Coldiretti: “Causa freddo pochi danni nel lecchese, ma…”

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“Fortunatamente, nel nostro territorio, non ci sono stati quei disagi che si sono verificati in altre realtà italiane; ma anche da noi, ovviamente, ci sono stati forti contraccolpi”. Inizia così l’analisi del direttore di Coldiretti Como e Lecco, Francesco Renzoni, relativa ai danni causati al settore agricolo, dal maltempo e dalle rigide temperature che ancora imperversano sulla nostra provincia, come sul resto d’Italia.

“Primo fra tutti – ha proseguito Renzoni – è il settore della zootecnia da latte ad aver subito forti disagi: il gelo ha creato diverse problematiche all’interno della stalla, dalla rottura delle condutture dell’acqua, alla difficoltà di abbeverare i capi in lattazione. Il freddo stesso ha portato ad una diminuzione della produzione di latte per circa il 20%, in molti casi. E poi c’è anche il danno indiretto di maggiori costi legati alla necessità di scaldare ulteriormente le stalle”.

Un inconveniente, quest’ultimo, riscontrato anche in altre attività legate al comparto: “Le aziende orticole e floricole, che coltivano in serra, hanno dovuto far fronte ad oltre il 50% di costi aggiuntivi per il consumo di gasolio, rispetto alle spese che normalmente si presentano in questo periodo dell’anno. E’ una duplice beffa – lamenta il numero uno di Coldiretti – perché a un consumo maggiore si aggiunge l’aumento dei prezzi dei carburanti, deciso dal Governo. Credo che, in un periodo di assoluta emergenza, andrebbe studiata, da parte delle Istituzioni, una formula di sostegno per la sopravvivenza delle aziende del settore”.

E’ quindi da ricercare nell’aumento dei costi di gestione, da parte delle aziende produttrici, la causa dei rincari riscontrati, in particolare, sul prezzo dei prodotti ortofrutticoli? Secondo Renzoni, non è proprio così: “In effetti, tutto questo, può portare ad un incremento dei prezzi dei prodotti finiti, che però, molto spesso, non giustificano gli incrementi che si trovano al consumo. Abbiamo stimato aumenti dei costi a carico delle aziende per circa il 10%; sul mercato, invece, troviamo rincari del 30 e del 35%. Purtroppo ci sono anche degli aspetti speculativi, magari legati a problematiche di trasporto o a danni che si possono verificarsi lungo tutta la filiera. Notiamo sempre che, purtroppo, in casi di situazioni eccezionali come queste, si trovano sempre giustificazioni per aumentare indiscriminatamente i prezzi al consumo; quando invece, al momento produttivo, ci sono incrementi assolutamente limitati. In questo caso, ahimè, giustificati”.