Da Annone a Genova: intervista all’ing. Battaglia dei Vigili del Fuoco

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L’ing. Marcella Battaglia, ex vice comandante a Lecco, dirigente dei Vigili del Fuoco della Liguria

GENOVA – Aveva  salutato Lecco e il suo incarico di vicecomandante dei Vigili del Fuoco dopo 20 anni di servizio nel capoluogo manzoniano, nel 2016,  poche settimane dopo l’incidente del viadotto di Annone, una triste coincidenza e questi ultimi giorni l’ing. Marcella Battaglia, promossa a referente del Soccorso Pubblico alla direzione regionale dei Vigili del Fuoco della Liguria, ha dovuto affrontare una catastrofe ancora più grande e complessa: il crollo del Ponte Morandi di Genova.

Ing. Battaglia, come ha vissuto gli attimi immediatamente successivi alla tragedia?
“Ero al lavoro nella Sala Operativa Regionale quando è giunta la segnalazione del crollo del ponte, subito dopo mi sono arrivate le prime immagini attraverso WhatApp da alcuni colleghi sul posto. Era evidente la gravità della situazione, un’emergenza quasi apocalittica. Tantissime sono state le chiamate dei cittadini. Abbiamo immediatamente chiesto l’invio di personale e mezzi speciali dai vari Comandi della Liguria e ci siamo messi in contatto con il coordinamento nazionale per ricevere altri mezzi e ciò che occorreva”.

Quanti pompieri erano al lavoro in quei giorni?
“Abbiamo avuto il supporto di 380 unità. Ogni squadra era composta da 40 vigili del fuoco e operavano 20 ogni turno, perché il lavoro era molto faticoso e il fronte molto ampio. Oltre ai rinforzi dagli altri Comandi liguri sono giunte squadre da fuori Regione. I liguri sono stati i primi ad intervenire portando i soccorsi iniziali, estraendo le persone dalle auto e dalle macerie, fin dove si poteva arrivare; poi sono intervenute le squadre User, specializzate nella ricerca negli scenari di emergenza urbana, coadiuvate delle unità cinofile dalla Lombardia e dal Piemonte, dalla Valle d’Aosta e dal Molise, per una ricerca specializzata e più sistematica. Hanno operato fino a lunedì 20 agosto, quando è stata recuperata l’ultima vittima, l’operaio che si trovava all’interno del capannone su cui è crollata parte del ponte”.

La sua partenza da Lecco, nel dicembre del 2016, è avvenuta poche settimane dopo la caduta del viadotto di Annone. Cosa accomuna le due tragedie?
“Le somiglianze ci sono, fino ad un certo punto ovviamente, le dimensioni sono ben diverse, anche nel numero di vittime. Lo scenario di Annone è stata però la prima cosa che mi è venuta alla mente appena mi sono recata sul posto e ho visto il ponte crollato. Avendo vissuto l’esperienza lecchese ho capito subito quali fossero le necessità, le forze da mettere in campo, il personale. Il fatto che il crollo sia accaduto in un giorno festivo, pur nella tragicità dell’avvenimento, ha limitato le conseguenze. Il Ponte Morandi è una delle arterie stradali più utilizzate dal traffico ordinario di Genova, dalle famiglie quanto dai camion per il trasporto di merci”.

Non era sola, a gestire le operazioni c’erano altri colleghi che aveva già incontrato proprio a Lecco.
“Il direttore regionale, Silvano Barberi, è stato comandante a Lecco dal 2001 al 2003, e Fabrizio Piccinni, attualmente al Comando dei Vigili del Fuoco di Genova, era stato al comando di Lecco tra dal 2005 al 2006. Una coincidenza incredibile essere di nuovo insieme. A Lecco avevo lavorato con entrambi, separatamente. E’ stato sicuramente importante conoscerci,  ha consentito di gestire al meglio l’emergenza”.

Quale è stato il momento più difficile?
“Sicuramente quelli iniziale. Bisognava impostare sia la suddivisione che la consistenza delle risorse necessarie per fronteggiare la situazione”.

Conclusa questa prima fase, quale è il vostro lavoro oggi a Genova?
“Dopo il recupero vittime, il Dispositivo di Soccorso Tecnico ora riguarda l’assistenza nelle operazione di esportazione del materiale crollato, sia nel torrente che sui binari ferroviari e supportare i consulenti tecnici nei loro accertamenti. La demolizione – annunciata per settembre (nrd) – di quel che resta del ponte non è nelle nostre competenze, daremo il nostro supporto nei modi necessari”.

Le situazioni che i Vigili del Fuoco devono fronteggiare appaiono sempre più gravi: a Genova è seguito un nuovo dramma nel Sud Italia, con allagamenti e morti per il maltempo, negli anni passati è stato il terremoto a mietere vittime, radendo al suolo i comuni del Centro Italia. E’ cambiato il vostro modo di affrontare queste emergenze?
“I Vigili del Fuoco oggi non spengono solo incendi, hanno sviluppato diverse professionalità e specializzazioni. Il corpo è nazionale,  territorialmente ha varie risorse che possono intervenire in supporto quando le emergenze assumono proporzioni complesse. Rispetto ad altre realtà, ed anche rispetto ad altre nazioni, credo che l’Italia sia avvantaggiata da questa giusta diversificazione di competenze”.

Genovese d’adozione, sappiamo però che ogni settimana fa ritorno nella sua amata Lecco.
“Certamente e sarò pendolare ancora per poco. Il 15 settembre prenderò servizio al comando dei Vigili del Fuoco di Sondrio. Mi avvicinerò a casa  casa, poco sopra a quel ramo del Lago di Como”.