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In cammino con il consigliere regionale di opposizione verso le prossime elezioni

Un appuntamento mensile per tracciare un bilancio e guardare al futuro di Regione Lombardia

ADV – Inizia oggi, a poco più di un anno dalle prossime elezioni regionali, il punto mensile di Raffaele Straniero, 66 anni, consigliere regionale del Partito Democratico. Uno spazio per ripercorrere questi cinque anni all’opposizione, stilare un bilancio e guardare al futuro facendo il punto sugli obiettivi primari da perseguire.

E’ innegabile che il tema più caldo di questi anni sia la sanità. Il Covid, in maniera impietosa, ha mostrato i limiti della gestione lombarda.
“Sanità e trasporti: Regione Lombardia, su entrambi i temi, ha mostrato tutte le criticità che la cosiddetta eccellenza, di cui la Giunta si è sempre riempita la bocca, mascherava. E’ vero che la nostra regione può vantare molteplici eccellenze, anche nella sanità, ma sono dovute esclusivamente alla grande competenza degli operatori che nessuno intende mettere in dubbio. La gestione, che compete alla politica, ha invece mostrato tutte le sue falle. Ognuno di noi si sarebbe trovato impreparato davanti alla crisi pandemica, ma se ci fosse stato un sistema di sanità territoriale all’altezza della situazione le cose sarebbero andate meglio. Non a caso prendo ad esempio Veneto ed Emilia Romagna (la prima amministrata dal centro-destra e la seconda dal centro-sinistra): mi pare che in questo contesto difficilissimo abbiano dimostrato che avere una sanità più prossima al territorio porta risultati migliori”.

Il suo giudizio sulla Riforma Sanitaria portata avanti dalla Giunta Fontana?
“Purtroppo non ci sembra una vera riforma della sanità perché i principi cardine dell’impostazione ‘Formigoniana’ sono rimasti. E’ difficile parlare di un’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata che di partenza hanno obblighi totalmente diversi. Questa riforma ripropone il cliché precedente con qualche aggiustamento qua e là. Ci auguriamo solo che le novità derivate dall’impostazione nazionale, mi riferisco a ospedali di comunità e case di comunità, possano essere applicate in maniera seria. Questo sì, potrebbe portare un cambiamento significativo importante della nostra sanità. Sto parlando di cambiamenti seri, non semplici ‘cambi di targa’ come sto vedendo in questo avvio. Non basta modificare il nome di ciò che c’era prima in ‘case comunità’, perché questa trasformazione deve essere molto più profonda e coinvolgere tantissimi attori per funzionare. Purtroppo rimangono molti dubbi perché l’impostazione a livello di strutture è la stessa: ospedale e sanità territoriale dipendono sempre dall’Asst con i grossi limiti che abbiamo visto tutti. Spero di sbagliarmi ma non vedo un cambiamento effettivo”.

Trasporti, altro nodo critico che ha vissuto parecchi problemi negli ultimi anni.
“La situazione è rimasta un po’ ovattata nel periodo pandemico perché tante persone hanno rinunciato al trasporto pubblico, i dati parlano di un calo del 40% nel raffronto fra l’utenza attuale e quella del periodo prima della pandemia perché le persone scelgono i mezzi privati o lo smart working. Alla ripresa, però, tutte criticità sono venute a galla fino alla recente ondata della variante Omicron che, ovviamente, ha colpito anche i lavoratori di Trenord costringendo a tagli pesantissimi delle corse su tutte le linee dei pendolari. Come per la sanità, anche sui trasporti la gestione regionale ha messo in evidenza tutti i suoi limiti tanto che per la prima volta, tutti i comitati pendolari della Lombardia si sono uniti per scrivere al presidente Fondana dichiarando l’insoddisfazione per Trenord e per la gestione impostata da Regione Lombardia arrivando a chiedere le dimissioni dell’assessore Terzi. Questo credo riassuma il punto in cui siamo. Un recente sondaggio di Trenord rivela che la soddisfazione dei pendolari è al 42%, la percentuale scende al 31% circa la puntualità e la pulizia e scende ancora al 27% per l’affidabilità e servizio”.

Il giudizio complessivo del consigliere Raffaele Straniero è negativo.
“Non lo dico poiché essendo all’opposizione devo bocciare a prescindere l’operato della maggioranza, ma credo che ci siano fatti oggettivi sotto gli occhi di tutti. Su sanità e trasporti è impossibile dare giudizio globale positivo. E’ chiaro che, alla fine, l’ultima parola spetta ai cittadini, loro saranno i migliori giudici. E proprio sul fronte elezioni 2023 credo (anche se probabilmente nemmeno questa volta sarà così) che una regione come la Lombardia meriti un appuntamento elettorale dedicato per mettere su tavolo unicamente temi regionali. Ormai dal 2013, e temo che il prossimo anno sarà ancora così, il voto per le regionali coincide con il voto per le politiche e questo incide sul risultato. Se il focus fosse unicamente sulla Lombardia credo che la Giunta regionale farebbe fatica a raggiungere la sufficienza. Non è un tema secondario, anche le ultime elezione lo hanno dimostrato, con il distacco di 20 punti tra Giorgio Gori e Attilio Fontana che rivela un dato politico piuttosto che di gradimento tra i due contendenti”.

Adesso è inevitabile guardare al post pandemia: ripresa economica da un lato, lavoro e caro bollette dall’altro.
“In questo momento è difficile fare previsioni perché i fattori in ballo sono molteplici. Se grazie alle vaccinazioni ci sarà la trasformazione della pandemia in un virus endemico, allora quella ripresa economica a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi credo possa prendere sempre più forza dal punto di vista economico e sociale. Bisogna puntare lo sguardo, però, ai fattori di criticità che sono tanti: la ripartenza ha avuto come immediata conseguenza il rincaro delle materie prime, poi c’è stata l’impennata dei costi dell’energia con i pesanti riflessi che stiamo vedendo oggi su famiglie e imprese. Non ci sono ricette immediate, ma la crisi può migliorare i nostri comportamenti e dobbiamo trovare la capacità di adattarci al meglio, sempre facendo attenzione ai rischi. Poi c’è il lavoro con i suoi riflessi sociali: è indubbio che con la pandemia si siano persi posti di lavoro, è vero che c’è una ripresa, ma con molta precarietà; da sottolineare che comunque non si sono ancora raggiunti i livelli pre-pandemia. Già prima del Covid il numero delle famiglie a rischio povertà era in notevole aumento, a maggior ragione lo sono adesso e questo lo abbiamo già denunciato: ripresa non è sinonimo di cessata emergenza sociale. Bisogna riprendere ma riprendere tutti insieme. Compito della politica è prestare attenzione e intervenire perché questo possa davvero succedere”.

Lavoro ed emergenza sociale: sono queste due importanti sfide su cui si gioca il futuro della Lombardia.
“Ho sempre una visione abbastanza ottimista, ci sono tutti i presupposti per ripartire bene, però attenzione a non lasciare indietro nessuno. In Regione seguo due commissioni: Programmazione e bilancio (I commissione) e Attività produttive, istruzione, formazione e lavoro (IV commissione). Sul tema del caro energia abbiamo formulato una proposta di risoluzione alla commissione che preveda che anche la regione faccia la sua parte a fianco dei, sacrosanti, interventi di ristoro previsti da Governo per famiglie e imprese. Proprio perché credo fermamente che la crisi debba essere un’opportunità per migliorare ho formulato tre proposte: un fondo per favorire gli investimenti delle aziende per la riconversione degli impianti per l’autoproduzione dell’energia; mettere a disposizione check-up energetici gratuiti per le aziende che possano valutare con esperti quali investimenti effettuare e dove migliorare; una convenzione di Regione con Abi e Finlombarda per dare modo, con fidi o prestiti a tassi agevolati, di accedere a risorse per il tema del caro bollette senza sobbarcarsi tassi troppo elevati. Mi auguro che queste tre proposte vengano accolte”.

Lavoro, il tema è complesso e molto articolato.
“Dare una ricetta sarebbe impossibile e poco serio vista la complessità del tema, ma il presupposto è che le aziende lavorino e ci sia occupazione. Rispetto ai giovani vorrei che vengano favoriti e incentivati contratti di apprendistato. Abbiamo visto come stage e tirocini siano diventati una forma di sfruttamento con giovani sottopagati o costretti a lavorare gratis. Il contratto di apprendistato ridarebbe dignità a questi lavoratori oltre a essere un  momento di formazione importante. Governo e regione dovrebbero incentivare le imprese che fanno questo tipo di contratto. Altro grosso tema è una formazione delle competenze che renda le persone occupabili, perché troppo spesso domanda e offerta di lavoro non si incrociano. In questo momento, ad esempio, le aziende lamentano mancanza di competenze tecniche: questo non vuol dire che tutti gli studenti debbano frequentare istituti tecnici, però nelle scelte di un percorso di studi è importante valutare il grado di occupabilità e anche noi dobbiamo lavorare in questo senso. Altro punto importantissimo sono gli over 50 che perdono il lavoro per i quali vanno pensate agevolazioni con una riduzione del costo del lavoro. Sarebbe fondamentale creare una anagrafe territoriale (possibilmente gestita a livello provinciale) che raccolga le competenze a disposizione. E poi un sistema di formazione continua che sia il più possibile adatta alle persone che devono essere formate. Non ultimo il tema del lavoro femminile, per il quale tengo a sottolineare che il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge per eliminare gender gap”.