vita. Succede lo stesso andando in bici, si dice che una volta imparato non si dimentica più. Lo stesso accade con la vela: ti avvicina molto alla natura, ti insegna a conoscerla e a rispettarla. La vela non è solo questione di nodi e di vento, ma di pazienza, di esperienza. Fatica che certe giornate in barca sanno ripagare come nient’altro. Poi, siamo d’accordo, io sono un po’ di parte forse…”.

Credo di capirlo in realtà. Dopo aver lasciato i corsisti al loro allenamento Gaetano si offre di darmi qualche rudimento di vela. Mi fa sedere vicino al timone e parte dalla base: i nomi delle vele, randa e fiocco (rispettivamente la principale e quella di prua, detta anche Genoa se più grande), la funzione del boma, orzare, poggiare, le andature, le cime. Veleggiamo nel golfo di Lecco, ogni tanto per colpa mia finiamo in un angolo morto, le vele si ‘afflosciano’ e tocca aspettare qualche minuto per ripartire con l’aiuto del vento.

Finalmente riesco a tenere la stessa andatura per qualche metro (sto andando di bolina, per l’esattezza). C’è una buona brezza per una principiante come me, 9 nodi più o meno mi dice Gaetano. Il silenzio è inaspettato e appagante, la barca ‘cammina’, sensibile alle variazioni del vento e ad ogni mio tocco del timone. Non so se diventerò mai una velista provetta, ma la breve esperienza, di certo, ha lasciato il segno.