64 persone morte negli ultimi 5 anni sulle montagne della Valsassina e Valvarrone

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Alessandro Spada capo stazione della Stazione Valsassina e Valvarrone del CNSAS

Alessandro Spada: “Bisogna tornare a dispensare la ‘cultura della montagna'”

L’appello del Capo della Stazione Valsassina – Valvarrone a enti, associazioni e istituzioni

BARZIO – Tre morti sul Grignone e ben 26 persone soccorse sulle montagne della Valsassina in soli due mesi dall’inizio dell’anno.

Un tragico bollettino reso ancor più drammatico se lo si proietta a ritroso: sono infatti ben 61 le persone decedute sulle montagne valsassinesi e della Valvarrone negli ultimi 5 anni alle quali si aggiungono i tre alpinisti deceduti in questo inizio 2023, si arriva ad un totale di 64.

“E’ un dato che fa riflettere. Che deve far riflettere – commenta Alessandro Spada capo stazione della stazione Valsassina – Valvarrone già vice Delegato della XIX Delegazione Lariana e vice presidente Regionale – E’ necessario intervenire attraverso un meticoloso lavoro di prevenzione da svolgere attraverso l’educazione dell’andare in montagna“.

Spada ne è convinto: “Al di là dei drammatici accadimenti degli ultimi giorni, dobbiamo tornare a dispensare la ‘cultura della montagna’ iniziando dalle scuole”.

Un appello importante e accorato quello del capo stazione, il quale, tornando alla disgrazia di sabato scorso, pur non potendo stabilire con esattezza la dinamica di quanto accaduto, ci aiuta a capire le condizioni generali in cui versava il ‘Couloir Zucchi’ (letteralmente corridoio) così come buona parte dei canali posti sul versante Ovest del Grignone: “Solitamente in questo periodo dell’anno i canali sono carichi di neve che li rende uniformi e consente una risalita più agevole. Quest’anno, così come l’anno scorso, le scarse precipitazioni hanno creato una situazione anomala. Come si dice in gergo i canali sono ‘magri’, ossia scarichi di neve. Ciò li rende più tecnici, impegnativi e insidiosi, come nel caso del ‘Couloir Zucchi’. Un misto di neve, ghiaccio, roccia che incrementa il grado di difficoltà. Queste condizioni possono quindi richiedere anche un approccio diverso di risalita rispetto a quanto si era preventivato all’attacco”.

Un altro aspetto fondamentale inerente l’intervento di sabato scorso che Spada tiene a precisare è stata la presenza sul posto di un volontario del Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) appartenente alla Stazione Valsassina – Valvarrone: “Il collega era in zona e aveva notato i due impegnati lungo il ‘Couloir Zucchi’. Non vedendoli sbucare e arrivare al Rifugio Brioschi si è insospettito e si è fatto calare da un amico. Non rilevando più la presenza dei due alpinisti ha fatto scattare l’allarme, attivando la macchina dei soccorsi, restando sul posto e mettendosi a disposizione per indicare all’elisoccorso del punto esatto dove effettuare la perlustrazione dall’alto, fornendo supporto via terra. Questo è un esempio di come la presenza sul territorio dei volontari del Soccorso Alpino sia spesso fondamentale ai fini delle operazioni di soccorso”.

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(foto Soccorso Alpino)

Una tragedia quella di sabato scorso che segue a quella di una settimana prima, quando lungo il Canale Ovest, che corre parallelo al ‘Couloir Zucchi’, aveva perso la vita un altro alpinista: Francesco Luiso.

“E’ fondamentale informarsi prima di compiere qualsiasi tipo di escursione – puntualizza Spada – E bisogna farlo come si faceva una volta, quando non c’era internet, telefonando ai rifugisti, alle Guide Alpine del posto e, al più, allo stesso Soccorso Alpino. Non basta raccogliere qualche informazione in Rete dai post sui social e da siti vari. Bisogna informarsi chiedendo a persone esperte, deputate a dare questo tipo di informazioni, che conoscono il territorio e le condizioni”.

La raccomandazione assume un valore ulteriore davanti ad un altro dato: “Su 10 persone soccorse in Valsassina 7 non risiedono sul territorio – precisa Spada – Questo denota ulteriormente la necessità di formare le persone che approcciano alla montagna le quali, per differente cultura ed educazione, hanno meno nozioni di chi in montagna ci vive e vi abita e, nel contempo, è necessario fornire informazioni utili e facilmente fruibili a tutti coloro che la frequentano”.

Il capo stazione Spada su questo punto è deciso a intraprendere un’iniziativa di sensibilizzazione lanciando un appello accorato: “Va creato un tavolo di lavoro aperto ad enti, associazioni, istituzioni, media e liberi cittadini per dare vita ad un progetto di educazione alla montagna. Non possiamo assistere inermi alle tragedie che si consumano sui nostri monti. Noi come Soccorso Alpino siamo pronti ad impegnarci in prima linea”.