COLICO – Un tesoro della storia ben protetto dietro a mura robuste, cunicoli e imponenti cannoni: il Forte di Montecchio Nord è una delle testimonianze dei due conflitti mondiali meglio conservate in tutta Europa ed una delle principali attrazioni per i visitatori dell’Alto Lario lecchese.
Si trova a Colico, crocevia dove s’incontrano le province di Lecco, Como e Sondrio, all’estremità nord del lago. La fortezza è stata costruita in un solo anno, tra il 1913 e il 1914 e durante la Prima Guerra Mondiale ha ospitato una quarantina di soldati, un centinaio invece nel secondo conflitto quando è stato occupato dall’esercito della Repubblica di Salò e dalle truppe tedesche.
Il forte si erge in un punto strategico, lungo la “Linea Cadorna”, all’incrocio tra le principali vie che dal lago portano verso i valichi alpini, il Passo dello Spluga in Valchiavenna e il Passo dello Stelvio in Valtellina.
Fondamentale, in tempo di guerra, era dominare quei passaggi dagli invasori che potevano giungere dalla Svizzera e dall’Austria, e il compito del forte era distruggere le linee nemiche e i corazzati in transito, grazie ai suoi quattro cannoni 149/35 Schneider, che coi loro 14 chilometri di gettata potevano sparare i propri colpi fino a Verceia di Chiavenna e Morbegno in Valtellina.
Durante la Prima Guerra Mondiale, il forte non fu mai chiamato all’azione. Nel secondo conflitto invece, in piena guerra di liberazione, fu scenario della rivolta dei repubblichini sui tedeschi che avevano preso il comando della roccaforte. Era il 26 aprile nel 1945: dopo uno scontro a fuoco, nel quale perirono due soldati nazisti, la guarnigione si convinse alla resa e i partigiani se ne impadronirono.
Il giorno successivo, il boato di quei potenti cannoni risuonò sul lago, erano i colpi di avvertimento lanciati dal forte ad una autocolonna italo-tedesca, la stessa che scortava Mussolini e altri gerarchi fascisti in fuga dall’Italia e già fermata poco prima a Dongo, dove il Duce fu consegnato e fatto prigioniero dalla 52ª brigata Garibaldi. All’esercito fu consentito di proseguire ma le truppe dovettero interrompere la marcia a Colico, sotto la minaccia dei cannoni di Montecchio.
Cinque colpi che furono sparati senza alcune precisione, visto che i fascisti avevano bruciato anche le carte di tiro insieme ad altri documenti prima di lasciare Montecchio, ma bastarono ad impressionare la carovana nemica che si arrese; ai soldati tedeschi fu comunque concesso di raggiungere la Svizzera, dopo aver consegnato ai partigiani le armi e il materiale bellico.
Aperto al pubblico dal 2001, il forte nel 2009 è entrato a far parte del Museo della Guerra Bianca. Un posto ricco di storia ma dove non manca la tecnologia: a condurre il visitatore tra le sale della fortezza, c’è oggi un sistema innovativo che, attraverso una App e attivando il sistema bluetooth e GPS dello smartphone, in assenza di rete all’interno della fortezza, consente ai turisti, attraverso degli appositi trasmettitori, di fruire di visite guidate in otto lingue tramite il proprio cellulare, visualizzando sullo schermo le mappe gratuitamente scaricate in biglietteria.
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