LECCO – L’allestimento della tendopoli al Bione per l’accoglienza dei profughi fa discutere e divide l’opinione pubblica lecchese.
All’interno del panorama politico cittadino gli esponenti del centrodestra sono unanimi nel ritenere la sistemazione del campo in quell’area pubblica “un accomodamento non idoneo”, ma diverse sono le soluzioni che propongono come alternativa.
Secondo Daniele Nava, sottosegretario regionale del Nuovo Centrodestra, gli immigrati che ospita il territorio lecchese potrebbero essere impiegati in lavori socialmente utili per la comunità, come spiega: “Allestire una tendopoli ha senso soltanto se si tratta di un’emergenza di pochi giorni o, al limite qualche settimana, perché le tende sono create per quello scopo e non per altro. Gli immigrati che vengono accolti nel nostro territorio si ritrovano vitto e alloggio, ma vengono lasciati tutto il giorno con le mani in mano, senza che sia pensato per loro un programma di lavoro, cosa che è poco dignitosa anche per loro stessi. Già in campagna elettorale avevamo chiesto che nel caso il Comune avesse dato la disponibilità per l’ospitalità, si pensasse a come poter occupare queste persone in modo che la permanenza fosse vantaggiosa sia per loro che per tutta la comunità. Ci sono tanti lavori che andrebbero fatti, come la cura del verde pubblico, per questo chiedo esplicitamente al sindaco di pensare, insieme alla Prefettura e agli organi di governo presenti nel territorio, a togliere la tendopoli e a studiare un diverso piano di accoglienza per gli immigrati che preveda un progetto di lavoro regolare, ovviamente con un piano di copertura assicurativa, per permettere loro di ‘ripagare’ l’ospitalità rendendosi utili alla comunità ospitante”.
Fratelli d’Italia, invece, si sta organizzando per metter in atto una “sana protesta”, come riferisce Giacomo Zamperini: “Insieme alla Lega Nord settimana prossima faremo un gazebo per protestare contro quella che ci sembra una soluzione del tutto non idonea. Non vogliamo essere presi per insensibili o per razzisti e non vogliamo inasprire le divisioni tra la popolazione che questa situazione ha creato, però vogliamo far sentire la nostra voce. L’allestimento di tende al Bione con questo caldo e in uno spazio non adatto, non fa bene alla nostra città che il Comune avrebbe il dovere di difendere. Dopo pochi giorni e con solo i primi arrivi, complice l’alta temperatura, i servizi igienici sono maleodoranti e ancora non sappiamo nulla di come verrà gestita la tendopoli, se sarà pattugliata dalla polizia o meno, in più il Bione dovrebbe essere il biglietto da visita per chi arriva a Lecco da Bergamo e trovare una situazione simile non è una cosa positiva. Le persone che sono ospitate nelle tende ovviamente non hanno nessuna colpa, per noi la colpa è del Comune e della Prefettura che hanno pensato a una simile soluzione: Lecco è una città ospitale, lo è sempre stata, e per la destra il valore dell’ospitalità è sacro, ma questa ospitalità deve essere affrontata nel modo giusto. Bisogna prima pensare ad aiutare i lecchesi in difficoltà, poi, se avanzano le risorse, ospitare i bisognosi con criterio, senza lasciare spazio a un’accoglienza indiscriminata: tra ospitalità e finto buonismo che porta all’idiozia c’è differenza, altrimenti si va solo ad alimentare le tensioni sociali”.
La protesta di Fratelli d’Italia è condivisa anche dalla Lega Nord. Il consigliere comunale Cinzia Bettega illustra il punto di vista del Carroccio:
“Settimana prossima allestiremo un gazebo al Bione per ribadire la nostra posizione di assoluta contrarietà nei confronti di questa politica che prevede arrivi indiscriminati e disorganizzati di persone provenienti da tutto il mondo, una vera e propria invasione, dato che in Italia ne sbarcano migliaia al giorno. L’attuale politica nazionale nei confronti dell’immigrazione ci rende i collaboratori numero uno degli scafisti, persone che per guadagnare stipano dei disperati sulle barche in condizioni disumane, rischiando e, purtroppo a volte facendole verificare sul serio, immani tragedie. La tendopoli del Bione, nello specifico, è una soluzione non idonea né per il luogo in cui è stata allestita né per come è stata organizzata: quella zona dovrebbe servire a ben altro e le tende in sé sono solo una soluzione di emergenza che non risolve nulla. E’ vero che anche noi italiani siamo stati migranti, ma al termine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti non hanno pensato ad accoglierci nel loro territorio indiscriminatamente, anzi hanno progettato il Piano Marshall per aiutarci nella ricostruzione del nostro Paese, perché anche noi ora non possiamo fare lo stesso per gli altri? L’unica soluzione che sappiamo offrire agli altri Paesi è quella di far lasciare ai migranti la propria terra e andare a recuperarli sulle bagnarole mettendoli nelle tende? E, infine, la povertà del nostro Paese non la prendiamo più in considerazione?”
Agli interrogativi di Cinzia Bettega seguono quelli di altra natura sollevati da Casapound Italia. Il responsabile provinciale Cpi Paolo Mauri, infatti, chiede chiarezza riguardo all’identità delle persone ospitate sul territorio e in merito ai criteri di assegnazione nei vari comuni della zona.
“Noi vogliamo sapere dal Prefetto, dal Comune o da chi di competenza chi c’è in questa tendopoli e chi è stato mandato nei vari comuni della provincia – dichiara Mauri – sono profughi oppure si tratta di immigrati clandestini? Se queste persone arrivano veramente da zone di guerra allora è giusto venga riconosciuto loro lo status di rifugiati politici, ma in accordo con un sistema condiviso dall’Unione Europea, perché lo stato italiano è in crisi e non potrebbe comunque accoglierli tutti. A noi, però, sembra che venga usato il nome di ‘profugo’ per ogni immigrato, compresi quelli che non vengono da Paesi in guerra e non vogliamo essere presi in giro perché non accettiamo che a chiunque sia dato questo riconoscimento per alimentare un’accoglienza indiscriminata. Per quanto ci riguarda, quindi, il Comune deve prima capire chi arriva sul nostro territorio, poi tenere solo i veri profughi e mandare via i clandestini. Questo non è un discorso razzista, ma solo di logica: se un italiano vuole entrare in un altro paese extra europeo deve fare un visto e non può starci quanto gli pare e piace, questo principio deve valere per tutti. Vogliamo, inoltre, sapere quali siano i criteri di assegnazioni di questi immigrati ai vari comuni della provincia perché ci sono situazioni di criticità, ad esempio come per quanto riguarda i Piani Resinelli dove a una piccola comunità è stato assegnato un alto numero di immigrati, o come per quanto è successo nel comune di La Valletta Brianza dove gli immigrati sono stati alloggiati in una frazione nel momento stesso in cui c’era il commissariamento pre-elezioni e, quindi, mancava un adeguato controllo politico. In ultimo ci insospettisce che tutti questi arrivi si siano verificati proprio in agosto: non ci risulta che l’emergenza dell’immigrazione sia uscita solo nell’ultimo mese e abbiamo il sospetto che si sia approfittato del momento per evitare una protesta popolare. Ora stiamo valutando bene la situazione e sicuramente ci muoveremo per avere risposte ai nostri interrogativi”.