Teleriscaldamento, i dubbi del Coordinamento Rifiuti Zero

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Il forno inceneritore di Valmadrera

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LECCO – Un incontro pubblico per parlare del Teleriscaldamento: è quanto promosso nella serata di giovedì presso il Centro Civico di Germanedo dal Coordinamento Rifiuti Zero, che ha voluto esprimere alcune riflessioni, per lo più critiche, sul progetto definitivo del Teleriscaldamento e sullo studio epidemiologico a gran voce richiesto.

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Gianni Gerosa

E’ stato Gianni Gerosa, referente del Coordinamento, a presentare richieste e criticità, queste ultime legate in particolare al progetto di “Conversione cogenerativa”, approdato in Regione a fine maggio e, sembrerebbe, oramai definitivo.

Un progetto dal costo esuberante (80 milioni di euro stimati in totale, diviso in due lotti) e che, secondo le previsioni del Coordinamento Rifiuti Zero, non basterà ad alimentare il sistema che dovrà portare acqua calda a circa 250 utenze: “Il progetto – ha spiegato Gerosa – prevede la combustione fino a 105.000 tonnellate l’anno e per sette mesi (parte della primavera, estate e parte dell’autunno) il calore verrà comunque sprecato. Nel complesso abbiamo calcolato che il teleriscaldamento funzionerà per il 66% con il calore delle caldaie a gas e il calore del forno contribuirà per il 33%”.

 

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L’impianto nel progetto in mano alla Regione (clicca qui per ingrandire)

 

Nel secondo lotto del progetto ci sarebbe infatti la volontà di realizzare tre grosse caldaie a gas (metano) concentrate tra Valmadrera e Civate. Ma anche le tempistiche non convincono il Comitato, che spiega: “Il termine dato dalla Regione parla di lavori conclusi non prima dell’11° anno dall’appalto dei lavori, ovvero il 2027. L’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) inoltre parlava di 54 mesi a partire dal 2015 e a parte il fatto che siamo già in sostanziale ritardo, perché niente è stato fatto, noi abbiamo calcolato che ce ne vogliano 144 di mesi: una differenza pari a 7 anni dal termine dato dalla Regione”.

 

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Stando così le cose, ha continuato Gianni Gerosa, per i primi 5 anni – quindi fino all’avvio della prima caldaia – non si potrà utilizzare il calore del forno e da tale data il 30% delle utenze previste potrà allacciarsi. “A regime pieno si andrà dopo 11 anni…mentre nel documento presentato ai comuni da Silea si dice che il calore verrà già distribuito a partire dal secondo anno”.

Un’altra criticità sollevata dal Coordinamento riguarda l’informazione dei sindaci: “Penso che i sindaci debbano essere coinvolti e informati riguardo a questo progetto: rispetto a quanto loro presentato ci sono diverse discordanze, a partire dalla fonte utilizzata, che sarà il gas, alla potenza, 60 Megawatt termici contro i 74 Mw) né le tempistiche”. Per Gerosa la presentazione fatta ai sindaci è “puro marketing, per cui sono stati spesi 20 mila euro. Mi chiedo perché ai tempi non hanno già presentato loro il progetto definitivo, pronto dal febbraio del 2015?”.

Le conclusioni sono negative: “Dubitiamo fortemente che il teleriscaldamento verrà realizzato nella sua completezza, quello di cui temiamo è un eventuale revamping (revisione e ammodernamento, ndr) dell’inceneritore, cosa che a questo punto allontanerebbe la data di dismissione dell’impianto e di sostituzione nella logica dell’aumento del riciclo, che è quello che chiediamo”.

 

Il forno inceneritore di Valmadrera
Il forno inceneritore di Valmadrera

 

Un cenno anche alla necessità di uno studio epidemiologico sulle emissioni del forno inceneritore: “L’inceneritore fa male alla salute: quello di Valmadrera funziona dal 1980, 36 anni, ma non si sa niente sull’impatto delle emissioni e non sono state fatte analisi del terreno. L’inceneritore di Valmadrera ha lavorato per 25 anni senza filtro. Uno studio è in corso, ma i risultati si avranno entro il 2018 ed è stato rivolto solo ad un gruppo ristretto di Comuni. Chiediamo che una nostra rappresentanza possa far parte del comitato scientifico di questo studio, perché vi sia qualcuno al suo interno che rappresenti i cittadini”.

Come spiegato lo studio proposto dal Comitato è un’indagine immediata di salute dei cittadini che vivono a ridosso dell’inceneritore, utilizzando i dati dell’Asl e dell’Ospedale relativi ai “casi acuti” ovvero eventuali criticità sanitarie, soprattutto nei bambini. “Un’indagine chiamata “caso controllo georeferenziata sui casi acuti” poco costosa e che ci permetterà di avere informazioni in tempi più brevi” ha concluso Gerosa.