Raccolta firme per dire “no” al Click Day del bando Inail

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Una raccolta firme estesa a tutti gli imprenditori, compresi quelli lecchesi,   “no” alla procedura di “click day” utilizzata dall’Inail in merito all’iscrizione al bando sugli interventi per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il click day, ovvero l’iscrizione al bando via internet che lo scorso anno è avvenuto il 12 gennaio, si è rivelato un fallimento, in quanto la massiccia adesione ha portato  il sito al collasso. Risultato: molte aziende non riuscirono a beneficiare del bando non perché non ne avevano i requisiti o la volontà, ma solo perché non ci fu modo di presentare la domanda.

Il bando, oggi come allora, prevede lo stanziamento di contributi a fondo perduto nella misura del 50% del valore d`investimento ritenuto ammissibile e relativo alle spese sostenute per: sostituzione di macchinari pericolosi, eliminazione di processi manuali pericolosi, modifiche al lay out aziendale, ristrutturazioni impiantistiche e altri interventi relativi al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.

Data la situazione, che a gennaio scorso finì nella gogna mediatica un gruppo di imprenditori anche con il supporto del movimento spontaneo Imprese che Resistono (ICR) sta promuovendo una raccolta firme alla quale hanno aderito anche aziende lecchesi.

“La finalità della petizione è quella di dire no alla procedura di click day adottata dall’Inail – spiega Miriam Tirinzoni promotrice insieme ad altri colleghi della petizione – La petizione intende far si che l’inail possa applicare in maniera corretta, etica e conforme alle legge oltre che alle aspettative delle imprese, la legislazione cogente ovvero l’art. 11, co. 1 e co. 5, del d.lgs. 81/2008 attivando la procedura di apertura dello sportello per un periodo minimo di 10 giorni consecutivi, in modo tale da consentire a tutte le imprese di caricare e di inviare on line la propria domanda, evitando chiusure anticipate”.

Nella petizione si invita inoltre l’Inail e gli enti interessati a una riflessione “per quanto concerne la regione Lombardia – prosegue Tirinzoni – in merito alla necessità di adottare opportuni correttivi nell’avviso pubblico regionale, in quanto la Lombardia vanta un numero di imprese decisamente superiore rispetto alle altre regioni con un impulso e con stimoli differenti. Per esempio, l’ipotesi di combinazione del contributo: 50% agevolazione complessiva considerando l’importo massimo di 100mila euro per ciascun beneficiario, di cui il 25% come contributo a fondo perso e il restante 25% in forma di finanziamento a tasso zero, da restituire in un periodo massimo di 5 anni”.

Quindi Tirinzoni conclude: “Considerando che la finalità primaria dell’Inail è quella di promuovere e diffondere la cultura della prevenzione degli infortuni, incentivando e premiando – anche con riconoscimenti economici – le migliori prassi o i progetti maggiormente meritevoli, si ritiene che solo con la valutazione del merito delle iniziative presentate e con il riconoscimento dell’incentivo ad un numero elevato di imprese, l’Istituto realizzi le proprie finalità statutarie. In un Paese civile ed in un momento storico di difficoltà l’ente non può correre il rischio per il secondo anno consecutivo di incorrere in una situazione scandalosa per il Paese, ma soprattutto nella Regione maggiormente evoluta e dinamica adottando un criterio aleatorio che ingenera una procedura di selezione dequalificante, contraria al riconoscimento del giusto merito in capo a ciascuna impresa e priva di criteri oggettivi”

Di seguito la petizione e le indicazioni per sottoscriverla: PETIZIONE