LECCO – “La persona che si è resa protagonista del gesto di violenza è conosciuta dalla Caritas e dalla cooperativa ed era già seguita, per le sue problematiche di tipo psichiatrico, dai servizi del Dipartimento di Salute Mentale di Lecco e da un istituto di Milano specializzato in Etnopsichiatria. Cercava aiuto e lo ha fatto in un modo pericoloso, preoccupante, in sé da condannare, ma legato ad una patologia. Peraltro non ha mai rivolto comportamenti violenti verso le persone”.
A parlare è il responsabile della Caritas decanale di Lecco, Don Marco Tenderini e Renato Angelo Ferrario, presidente della Cooperativa L’arcobaleno sulla cui porta d’accesso, la scorsa domenica si è sfogata l’ira di un migrante, affetto da problemi mentali, poi fermato dai carabinieri.
“La sofferenza psichica è una realtà che richiede cure ed attenzioni specifiche, ma non è prevista la limitazione della libertà individuale. Quando si è oggetto di comportamenti violenti la tentazione di chiudere e condannare è forte, si ha paura, ma evangelicamente dobbiamo sempre mettere al centro la persona e soprattutto la persona più in difficoltà” proseguono i due rappresentanti di Caritas e Arcobaleno che ci spingono a guardare oltre l’accaduto:
“La fragilità di questa persona è frutto di un vissuto di dolore e sofferenza che lo ha portato a cercare rifugio nel nostro paese. Persone che fuggono le sofferenze del mancato riconoscimento dei diritti umani esistono e sono accolte anche nel nostro territorio che, come tutti i territori del nostro paese, istituzionalmente è chiamato a garantire l’accoglienza. Garantire la protezione significa anche prendersi cura delle persone che, a causa del loro vissuto traumatico, si portano dietro ferite psichiche, psicologiche e non solo fisiche. Non sono tutti giovani e forti e sono proprio i più fragili che occorre tutelare maggiormente, come Caritas Ambrosiana fa da sempre e continua a fare per le persone che soffrono, italiane o straniere che siano. Anche questa persona è stata sostenuta da Caritas tramite gli interventi che è solita attivare per tutte le persone fragili con risorse proprie in particolare attraverso i suoi volontari che vanno ad integrare le risorse economiche che il sistema Sprar riconosce alla cooperativa”.
Ed è proprio per le condizioni di sofferenza di questa persona che le istituzioni preposte hanno ritenuto di concedere un documento di lungo termine a questa persona che ha quindi il diritto a rimanere regolarmente nel nostro paese e non può essere espulso, in quanto già inserito nel progetto Sprar, di protezione dei rifugiati.
La cooperativa L’Arcobaleno è una tra gli enti gestori del progetto Sprar territoriale, selezionata attraverso un bando pubblico. Caritas Ambrosiana e le cooperative da essa promosse, come L’Arcobaleno, “da tempo – scrivono – sostengono come positivo un modello di accoglienza che metta al centro i percorsi individuali, perchè solo lavorando sulle risorse e sui problemi delle singole persone si può accompagnarle ad una vera integrazione”.

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