LECCO – “Ora, potrò incidere sulla tomba di Matteo ‘La tua morte non è stata vana’. Ha vinto la sofferenza e il sangue dei nostri figli”.
Croce Castiglia attendeva da anni una legge sull’omicidio stradale approvato l’altro giorno dal Parlamento, da quando, il 18 luglio 2010, suo figlio Matteo La Nasa è stato travolto da un’auto uscita di strada e piombata sui tavolini del bar “Caminetto” di Versasio dove Matteo, solo 18 anni, era seduto insieme alla fidanzata e ai genitori di lei. Un incidente che è costato al ragazzo prima sedici mesi di coma e poi la vita.
In quel momento è iniziata la battaglia di Croce per ottenere giustizia per il proprio figlio, una giustizia che il tribunale e la legge non ha saputo darle: il giovane alla guida dell’auto è stato condannato a due anni di reclusione con pena sospesa.
“Oggi sarebbe stato diverso, oggi chi ha ucciso mio figlio sarebbe considerato un assassino. E’ una bugia dirci soddisfatti – commenta – E’ una legge sacrosanta che non ci riporterà indietro i nostri figli ma dà giustizia ai morti e dignità alle famiglie, cosa ancora più importante servirà a salvare tantissime vite. Chi si mette alla guida oggi ci penserà più volte prima di ubriacarsi”.
In Italia, ricorda Croce Castiglia, ogni anno sono oltre 3 mila le vittime della strada, un dato quasi dimezzato rispetto ad otto anni fa quando ammontavano a 6 mila i morti. Questo senza contare 2 mia persone che ogni anno restano feriti gravemente e 200 in coma.
“Da qualche anno si parla di omicidio stradale e non più delle stragi del sabato sera. Noi – prosegue – continueremo a sensibilizzare i giovani su questo tema. L’ho fatto con accanto mio figlio, entrando nelle scuole, e continuo a farlo insieme ai genitori che come me piangono i loro familiari. Il ringraziamento va a quei politici che ci hanno messo la faccia, che se ne sono fregati delle lobby e a quei genitori che hanno versato lacrime e sangue”.
Da sempre vicino ai familiari delle vittime della strada, Angelo Fontana della Polisportiva Monte Marenzo, si prepara anche quest’anno, il decimo delle “Vie delle Croci”, a ricordare chi a perso tragicamente la vita sulle strade lecchesi: “Di queste tragiche morti ne parlano tutti per qualche giorno poi cadono nel dimenticatoio collettivo, invece, una mamma che perde un figlio, perde per sempre una parte del suo cuore. Noi li ricordiamo ogni anno, per stare vicini a queste famiglie. La legge era tanto attesa da loro, non è una vendetta verso chi ha tolto loro un affetto, ma gli offre un senso di giustizia su cui prima non potevano contare, si sentivano abbandonati dallo Stato”.
La nuova legge sull’omicidio stradale è stata accolta con favore anche il comandante della Polizia Locale di Lecco, Franco Morizio, da tempo impegnato nel contrasto alla pirateria stradale, dedicando a questo tema anche un volume, pubblicato nel 2013: “Erano norme necessarie – spiega il comandante – chi fa abuso di alcol o uso di droghe non deve mettersi alla guida, troppe sono le vittime delle strada e occorreva un deterrente. Lo è l’aggravamento della pena, che può raggiungere i 18 anni di reclusione nel caso di morte della persona, e la revoca della patente per omicidio o per lesioni”.
Per l’avvocato Alessandro Dell’Oro la legge sull’omicidio stradale è un segnale forte che va nella direzione del contrasto ad una piaga sociale diffusa: “Come avvocato ma soprattutto come padre – ha detto il penalista – non posso non pensare a tutte quelle famiglie che si sono viste strappare una vita in questo modo assurdo. Una legislazione era necessaria”. Con le nuove regole chi guida in stato di ebrezza grave (tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro) o sotto effetto di stupefacenti rischia dagli 8 ai 12 anni di carcere: una pena minima elevata, ammette l’avvocato, ma ragionevole: “Non si può parlare di dolo in questi casi, ma per personalmente ritengo sfiorata la preterintenzione: chi si mette alla guida in stato di ebrezza di fatto accetta un rischio“.
Il pensiero del legale è andato ai familiari delle vittime di incidenti stradali causati da guidatori ubriachi o sotto effetto di droghe, costretti il più delle volte a vedere impuniti gli autori della morte del proprio caro per la mancanza di leggi: “L’inasprimento era doveroso – ha concluso Dell’Oro – i numeri sugli incidenti mortali causati dalla pirateria stradale sono in costante aumento (119 i morti nel 2014 riporta l’Ansa, nel 19,6% dei casi i guidatori erano ubriachi o sotto effetto di stupefacenti) e la nuova legge contribuirà, almeno questo è l’augurio, a sensibilizzare i cittadini”.